Invidio Bologna
Alessio ha costruito un
nuovo blog per seguire la campagna elettorale del Cinese. C'è poco da fare, l'invidia è tanta. Come diceva Lidia Ravera nell'intelligente commento su l'Unità di ieri (vedi "il testo continua qui") il problema è che qui ci si deprime,
"l'insostenibile pesantezza
della sfiducia che toglie i colori dal mondo. È
la depressione che impedisce di distinguere identità
diverse, forme e suoni, timbri e dissonanze. Gli
italiani stanno entrando in depressione, tutti. Non
sanno più a chi credere, si sentono traditi, devono
combattere con difficoltà materiali che i ceti privilegiati
(per esempio i politici) neanche riescono a
figurarsi con l’immaginazione."
I bolognesi sono italiani speciali, a loro è toccata una bella pastiglia che altro che Prozac. Lui, Sergio Cofferati, uno dei pochi politici trasparenti e coi piedi per terra. Uno che sfugge i personalismi, concreto, intelligente, onesto. La sinistra vera che vorremmo, per cui vale la pena di darsi da fare. Invidia per i bolognesi. Tanta. E il sogno di vederlo dopo Bologna in cima ai DS.
BORSE (SUE) E BORSA (NOSTRA)
di Lidia Ravera
Sta effettivamente accadendo. Il centro destra
scricchiola, si spezzano i patti basati sulla reciproca
dipendenza dalla gioia dell’occupazione
del potere. La povera legge Gasparri va su e giù,
rimbalza, torna indietro, si spiaccica, viene raccolta,
riaggiustata e pàffete se la tirano sui piedi di
nuovo. I franchi tiratori, sinistro segnale di occulta
ribellione, sono stati una trentina, alla camera. Il
dissenso interno al fronte, sepolto finora nel festino
della guerra contro tutto ciò che si muove a
sinistra, esce allo scoperto. La Lega grugnisce minacciosa,
Alleanza Nazionale è un po’ più elegante,
perché detiene un leader più scolarizzato, ma non
nasconde i suoi nervosismi. Intanto la conflittualità
sociale è ai suoi massimi storici, la povertà bussa
alle porte di una parte della piccola borghesia, la
galera risucchia imprenditori spericolati e incompetenti,
l’Europa ridacchia di noi. Gli italiani conoscono
l’ansia. L’insicurezza. Hai quattro soldi e hai
paura delle banche, della borsa, dei bond, delle
obbligazioni.
Hai un figlio e sai che dovrai mantenerlo fino a
quando avrà i capelli bianchi perché deve restare
“flessibile”, cioè licenziabile, come vuole la modernità.
Hai votato Berlusconi perché pensavi, ingenuamente,
che avrebbe governato l’Italia come
un’azienda, efficacemente, migliorando i dividendi
di tutti. Non lo voteresti più neanche con un
fucile puntato alla gola: ha governato l’Italia come
una sua proprietà, i dividendi sono aumentati soltanto
per lui (e parecchio). L’aria è diventata irrespirabile.
Non c’è mercato rionale dove non si recrimini,
non c’è piazza caffè salotto dove non si prometta
vendetta, l’unica “vendetta” praticabile da parte
di cittadini comuni. Disertare le urne, fare vita a sé,
disobbedire alla polis, dimenticare d’essere parte
d’un tutto, di una collettività. “Io ne ho le piene le
tasche di questi mascalzoni”, sento dire. Dico:
“D’accordo, vota quegli altri”. L’interlocutrice alza
le spalle: “sono tutti uguali”. È l’insostenibile pesantezza
della sfiducia che toglie i colori dal mondo. È
la depressione che impedisce di distinguere identità
diverse, forme e suoni, timbri e dissonanze. Gli
italiani stanno entrando in depressione, tutti. Non
sanno più a chi credere, si sentono traditi, devono
combattere con difficoltà materiali che i ceti privilegiati
(per esempio i politici) neanche riescono a
figurarsi con l’immaginazione. E intanto, in televisione,
vanno forte i talk show sulla chirurgia plastica.
Bruno Vespa, soltanto l’altra sera, nel suo salottino
stivato di bellezze rinfrescate dal bisturi, discuteva
del punto esatto in cui si stacca la pelle del viso
per riposizionarla più bella. Ne discuteva come se
fosse il problema più urgente per ogni cittadino e
cittadina di questo paese sull’orlo del collasso. Ne
discuteva come se ne discute dappertutto da due
settimane, perché bisogna giustificare il padrone,
se fa una scemenza come andare a rifarsi la faccia
invece di andare a fare il suo dovere, se crede che a
qualcuno freghi delle borse sotto i suoi occhi più
che della propria (vuota), allora bisogna far finta
che sia importante, che sia ovvio, che sia utile giusto
e generoso, un must sociale. L’hai già fatto il
lifting? Io non ancora. Io lo faccio giovedì. Io nelle
vacanze di Pasqua... Speriamo che Berlusconi non
decida, per reggere l’urto della campagna elettorale,
di fare il bagno nello champagne tutte le mattine.
Di riempirsi le piscine di millesimato. Povero
Vespa... già me lo vedo col suo salottino, dependance
del potere, pieno di bellezze al Moet et Chandon,
macerate nella Veuve Cliquot, a discutere di
bollicine, e di come fanno bene ai capelli. Mentre il
Paese va a rotoli.