A proposito del recente Porta a porta di propaganda elettorale, con Berlusconi e Moratti a raccontare balle a quattro mani sulla famigerata riforma, segnalo e salvo il fondo di Furio Colombo su l'Unità di oggi. Non occorre essere "di sinistra" per vedere il disastro che questa gente sta mettendo in atto, basta un briciolo di buon senso.
Se partecipare è meglio che vincere
di Furio Colombo
Molti si domandano, specialmente
fra i colleghi della
stampa estera, come faccia
ad avere tanto potere Bruno Vespa,
un giornalista come noi, bravo finché
si vuole ma in grado di decidere, liberamente
e di sua volontà, non solo chi
c’è e chi non c’è nel suo programma
politico che occupa quasi tutta la settimana,
ma anche come dosare e
“giocare” (nel miglior senso teatrale)
le presenze dei cosiddetti ospiti e nell’essere
diventato agente in esclusiva
del presidente del Consiglio. Berlusconi
riceve da lui - un giornalista come
gli altri, uno di noi - la franchigia di
apparire da solo o in compagnia di
amici. E il diritto di escludere chi vuole
e di accettare (salvo rare eccezioni,
l’ultima volta Gambescia) solo giornalisti
amichevoli o addirittura imbarazzanti
per zelo e fedeltà. Vi immaginate
Vespa che gira per i corridoi della Cbs
e spiega che Berlusconi non vuole discutere
con chi non è d’accordo con
lui? John Kerry, in uno studio di quella
televisione, ha appena detto di Bush
e dei suoi (11 marzo 2004): «Mai visto
gente più imbrogliona e più bugiarda
». E quando gli hanno chiesto se
intendeva scusarsi, ha ripetuto l’affermazione
più lentamente e ha aggiunto:
«Non ci penso neanche».
Non resta che spiegare ai colleghi della
stampa estera che Vespa non è così
forte di suo. Nella vita è una persona
normale. Ma gode di tre strane condizioni
inesistenti in democrazia. Primo,
c’è una Commissione parlamentare
di vigilanza sulla Rai che tace. Tace
sulle serate in esclusiva di Berlusconi
circondato da gente imbarazzante che
gli dà ragione. Secondo, c’è una
“presidente di garanzia” che, invece,
non rinuncia a parlare. Ma quattro
personaggi che la circondano, e che
sarebbero il Consiglio di amministrazione
della Rai, esercitano su di lei un
“mobbing” che stupisce perché avviene
sotto gli occhi di tutti. Le danno
regolarmente torto, in modo maleducato,
sempre, subito, su tutto, creando
un effetto comico che si rovescia su di
loro. Perché l’ovvia e dignitosa normalità
di ciò che dice l’Annunziata, viene
compresa da tutto il resto degli italiani
per quello che è. È una denuncia,
un’accusa. È la testimonianza dal vivo
di ciò che accade oggi alla Rai. Terzo
(e questa è la stranezza che colpisce di
più i colleghi della stampa estera): ci
sono alcuni politici di tutta l’opposizione
che verso Vespa sono mossi da
un sincero senso di gratitudine. Sono
grati perché li invita alle serate “off”
(quelle senza il protagonista principale)
della sua trasmissione.
Sembrano non rendersi conto
dell’immagine umiliante di essere
in quello studio nel pomeriggio
dei bambini, quando non c’è
nessuno che conta da contraddire,
dopo essere stati liberamente definiti
indegni, mentitori e anche ladri,
da uno che, poi, non si fa trovare.
Anzi, spiega e ripete che non li incontrerà
mai. E allora toccherà a
Vespa ammonire col dito: il presidente
ha detto di lei l’altro giorno...
lei cosa risponde?
La vera forza di Vespa, un fatto unico
e dunque memorabile nella storia
del giornalismo è una sindrome
di Stoccolma che induce decine di
leader politici di opposizione di primo
piano a fare scudo col loro corpo,
il loro prestigio, la loro presenza,
all’agente politico che garantisce
da solo i monologhi di Berlusconi.
