Paolo Villaggio
Sono le tre del pomeriggio, sto tornando a casa in macchina e sono rimasto, come sempre, imbottigliato nell’atroce traffico di Roma. Però oggi c’è qualcosa di atipico: scorte, sirene e macchine blu che scendono arroganti per le vie del centro. Erano loro, i professionisti del cordoglio, tutti a correre verso gli intervistatori, sedi di partiti, dove avrebbero mostrato delle facce distrutte. Arrivato a casa li ho visti quasi tutti e la sensazione più sgradevole era che, tutti, mostrassero un dolore solo di facciata. E, tutti, a maledire quell'evento, quasi fosse un evento non prevedibile anzi, senza rischi, quasi che quei poveracci fossero stati mandati in gita scolastica. Missione di pace si diceva, non si parlava, invece, di mandati in guerra, e in che guerra! Una guerra terribile e spietata. Chirac e Schroder non erano d'accordo fin dall’inizio con quella voglia texana di Bush, sempre pronto a menar le mani, come gli inglesi del resto. Sempre pronto a dare ai suoi futuri elettori l’immagine di un uomo forte. Ma noi non siamo, per nostra fortuna, né coraggiosi né forti, ma il nostro primo ministro voleva diventare l’amico pri vilegiato del presidente americano. Voleva essere ricevuto nel mitico ranch del padrone del mondo. La partita di calcio è stata mandata in onda sulla sconda rete e, a Porta a Porta c'era già un’attività frenetica: quale migliore occasione per esibire finti cordogli e raggiungere ascolti insperati? La nostra è una cultura cattolica e, quindi, ipocrita; è una cultura cinica che usa il dolore per fare dei grossi ascolti televisivi. Le due ore di televisione che ho subito sono state a dir poco estenuanti, ognuno a caccia di voti, di ascolti, e di numeri di quotidiani venduti. Il vero dolore, il dolore terribile, pietrificato, e ormai senza possibili lacrime, è quello di un madre vestita di nero nell’altopiano di Gallura, alla quale danno freddamente la notizia che il suo bambino di vent’anni è morto non si sa perché, né dove. E la sua faccia di pietra è la vera tragedia di questa vicenda. Verrebbe voglia di organizzare a nostre spese un charter e mandare tutti questi addolorati a fare da scudi umani di fronte alle caserme dei nostri ragazzi in Iraq. E quello sì sarebbe un atto di grande coraggio.Hi_please_visit_http://www.your-furniture.biz
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