Sarò forse l' unico imbecille a pensarlo ma quello non era andato a fare effettivamente il mercenario o comunque la guardia privata (armata) in un paese in guerra? Cosa si aspettava di fare? Giardinaggio in una bella isoletta sul Tigri?
Non sei l'unico, non preoccuparti...
guardate questo sito:
http://www.presidium.net
il presidente di questa ditta (con sede alle
seychelles) e' uno degli ostaggi italiani...
Mi sembrate un pò accecati, adesso una persona in quella situazione non può dire neanche una stronzata? Non fà mica l'opinionista è solo un padre.
Dimenticare la nostra umanita, perche presi dal fervore politico, non porta a nulla.
Concordo con Alfredo, mi raccapriccia che il commento parta da uno sfogo di un padre disperato. Anche verso il padre di un condannato a morte per omicidio è necessaria pietà umana, figuriamoci verso il padre di Stefio.
Il ruolo di queste organizzazioni di sicurezza è forse persino di dubbia legalità. D'altronde io, che sono di sinistra, non considero legale nemmeno distruggere camionette e vetrine, eppure a nessuno di sinistra viene mai in mente di giustificare le conseguenti bastonate o "torture" della polizia con un "non sapevano cosa stavano rischiando?".
Quando impareremo mai che non necessariamente custodiamo noi il Giusto?
Mah... Paulo, mi pare che tu faccia un po' fascio di ogni erba. Paragonare mele a cavoli non aiuta a far chiarezza, tanto le situazioni sono diverse. Che c'entrano le frange di un popolo sostanzialmente pacifico e pacifista (che dimostra secondo un diritto garantito e spesso calpestato, quasi inutile citare Genova 2001) con dei professionisti della guerra? Quattrocchi lo paragonerei ad Ayrton Senna (reddito a parte) o - ecco! - a un acrobata del circo, più in carattere no?
Luoghi comuni e retorica mi infastidiscono, come mi infastidiscono le piazzate. Il dolore sbandierato (è proprio il caso di dirlo) in piazza mi ispira molto meno rispetto di quello che si consuma in privato. Mi riservo il diritto di farci dell'ironia, magari anche del sarcasmo, così come i "guerrieri" lo fanno regolarmente sulle loro vittime.
Non condivido il paragone con Ayrton Senna per un semplice motivo: una cosa è, secondo me, accettare un lavoro il cui rischio sia quello di rimetterci le penne. Un'altra rimettercele non sul campo, ma perché barbaramente giustiziati al di fuori dei diritti umani. L'esempio della frangia violenta del movimento, chiaramente grossolano e pullulante di distinguo, lo facevo in riferimento alla reazione della polizia: una cosa è assaltare una camionetta e prendere manganellate, un'altra venire portati in caserma e tortuarti. La ferita fisica potrebbe essere la stessa, quella morale e di diritto no.
Stesso discorso sulla presunzione di innocenza: qualcuno magari fu torturato (azione aberrante) perché trovato con un legno o uno scudo in mano (a volte nulla), ma non aveva mosso un dito. Cosa sappiamo noi se Quattrocchi con quell'armamentario abbia mai sparato?
Sottoscrivo che il dolore non vada sbandierato in piazza. D'altro canto il dolore di un padre terribilmente angosciato va rispettato, e come dice Alfredo anche nel caso dica una stronzata.