Giuliano Giuliani sulla lista unica
Un breve ma straordinario commento di Giuliano Giuliani, pubblicato ieri su l'Unità. Una volta di più quest'uomo mi stupisce per l'acume e la serenità. La tragedia che l'ha colpito gli ha dato una notorietà che merita e che lui usa bene. E' un regalo in più che ci lascia
Carlo.
Gli «ex» e gli «affini»
Giuliano Giuliani
Purtroppo, questa volta non ce
l’ho fatta ad andare a Roma,
mi sono dovuto accontentare
della finestra di RAI 3. Davvero
un’iniezione di fiducia vedere quella
bella e tanta gente che aveva risposto
all’appello unitario del sindacato.
Siccome non tutto può filare liscio
di questi tempi, a commentare
in studio c'era tale Sergio Soave, la
scritta in sovrimpressione diceva
«editorialista», non meglio specificato.
Lo ricordo a Milano, trent’anni
fa, dirigente del sindacato e poi del
Pci, neanche troppo moderato. Poi,
dopo qualche problema con Mani
pulite, se non sbaglio, se ne sono
perse le tracce. Un carissimo amico,
più informato di me, mi ha suggerito
che probabilmente scrive, senza
firmarsi, sul “Foglio”. Di qui, quindi,
la scritta in sovrimpressione. Ma
non è questo il punto; ognuno, se
crede, scrive dove può. Il punto sta
nei commenti, tutti a cercare di dimostrare
che sì, per carità, le dimostrazioni
ci possono anche stare in
democrazia, ma che quel milione e
più erano su una cattiva strada, ingannati
da sindacalisti in mala fede
e quindi incapaci di vedere il bello e
il buono che c’è nella proposta e
nella linea del governo.
Questa vicenda degli ex comincia a
preoccuparmi. Dopo i Ferrara, gli
Adornato e i Bondi, anche i Soave.
A Blob passano addirittura Schifani,
senza riporto e quindi recente, che
dichiara un giovanile apprezzamento
per Carlo Marx. L’unica ragione
per vergognarsi della propria storia
sarebbe constatare di averla condivisa,
per un certo tempo, con quelli lì.
Ma poi uno si consola col fatto che
esistono i colpi bassi del destino cinico
e baro e tira avanti. Per fortuna,
in serata, stessa rete, Fazio intervista
D’Alema, e il presidente ti sfarina
un ragionamento inappuntabile sul
terrorismo, che è solo quello diretto
contro i civili, e sul terrorismo di
Stato, che è quello che Bush fa con
le rappresaglie nelle quali muoiono
prevalentemente donne e bambini.
Chapeau! Speriamo che tenga fino
al voto in Parlamento!
Continua a rattristarmi la vicenda
della lista unica. L’ultima osservazione
di Piero Fassino è che si tratta
della lista degli affini. Mi sembra
davvero troppo dovermi sentire affine
di Intini e di Cecchi Gori. Posso
rispettarli, comprendere che sono
utili e necessari per battere la destra,
posso averli persino votati e aver
convinto a farlo qualche amico e
compagno riottoso (ma rifarlo «di
maggio, ci vuole tanto, troppo coraggio», direbbe De André),
ma affini proprio no. E allora o si ridiscute
l’impianto unitario e largo (non sarebbe
il caso di azzerare tutto e tornare
alla originaria proposta Prodi?)
o la tristezza è destinata ad aumentare
e diffondersi, con il risultato
di fare un altro favore a Berlusconi.