Meglio: essi, gli esponenti di spicco
della opposizione italiana, garantiscono
col loro corpo in video la legittimità
delle serate speciali di Berlusconi
senza contraddittorio. Berlusconi
non potrebbe mai farlo senza
la loro partecipazione convinta e
tenace al suo programma privato.
Ormai si capisce che quella trovata,
della partecipazione solitaria e senza
contraddittorio alla trasmissione
«Porta a Porta», è destinata a ripetersi
sempre più spesso, mentre si
avvicinano le elezioni. Ma come dare
torto al nostro estroso Primoministro?
Chi non approfitterebbe di
tantamansuetudine degli avversari?
* * *
Ma una volta registrato il fenomeno
che, inutile ripetere,
è assolutamente unico
e certamente umiliante, e ha ormai
un suo posto garantito nella
storia del giornalismo non solo italiano
(si vedano i corsivi del «Financial
Times» dedicati al talk show di
Vespa che non ha imitazioni nel
mondo) diventa inevitabile tornare
al programma esemplare della serie.
Mi riferisco alla vendita della
riforma della Scuola sulla piazza del
mercatino di «Porta a Porta». Dobbiamo
dire le cose che abbiamo ammirato.
Abbiamo ammirato il sindacalista
Snals dottor Fedele Ricciati,
che è riuscito ad anticipare ogni volta
gli argomenti della sua Capo ufficio
e ad approvarli, trattenendo appena
l’entusiasmo. La dottoressa
Moratti, infatti, poteva iniziare
ogni intervento dicendo «Come ha
detto bene il dott. Ricciati», «Il dott.
Ricciati ha ragione». La scena alla
Fantozzi resterà memorabile non
solo per Blob, ma anche per quei
programmi Rai di risparmio in cui
si riutilizzano frammenti comici
d’altri tempi, per mettere insieme
una serata a basso costo.
Abbiamo ammirato la pazienza del
dottor Berlusconi che a volte è riuscito
a tollerare fino a un minuto di
intervento della dottoressa Moratti
senza interrompere. Ma sopratutto
abbiamo ammirato la disinvoltura
tipo «Natale sul Nilo» con cui il
dottor Berlusconi mostrava di sapere
dati, cifre, numeri e circostanze
della scuola italiana, quella di prima,
quella di adesso, quella del futuro,
in Europa e nel mondo. L’impressione
di molti spettatori deve
essere stata che ognuno dei due (i
dottori Moratti e Berlusconi) si
comportava come Celentano quando
canta in inglese. Giureresti che
ha una pronuncia da madre-lingua,
che ha vissuto aMemphis per anni.
E, invece, con strepitosa bravura,
inventa le consonanti, distorce le vocali,
adatta le labiali, ingannerebbe i
«Platters».
Il circo Berlusconi-Moratti, che al
posto degli animali addestrati usa i
bambini, ancora inconsapevoli dell’immenso
vantaggio che è stato loro
donato dalla ormai celebre riforma,
ci ha fatto sapere, fra l’altro, tre
cose: che l’inglese vien mangiando,
ovvero si impara a mensa (papà Berlusconi
usa ancora l’antica parola
“refezione”). Mentre i bambini
mangiano, si potrà alternativamente
guardare un bel programma di
inglese della Tv o conversare in inglese
con lemigliaia di insegnanti di
madre lingua, che - come tutti sappiamo
- sono stati appena assunti
dalla dottoressa Moratti su finanziamento
del dottor Tremonti, con
l’assenso preventivo ed entusiasta
del dottor Ricciati. Pare che nelle
scuole elementari italiane i bambini
conversino indifferentemente nel
dialetto locale o in “inglese Moratti”,
una lingua tipo Esperanto, che
si apprende in modo istantaneo.
