Uhm. La prima voce "fuori dal coro". Dopo che lo sarò andato a vedere, ti saprò dire. :)
una domanda? ma l 'hai visto il film??? il tuo commento mi pare disarmante... primo: la guarigione dell'orecchio nn è un miracolo inedito ma è tratto dal vangelo, senza considerare che nn è l'orecchio ad essere raccolto e poi riattaccato ma Gesù prende in mano un pugno di terra e guarisce la ferita (sai, simbologia... uomo-terra, creazione, genesi... nah... forse parlo aramaico anch'io), secondo: il film è molto mistico (e non semplicione) la figura di satana (licenza poetica) lancia un paio di simboli davvero geniali (l'androginia iniziale, voce da uomo corpo da donna, le allucinazioni di guida, con le labbra quasi ustionate e putrefatte per il bacio del tradimento, il bambino deforme in braccio a satana, forse l'anticristo, con il volto da vecchio che va ad annientare la purezza classica dell'infante, e la scena finale con il diavolo nel deserto che alla morte di Gesù, preso atto del fallimento delle sue tentazioni rimanda l'appuntamento al giorno del giudizio).
Nel complesso credo che pochi altri film abbiano saputo rendere l'idea della sofferenza di un uomo in simili circostanze (sto parlando del corpo e dell'animo).
Teo
PS: il fiotto di "sangue" dal costato se hai mai letto un passo della passione evangelica non è sangue ma sangue ed acqua, per questo scorre velocemente e non imbratta il volto del soldato (Cassio - Longino)
Non l'ho visto e non andrò a vederlo. Già trovo faticosa da digerire l'immagine del crocifisso (penso a quel poveretto rappresentato sempre e solo mentre soffre e muore, condannato a stare in croce per l'eternità, con tutte le cose buone che ha detto e fatto mentre era libero e vispo). Ma l'idea di produrre un colossal sulla tortura, andando a solleticare i bassi istinti di tanti, usando la scusa che la vittima è il figlio di un qualche dio, bè, è un'azione troppo paracula (oltreché malata) per essere presa sul serio.
Quanto a rendere l'idea della sofferenza di un uomo in simili circostanze, credo che ci sarebbero stati innumerevoli esempi più calzanti, se questo fosse stato l'obiettivo sincero. Dalle vittime della guerra di questi giorni, giù giù lungo la storia attraverso la Shoah e l'Inquisizione, fino al Calvario, dove il nazareno non era solo. Con lui hanno patito altri, che non sono diventati "superstar", come ricorda l'immenso De Andrè nella Buona Novella, quando fa parlare le madri dei condannati a fianco di Gesù:
"Con troppe lacrime piangi, Maria, solo l'immagine d'un'agonia:
sai che alla vita, nel terzo giorno, il figlio tuo farà ritorno:
lascia noi piangere, un po' più forte, chi non risorgerà più dalla morte".
Quanto ai "simboli geniali", direi che senza scomodare L'Esorcista, si possono trovare ottime cose anche nell'Esorciccio. Ironia a parte, non è un caso l'accostamento alla cinematografia horror, in cui certo i posteri collocheranno questa roba. Mi piace molto il commento di Maurizio Porro sul Corriere di ieri:
Il Vangelo più spirituale è del laico Pasolini
Torna nelle sale il capolavoro restaurato «Il Vangelo secondo Matteo» in antitesi al film di Mel Gibson
Come cura omeopatica e contraltare alla violenza di Gibson, torna in sala il capolavoro spirituale del laico Pasolini restaurato da Mediaset, riportando a gran splendore pittorico la fotografia di Delli Colli e il décor magnifico di Donati con i riferimenti alla pittura del ' 400. Anche qui gli immobili, proletari sassi di Matera e i volti eterni della povera gente a far da sfondo geo-sociale al Vangelo più antico, prezioso ed epico, quello di Matteo e non di Braveheart. Non si coprono solo le ultime 12 ore ma tutta la vita di un Gesù brechtiano che predica arrabbiato la giustizia. Polemiche 40 anni fa, prima, durante e dopo la Mostra di Venezia: ma come, un Vangelo dallo scrittore dei ragazzi di vita? L' autore sceglie la rivoluzionaria, eterna bellezza delle parole del Vangelo (la violenza c' è, nel discorso della Montagna), chiamando come complici amici, parenti e intellettuali e offrendo, preveggente autobiografia, all' amata madre il ruolo della sofferente Madonna. Questo Vangelo è figlio di un' epoca, dedicato alla lieta memoria di Giovanni XXIII, contro cui «gioca» l' integralista film americano. Stupisce ancora la semplice violenza del messaggio, la religione passata al vaglio marxista che non perde fiducia negli uomini. Pasolini porta in dote la profondità interiore cui arriva la cinepresa se materialmente in mano a un poeta che tramanda voglia di pace e di spada, proprio secondo Matteo, nel ricordo, era il ' 63, di quella crocefissione laica e dolorosa della sua magnifica e religiosissima Ricotta.