Gianni vattimo lascia i DS
Gianni Vattimo lascia i DS e aderisce alla lista Di Pietro-Occhetto. In un bell'articolo su l'Unità di oggi spiega motivazioni e aspettative (tra l'altro chiarendo i perché dell'iniziativa molto meglio di quanto abbia fatto Achille...). Tosto e concreto come sempre, Vattimo spiega le ragioni del suo addio ai DS:
"Non lascio il partito a
cuor leggero; mi si è detto esplicitamente
e autorevolmente, da mesi, che
non potrò essere ricandidato. Temo
non solo per normali ragioni di avvicendamento;
ma perché sempre più
spesso, da qualche anno a questa parte,
mi sono richiamato a quell’area pacifista,
non-riformista e conciliante, se
si vuole anche giustizialista, che l’attuale
dirigenza Ds non vede di buon
occhio (si ricordi la lunga vicenda del
“veto” a Di Pietro)." Un articolo da non perdere.
Perché ho scelto la lista Di Pietro-Occhetto
di Gianni Vattimo
Caro direttore,
si è dunque formalmente definito
il progetto della nuova lista
ulivista guidata da Di Pietro e Occhetto.
Non nasce come alternativa alla
lista «unitaria» dei quattro partiti
fondatori, ma sarà una possibile scelta
anzitutto per coloro che, comemostrano
i dati delle ultime tornate elettorali,
si sono astenuti dal voto perché
non si riconoscevano né nelle liste Ds,
né in quelle che si collocavano e si
collocano in posizioni di estrema sinistra,
come Rifondazione. È per questa
ragione che Fassino ha salutato con
favore il varo di questa lista «altra» di
sinistra ulivista, e così anzitutto la intendono
i suoi fondatori e quelli che,
come il sottoscritto, vi vedono una
possibilità concreta di contribuire alla
vittoria di Prodi nelle elezioni europee
e, in sede nazionale, all’affermazione
di un «Ulivo di governo». Naturalmente,
alla lista Di Pietro-Occhetto
aderiscono anche molti che non erano
affatto astensionisti, e che anzi hanno
partecipato con entusiasmo alle
battaglie del centro sinistra negli anni
passati. Può darsi dunque che ci sia
un certo travaso di voti dalla lista unitaria
dei quattro partiti a questa lista
nuova; ma ciò non impedirà né alla
coalizione prodiana di vincere, se così
vorranno le urne; né, soprattutto, alla
lista unica dei quattro partiti di allargarsi
verso quelle aree di centro a cui,
con l’insistenza sul riformismo, quei
partiti hanno sempre preferito guardare.
Tanto più che, se si andrà al voto
europeo con l’attuale sistema proporzionale,
proprio la possibile alternativa
rappresentata dalla nuova lista ulivista
permetterà alle varie componenti
della coalizione prodiana di contarsi
in vista degli sviluppi successivi a livello
nazionale. Nessuno ignora infatti
che la ragione per cui Occhetto e Di
Pietro hanno deciso di inaugurare
questa «joint venture» è il proposito
di preparare attraverso di essa la costituente
del nuovo Ulivo, che dovrebbe
riunire, nel 2006, tutte le componenti
del vecchio Ulivo prodiano, fino a Rifondazione;
mentre ancora di recente
la dirigenza dei Ds ha dichiarato che
la lista dei quattro partiti si concepisce
come primo passo verso il partito riformista.
Su questo punto, inutile sottolinearlo,
c’è disaccordo tra Occhetto-
Di Pietro da un lato, e la lista unica
dall’altro. La campagna elettorale europea
sarà un ottimo modo per sottoporre
all’elettorato di sinistra e di centro
sinistra la scelta tra questi due
orientamenti; e ciò senza danneggiare
in alcun modo, anzi aiutando, il successo
della coalizione, dato il sistema
proporzionale delle votazioni. Possiamo
considerare questa campagna come
una sorta di “primarie” per decidere
se il nostro elettorato vuole davvero
il partito “riformista” di D’Alema e
Fassino, oppure il Nuovo Ulivo? Mi
pare di sì, e questo è il senso del rilievo
su cui insiste Occhetto: offrire uno
sbocco elettorale a tutti coloro che
non si sentono in sintonia con l’attuale
politica dei Ds e che tuttavia non si
riconoscono in Rifondazione. Non solo
l’elettorato di sinistra insoddisfatto
e tendenzialmente astensionista; anche
tanto elettorato di centro e, lo sottolineo,
di destra che è deluso del governo
Berlusconi, ma non si sente rappresentato
da Ds eMargherita, socialdemocratici
e repubblicani. Possiamo
considerare questi potenziali elettori,
da qualunque parte provengano, anche
dei potenziali “ulivisti”? Direi (diranno
loro) di sì, nella misura in cui le
loro ragioni non si riconoscono nella
lista unitaria, che si sta mostrando per
lo meno tiepida sulle questioni della
pace e della globalizzazione, che si preoccupa
troppo di fare proposte
“costruttive” al governo lasciandosi
così imporre la sua agenda (riforme
istituzionali, pensioni, politica sociale...),
che su questioni come la fecondazione
assistita (e le famiglie di fatto,
poi...) rinnega ogni posizione anche
minimamente liberale per scegliere
una visione “etica” dello Stato, proprio
alla faccia della libertà di coscienza
di tutti. Ecco le ragioni di legittimità
schiettamente “ulivista” della nuova
lista; per le quali molti di noi la
considerano una seria lista “di sinistra”,
aperta alle istanze della società
civile (girotondi, movimenti) e di tutta
quell’area che, partita dall’urlo morettiano
di piazza Navona, da Palavobis,
da Piazza San Giovanni, non ha
trovato una altrettanto franca ospitalità
nei partiti del cosiddetto triciclo. Di
questa sinistra fa parte a pieno titolo
Di Pietro, del resto senatore eletto nelle
liste Ds al Mugello; che non solo
rappresenta la continuità della «questione
morale» e della difesa della legalità
(in un’opposizione che, volendo
essere costruttiva, tende a dimenticarla:
fare “come se” Berlusconi non ci
fosse!), ma anche in nome di questo
rivendica con forza la centralità della
questione sociale, della solidarietà, dei
diritti civili.
Se posso permettermi, anch’io, come
Di Pietro e, prima, Occhetto, sono un
eletto nei Ds. Non lascio il partito a
cuor leggero; mi si è detto esplicitamente
e autorevolmente, da mesi, che
non potrò essere ricandidato. Temo
non solo per normali ragioni di avvicendamento;
ma perché sempre più
spesso, da qualche anno a questa parte,
mi sono richiamato a quell’area pacifista,
non-riformista e conciliante, se
si vuole anche giustizialista, che l’attuale
dirigenza Ds non vede di buon
occhio (si ricordi la lunga vicenda del
“veto” a Di Pietro). Dunque,mi impegnerò
nella nuova lista, anche, se i
compagni lo vorranno, come candidato.
In piena fedeltà a quella parte di
elettorato che nelle elezioni passate mi
aveva votato non solo per “ordine”
del partito (certo, erano i più),ma per
le idee (le stesse di ora) che proponevo.
E, come tutti noi, in vista di una
nuova vittoria di Prodi in Europa e,
con il nuovo Ulivo, in Italia.