S’intende che sarà necessario trattenere
i più vivaci, creativi e imprenditoriali
fra i piccini dal correre al
computer (uno per bambino in
ogni classe a partire dall’età dei cinque
anni e mezzo) che è diventata
una vera mania nelle scuole elementari
italiane. E anche un serio ingombro
nelle aule, perché ormai i
computer Moratti sono davvero
troppi. Tanto che è ormai impossibile
intrattenere i piccoli col vecchio
trucco di leggere loro
“Pinocchio”. A chi provava a sollevare
caute obiezioni nel «Porta a
Porta» privato del dottor Berlusconi
di cui stiamo parlando - un programma
reso possibile dalla Rai, dal
mobbing dei Consiglieri di amministrazione
contro Lucia Annunziata,
dal silenzio discreto della Commissione
di vigilanza, e dal convinto
sostegno di quella fortunata parte
del popolo di sinistra che frequenta,
sostiene e ama «Porta a Porta» e il
suo conduttore - la dottoressa Moratti
rispondeva con un sibilo:
«Guardi che il nostro è un programma
mirato». E ha assicurato gli italiani
che nella provincia di Trento
sono tutti,ma proprio tutti, letteralmente
entusiasti dei suoi programmi.
Aquesto punto i bambini (children)
che rompono le scatole
a casa (home) con la mania
di parlare in inglese (English) e
che non riesci mai a staccare dal
computer della scuola perché sono
sempre in rete (Web) rappresentano
due terzi del patto con gli Italiani.
Si sono, infatti, conquistati due
delle promesse del progetto Berlusconi-
Moratti (Inglese e Internet).
E la terza, l’Impresa (the Company)?
Niente paura, (do not be
afraid) garantiscono sia la dottoressa
Moratti che il dottor Berlusconi.
Sono imprenditori e lo sanno. L’importante
è che i programmi siano
“mirati”, come avrebbero detto alla
Arthur Andersen prima del tracollo
Enron. Per mostrare quanto sappiano
essere “mirati”, i due affermano
e ripetono, con la sicurezza che è
tipica del prestigiatore: «Ma lo sapete
che uno studente americano sa il
doppio di uno studente europeo e
che uno studente europeo sa il doppio
di uno studente italiano?». Si
tenga presente che stiamo parlando
di scuole elementari, di scuole medie,
di scuole medie superiori. Certo,
se si detraggono tutti i bambini
che la riformaMoratti avrà dirottato,
a tredici anni, nel mondo del
lavoro, spingendoli verso le tre “d”
che li aspettano: disorientati, disoccupati,
dispersi, l’universo di cui
stiamo parlando diventa alquanto
più piccolo. Ma l’argomento forte
di Berlusconi-Mandrake e della maga
Moratti è questo: la superiorità
assoluta delle scuole elementari e
medie americane. È un argomento
che hanno inventato lì per lì, pensando
che se dici “America”, oggi
come oggi, dici la cosa giusta.
E invece è sbagliata. Glielo dice William
Bennet, uno che, essendo stato
ministro dell’Educazione di Ronald
Reagan, era, sì, un reazionario (una
definizione che lui ama molto di se
stesso), ma colto e specialista in educazione,
ovvero uno dei più rispettati
intellettuali americani la cui carriera
si snoda dal Williams College
ad Harvard. Nel 1992 William Bennet
ha scritto «The Devaluing of
America: The Fight for Our Culture
andOur Children». La tesi è semplice
e feroce: le scuole elementari, le
scuole medie, le scuole medie superiori
americane, sono in condizioni
penose, se ne esce, addirittura, con
l’incapacità di leggere e di scrivere
in modo appena corretto. Capitolo
per capitolo, spiega agli americani
che bisogna prendere esempio dalle
scuole europee, in particolare dalle
scuole francesi, italiane, tedesche.
