Il grande corruttore
Da l'Unità online un bell'articolo di Elio Veltri sulle motivazioni della sentenza SME.
Chi difende il corruttore
di Elio veltri
Il punto centrale delle motivazioni
della sentenza Sme riguarda
la corruzione del giudice
Squillante da parte del corruttore,
Previti, con i soldi provenienti dalla
Fininvest e dalle aziende consociate.
Tutto il resto è importante, ma
conta poco rispetto alla questione
centrale.
Che il più potente giudice del Paese,
fosse a libro paga dell’avvocato
Cesare Previti è un fatto sconvolgente.
Un fatto che non riguarda una o poche
persone, ma la qualità della democrazia
del nostro Paese. Il giudice dice a chiare
lettere che il «porto delle nebbie» era diventato
la buca delle lettere delle mazzette. Nella sentenza
è scritto che «è corretta la formulazione accusatoria
che attribuisce a Squillante una condotta
di vendita della funzione dietro corrispettivo,
individuando il genus di atti, che effettivamente
appartengono alla sia specifica sia generica competenza
di un magistrato appartenente ad un
assai rilevante ufficio giudiziario». «Un rapporto
in cui Previti», scrive il giudice «in veste di
corruttore, è operante con il concorso consapevole
dell’avvocato Pacifico e Squillante è il corrotto
messosi a disposizione per favorire l’interesse
di una parte (la Fininvest o comunque
società collegate o partecipate)».
Solo riflettendo
sulla corruzione di Squillante e sul ruolo che
svolgeva nel palazzo di Giustizia di Roma, si
può capire quanto sia enorme la gravità dei fatti
avvenuti. Squillante era il capo dei Gip di Roma,
il più potente giudice del Paese, per una ragione
semplice: il gip decide se arrestare un imputato,
se scarcerarlo, se mandarlo sotto processo. Cioè,
ha un potere decisionale maggiore di un collegio
che giudica in tribunale. Ebbene cosa resta
della democrazia, se un giudice tanto importante,
nel quale le doti di onestà, serenità, imparzialità
e trasparenza dovrebbero sommarsi, si fa
corrompere e vende i suoi uffici? Una volta corrotto
il giudice a chi può rivolgersi il cittadino
per far valere i propri diritti e per trovare un po’
di giustizia? Il mugnaio prussiano che si rivolge
all’imperatore e viene trattato con sufficienza,
nel salutarlo gli dice: «Ci sarà pure un giudice a
Berlino!». Ripeto: se il giudice di Berlino è corrotto,
a chi può rivolgersi il mugnaio? Dopo il
giudice, altra istanza non c’è. Ecco perché i tanti
che si definiscono liberali dovrebbero urlare allo
scandalo e riflettere sul degrado della democrazia.
Scandalizzarsi per la corruzione dei giudici
della Repubblica da parte di un deputato in
carica, definito dal presidente del Consiglio perseguitato
politico, dovrebbe appartenere alla sfera
dei sentimenti e dei valori comuni e condivisi.
Purtroppo, così non è, perché Berlusconi
non solo non ha preso le distanze da Previti che
a parere dei giudici ha usato i soldi della Fininvest
per corrompere Squillante, il che significa
che il presidente del Consiglio se non sapeva ha
subito un furto, ma lo ha addirittura difeso.
Esiste un solo Paese al mondo in cui un giudice
corrotto viene giustificato da qualcuno? Ed esiste
la possibilità che si sia corrotto da solo?
La
vicenda Sme e il modo in cui non solo gli imputati
l’hanno affrontata, ci riporta al cuore della
questione democratica del Paese. C’è da tremare
davvero di fronte alla corruzione accertata di
giudici che hanno giurato fedeltà alla Repubblica
ma sono stati fedeli alle aziende del capo del
Governo. Ma c’è da tremare ancora di più se
classi dirigenti e cittadini reagiscono con il silenzio
e l’indifferenza. È vero: sono beati quei Paesi
che non hanno bisogno di eroi. Ma sono davvero
disgraziati quelli in cui il mercato della Giustizia
non scandalizza più nessuno.