Un premier indecente
Le comparsate di Berlusconi a Porta a Porta sono una vergogna che l'informazione di regime passa accuratamente sotto silenzio. Per chi vuole un punto di vista diverso e intelligente su cui riflettere c'è sempre l'Unità con la sua battaglia instancabile per salvare l'Itala dallo scempio. L'editoriale scritto oggi da Furio Colombo merita di essere salvato. Eccolo.
La fiera dell'indecenza
Furio Colombo
L’unico premier al mondo che
si presenta da solo a fare dibattiti
- sia pure con la complicità
attiva di uno che ha, purtroppo,
la tessera di giornalista - l’unico ad
essersi rifatta la faccia, dal momento
che i litigi della sua banda non gli permettevano
di rifare il governo, l’unico
che - da buon imprenditore - ha saputo
fare bene i suoi contima a cui non è
riuscito di trasferire il «know how» imprenditoriale
sulla economia, che ha
invece sfasciato, del Paese caduto nelle
sue mani, questo personaggio che dopo
il trattamento facciale si è incattivito,
(forse perché anche lui è scontento
del risultato) adesso reclama le dimissioni
di Prodi. Coraggiosamente si aggiungono
a padron Berlusconi un certo
Tajani, che ormai, dopo la sonora
sconfitta di Roma (voleva fare il Sindaco),
più nessuno ricorda, un certo Calderoli,
che nonostante ricopra l’alta carica
di vice presidente del Senato della
Repubblica, continua a illustrare le vicende
del Paese con il colorito linguaggio
della sua tribù, un certo Bondi, che
ha già annunciato che per Berlusconi
darebbe via i suoi figli, e dunque è un
caso umano, un certo Cicchitto che ha
avuto in altri tempi ben altra fama a
causa di affiliazioni sfortunate. Si tratta
dunque di una pattuglia che da questa
Repubblica hameritato, se non prestigio,
di certo attenzione a causa del
senso dello spettacolo. Loro, proprio
loro, insieme al padrone, sollevano
una questione di opportunità e incompatibilità
di Romano Prodi. La causa è
che la Commissione europea ha segnalato
il disordine e il passivo dei conti
italiani. L’operazione, in poche parole
è la seguente: prima porti l’Italia alla
bancarotta, poi attribuisci a chi te lo fa
notare con tutte le rigorose e accorte
modalità richieste dal trattato di Maastricht,
l’accusa di conflitto di interessi.
Il lato comico della vicenda sarebbe
grande (Berlusconi accusa qualcuno
di conflitto di interessi!) se non
prevalesse l’aspetto drammatico, che è
questo. Il peggior capo di governo che
l’Italia abbia mai avuto dopo il fascismo,
sta cercando in tutti i modi di
tagliare i ponti con l’Europa, di isolare
il Paese.
Lo fa perché un Paese arretrato
e isolato con la televisione
asservita, si presta meglio
alla sua immagine piccola, al suo
governo di vecchio stampo sudamericano.
Berlusconi insulta la
Commissione europea («lumaconi
») come per dire che lui sarebbe
molto più dinamico. Cerca disperatamente
di far dimenticare la
umiliante prova che ha dato di sé
come presidente del Consiglio
d’Europa. Una volta uscito dal
trattamento di riguardo che continua
a riservargli la televisione di
Stato, quella di proprietà e una
buona parte della stampa italiana
(che lui, tuttavia vuol far passare
per comunista), Berlusconi è apparso
in tutta la sua statura: alquanto
ridicolo e del tutto irrilevante.
E di questo non si dà pace.
La vendetta va esercitata eliminando
l’Europa e il dovere della Commissione
europea di dichiarare
pubblicamente lo stato di rovina
da lui creato in Italia.
Ma la vendetta va soprattutto esercitata
contro Romano Prodi, perché
i sondaggi sono lì a dichiarare
che un personaggio competente,
onesto e con una immagine pulita
e apprezzata in Europa è più presentabile
dell’amico di Dell’Utri.
Berlusconi, l’uomo più inadeguato
nel mondo occidentale (inadeguato
moralmente, legalmente,
come immagine politica, come
soggetto di vignette, come organizzatore
di «grandi opere» e costruttore
di ponti di Messina) dice
che sono inadeguati gli uomini
della Commissione europea di
Bruxelles. Incurante del ridicolo,
va a inaugurare una galleria che
era già stata inaugurata altre tre
volte.
Misteriosamente gli si affianca Fini.
Difficile spiegare perché, visto
che Fini viene umiliato, spintonato,
allontanato malamente almeno
una volta al giorno dalla caotica
cabina di regia della Casa delle
Libertà, nonostante la sua buona
volontà di dare una mano. Eppure
anche Fini crede di avere ragioni
per eccepire sulle incompatibilità
di Prodi in Europa. Forse è un
buon espediente per non parlare
del gigantesco conflitto di interessi
del suo principale, per non ricordare
che, al Senato, An sta votando
a favore della frantumazione
e distruzione leghista dell’Italia
unita, e per non doversi fermare a
meditare sul fallimento di una
conduzione della economia a cui
non lo lasciano neppure avvicinare.
Più comprensibile è che un tipo
come Schifani - uno che non
scherza - dica chiaro e tondo:
«Prodi? qualcuno prima o poi lo
deve fermare». Linguaggio omicida,
dirà sicuramente un giornale
indipendente domani. Meno chiara
è la pretesa di Follini di presentarsi
con la faccia pulita a meditare
sul possibile doppio volto di
Prodi (presidenza d’Europa, lista
col suo nome in Italia), lui che ha
regolarmente preso le distanze dalle
peggiori leggi di Berlusconi in
ogni dichiarazione tv e poi le ha
regolarmente votate e fatte votare
tutte, in ogni seduta del Parlamento.
Quanto agli altri, è una questione
di ansia e di preveggenza. Lo
spettacolo sconcio che ha umiliato
l’Italia e ne ha gravemente danneggiato
l’immagine nel mondo,
fino a ridurla a una barzelletta
(una delle tristi barzellette del Capo)
sta entrando in discesa nella
sua fase finale. Berlusconi vede la
conclusione del suo disastroso periodo
di governo, tenta con cifre
false e la complicità di giornalisti
indecenti di camuffare i fatti, e
non ride più.
Adesso il segnale lanciato alla
gang è di screditare Romano Prodi
contando sul «silenzio stampa»
dei giornalisti italiani, complici o
spaventati. Ma il «silenzio stampa
» funziona solo in Italia. E ormai
anche in Italia un numero
sempre più grande di cittadini ha
capito, anche senza televisione e
senza giornali, chi è Berlusconi e
chi è Prodi. E questo è un fatto
che il portatore del più grande
conflitto di interessi del mondo, i
suoi associati, i suoi complici, i
suoi dipendenti, non riescono a
tollerare. L’idea generosa è questa:
se devono cadere loro, che vada
pure in rovina l’Italia.