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Alberto Biraghi
Un film parlato
Nei 96 (e solo 96 per fortuna) minuti di proiezione convivono tre storie che mi sono sembrate del tutto sconnesse tra loro. A queste si aggiungono non pochi - intollerabili - minuti di "filo cinefilia": l'inquadratura ricorrente sulla prua della nave, gli sfondi che persistono dopo che i personaggi se ne sono andati (con i passanti che sfilano), i dialoghi affettati, gli incontri non realistici, i rumori di fondo sempre ben presenti, l'illogico finale a sorpresa con inquadratura fissa sul viso di un
John Malkovich (che nei panni del capitano di una grande nave da crociera è molto poco credibile). Brava
Irene Papas (che del resto fa Irene Papas), gelida as usual Catherine Deneuve. Poi c'è anche la Sandrelli, che sembra stia recitando un altro film. Poi leggo la
recensione su Repubblca (
"L'epilogo spiazzante, fisso sul fotogramma di un uomo senza più parole, pare quasi un'allegoria della fine del mondo. Però il geniale Manoel riesce a circondare le sue amare riflessioni politiche e filosofiche di un'aura leggera, di una disinvoltura straordinaria, componendo una sorta di film-saggio in anticipo di qualche decennio suo cinema odierno, da cui esala una strana seduzione che non sapremmo ritrovare in nessun altro") e comincio a pensare che forse di cinema ci capisco poco, perché di geniale in quei 96 minuti non sono riuscito a vederci granché.
18.04.04 00:57 - sezione
cinema