Una versione moderna dell'Edipo Re, riveduta e corretta da Steven Berkoff ("perché cavarsi gli occhi per essersi accorti di aver scopato con la mamma per dieci anni, quando al mondo ci sono cose ben peggiori? E poi, anche scoparsi la mamma è amore, no?") e messa in scena da Elio De Capitani. E' una delle peggio cose che ho visto a teatro negli ultimi tempi, anche perché è una briscola sprecata. La regia impone agli attori una recitazione greve, manieristica e ridondante (un po' alla Ronconi, non so se per fare il verso alla tragedia greca o perché è figo) che rende pesantissimo il lavoro. Particolarmente sgradevole la recitazione di Cristina Crippa, tanto artefatta da rendere spesso impossibile la comprensione del testo, mi ha ricordato l'odioso Scaramacai della mia infanzia. Bravo invece - come attore molto più che che come regista - Elio De Capitani, che riserva a se stesso parti e recitazione meno grevi. Il momento migliore è quello del dialogo tra il protagonista (un Ferdinando Bruni mal gestito, costretto a recitare su un palchetto, leggendo il testo e tenendo un microfono in mano, ma non si capisce perché) e la sfinge (Anna Coppola, che si percepisce brava nonostante le forzature), ma anche qui una manopola per abbassare i ringhi del 70% sarebbe più che benvenuta. Tra le altre cose incomprensibili, ma capita spesso quando dirige Elio, l'abbigliamento (balcanico?) di alcuni protagonisti. Ultima lamentela, la sala: sempre scomodo, caldo e soffocante l'Elfo, eppure quando ci vidi "
The Holy Body Tattoo
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The Tiger Lillies" non ci si facva granché caso...