A destra di Frattini
Bruno Gravagnuolo commenta la posizione politica del Riformista, "a ridosso di Frattini e Berlusconi. E all’estrema destra di D’Alema". Ricordo che dopo la fusione con la testata Le Ragioni del Socialismo di Emanuele Macaluso, il quotidiano di Polito e Velardi (che vende in tutta Italia le copie che l'Unità vende nel mio quartiere) usufruisce anche del finanziamento pubblico per l’editoria. In altre parole: lo stipendio a Polito lo paghiamo tutti.
SPAGNA E FRANCIA: SOCIALISMO VINCE, QUANDO C’È
Bruno Gravagnuolo
A destra di Frattini. Ineffabili, questi del Riformista. Ora si
schierano pure contro Prodi. Sicché, da un lato criticano il
commissario europeo, credendo di prenderlo in castagna per i
«due pesi e due misure» su Kosovo e Iraq. Dall’altro cantano
vittoria. Perché ravvisano elementi di «guerra preventiva» nell’affermazione
prodiana sulla possibilità di intervenire regionalmente,
per evitare massacri e genocidi. Infine, la ciliegina «frattiniana», attribuita a Prodi: «Non propone il ritiro, ma una
nuova risoluzione Onu. Che prima di giugno potrebbe esserci...». Ma è tutto campato in aria e stiracchiato. Una glossa di
comodo a Prodi. Glossa che maschera imbarazzo e svela l’animus
bushista del Riformista. Intanto Prodi sul Corriere ha ben
marcato le condizioni di una presenza militare in Iraq: «Intervento
umanitario, approvato e poi messo in atto sotto l’autorità
dell’Onu». Dunque, per Prodi, occorre por fine a questa
occupazione, per sostituirvi qualcos’altro: presenza multilaterale
sotto controllo operativo Onu in loco. E con i paesi islamici al
centro. Con scadenze precise. Sennò, c’è il ritiro. Quanto alla
guerra preventiva regionale «umanitaria», deve essere legittimata
in accordo con l’art. 11 della Costituzione: Decisa «in condizioni
di parità», e quantomeno in organismi internazionali.
Infine, checché ne scriva il Riformista, la guerra ultima è stata
ingiusta e illegittima, basata su una menzogna e, come dice
Amato, sull’assassinio della verità. Con un computo costi-benefici
tragico e fallimentare, elemento anch’esso risolutivo nel
sancire la liceità dell’intervento. Ma questi, alle orecchie «riformiste», sono argomenti frivoli. Loro prediligono ben altri argomenti.
Quelli di Peter Mandelsson, teorico dell’internazionalismo
guerresco. Di quel Mandelsson bellicista, con cui il Riformista
aprì trionfalmente una delle sue pagine inaugurali, l’anno
scorso. E al quale una volta D’Alema disse a brutto muso:
«L’occidente non può mettere il casco coloniale per risolvere i
problemi del mondo». Già, Riformista a ridosso di Frattini e
Berlusconi. E all’estrema destra di D’Alema!
La lezione franco-spagnola. Dunque, il socialismo europeo
non è morto, come dicono certe prefiche «post-partitiche» e
«post-sinistra». E vince! Come? Contrapponendosi toto corde
in Spagna alla destra. Proprio nel momento più delicato («Aznar
bugiardo!»). E con una linea egemonica e netta sulla pace:
«Onu operativa in campo, oppure via». E in Francia? Vince il
Psf contro l’anti-welfare. E coalizzando a sé l’estrema sinistra,
senza litigi a sinistra e senza «soggetti unici». Meditate Ds,
meditate...