Dice perché: preferiscono la cultura
all’impresa. Insegnano a continuare
a imparare, perché tutto quello che
si impara nella parte fondamentale
(detta cultura) resta e si allarga. E
tutto ciò che è apprendimento pratico
(la tecnica) è subito sorpassato,
perché cambia continuamente. Lo
sapevano il duo Moratti-Berlusconi
che un ragazzino italiano del liceo
Tasso di Roma o del Parini di Milano
o del D’Azeglio di Torino, se va
a studiare negli Stati Uniti dopo la
maturità, viene ammesso direttamente
al secondo anno di College,
considerato che la nostra vecchia
terza liceo viene giudicata, anche ad
Harvard, come un primo anno di
università americana? Ma forse il
prestigioso duo (nel senso di prestigiatori
abili, se si impedisce che
qualcuno possa vederli da vicino)
voleva essere profetico. Voleva dirci:
con noi state tranquilli. Presto
faremo valere la nostra scuola lametà
di quella americana, cheWilliam
Bennet aveva calcolato essere la metà
di quella europea. Li tranquillizzerà,
forse, il fatto che Bush, come la
Moratti, vuole abolire l’insegnamento
dell’evoluzionismo nelle
scuole per far piacere a sette di cristiani
superstiziosi e di scarsa frequentazione
culturale. E che lo stesso
Bush vuole spostare tutto l’aiuto
dallo Stato alla scuola privata.
Giustamente all’inizio del programma
solitario del duo, Berlusconi ha
fatto il gesto di alzarsi: «Possiamo
anche andarcene, dottor Vespa»,
per dire: il nostro lavoro l’abbiamo
fatto. Aveva ragione: l’opposizione,
esclusa e contenta, lascia perdere
persino le proteste della presidente
di garanzia, e sarà onorata e felice di
presentarsi un altro giorno, a scelta
del dottor Vespa, quando lo studio
di «Porta a Porta» è libero, quando
non c’è Berlusconi, non c’è la Moratti,
non c’è Apicella e fino a quando
non riprenderà il processo di Cogne.
Per fortuna nel giorno dell’insulto
agli italiani, all’informazione
libera e alla scuola, Fassino
e Rutelli hanno convocato una
conferenza stampa per dire con
chiarezza le cose come stanno. Nei
Tg il loro lavoro di un pomeriggio
erano due minuti, contro le due ore
filate del circo Berlusconi-Moratti.
Ma, santo cielo, se facessero sempre
così, andare dai cittadini a dire le
cose come stanno, invece di andare
a giocare il gioco del dottor Vespa
(tutti, non solo alcuni, fra coloro
che pensano di meritare i voti dell’opposizione),
credono davvero
che il dottor Vespa potrebbe cavarsela
mandando in onda ogni sera il
dottor Berlusconi, la dottoressa Moratti
e il sindacalista dottor Ricciati?
Non pensano che calerebbero un
tantino gli indici di ascolto della celebre
trasmissione che continua ad
esistere solo a causa della partecipazione
della sinistra?
Poiché, prima o poi, ci sarà un dopo,
faccio una proposta: che in caso
di vittoria del centrosinistra (un
evento che, per colpa de “L’Unità”
avverrà - ci dicono - solo fra
vent’anni) la trasmissione «Porta a
Porta» continui ad andare in onda.
Ad una condizione: che una volta
alla settimana venga replicata - a
beneficio dei figli e dei più giovani -
una serata di quelle che adesso vanno
in onda quasi tutti i giorni della
settimana, con tutti i suoi partecipanti.
Verso la fine suggerirei di far
scorrere - invece dei titoli - la lista
dei frequentatori abituali, che sono,
alla faccia del coraggio solitario di
Lucia Annunziata, gli azionisti di
riferimento di «Porta a Porta». Senza
di loro, senza l’alibi della loro
partecipazione (che avviene solo
quando non c’è nessuno di adeguato
livello politico con cui discutere)
Berlusconi e Moratti dovrebbero
forse rivolgersi a Rete 4.