Ma che diavolo succede?
Il comitato dell’Ulivo ha intimato a Di Pietro e Occhetto di togliere ogni riferimento alla coalizione dalla sua campagna elettorale, lo racconta Di Pietro nell'intervista che riporto. Ma che diavolo succede? Perché questa storia è citata solo su
Aprile Online? Boeselli colpisce ancora?
Di Pietro: ''Vogliono umiliarci, ma noi appoggeremo il centrosinistra''
Antonio Di Pietro, fondatore, con Achille Occhetto, di una nuova lista per le europee, è ancora una volta nel ciclone. Il comitato dell’Ulivo gli ha intimato di togliere ogni riferimento alla coalizione dalla sua campagna elettorale.
On. Di Pietro proprio non ce la vogliono a sinistra?
«Voi di Aprile siete i primi che mi contattano. Quanto accaduto è umiliante, sembra di aver fatto un tuffo nel passato. Ma il simbolo è il meno, per quanto ci sia costato moltissimo in termini economici e di dignità. Decisamente amaro è stato constatare cosa c’è dietro a tutta questa vicenda».
Cosa c’è?
«Faccio una cronologia. Nel 2001 la sinistra mi ha escluso dalla coalizione per poi attaccarmi accusandomi della sconfitta. Nel 2002/2003 come Italia dei Valori appoggio gli uomini dell’Ulivo nelle amministrative, e nessuno sussurra nemmeno un grazie. Nel 2004 mi faccio avanti e chiedo di sedermi al tavolo con loro per entrare nella “Lista Unitaria” e mi tengono volutamente fuori. Cosa debbo pensare?»
Sì, ma lei con Rutelli e Fassino si è seduto ad un tavolo…
«Eccome! Certo che mi sono seduto. Altro che lo Sdi, proprio loro mi hanno negato l’ingresso nella “Lista Unica”, invitandomi a non fomentare lacerazioni al loro interno. Come contropartita mi hanno fatto entrare nell’Ulivo. Io ci sono stato. E’ tutto documentato perché con una conferenza stampa, nella sede dell’Italia dei Valori, io con gli altri esponenti dell’Ulivo abbiamo dato il via libera all’uso del simbolo».
Sarebbe da domandarlo agli “ulivisti”, ma intanto lo chiedo a lei: cos’è cambiato oggi?
«Chi può saperlo? So solo che io ed altri dirigenti dell’Italia dei Valori, ci siamo indebitati portando garanzie personali alle banche per sovvenzionare la campagna elettorale. Io personalmente sono andato da Prodi per mostrargli le differenti versioni del simbolo, accogliendo con entusiasmo la sua indicazione e mandando in stampa tutti i manifesti che potete vedere per l’Italia. Nel frattempo, Rutelli, Fassino e gli altri si fanno una riunione per conto loro, e decidono di mettermi fuori».
Ma vi siete parlati? O è successo tutto per vie legali?
«Lo ripeto. Siete i primi e gli unici che mi hanno contattato fin’ora. Io non ho sentito nessuno. Prima una lettera informale dell’avvocato. Poi una lettera di Fassino e Rutelli, che possiedo, in cui mi invitano a “non permettermi di usare il simbolo per la nostra campagna elettorale”. Come ultimo atto, di nuovo l’avvocato che formalmente mi ha “intimato a non utilizzare il simbolo in qualsiasi modo e occasione”. Sto citando testualmente. Il riferimento è gravissimo. Qui non stiamo parlando solo dei manifesti. “Modo e occasione” significa che io non posso più fare un’iniziativa politica richiamandomi all’Ulivo».
Il tutto poi è scoppiato con le amministrative in ballo…
«I candidati “loro”, perché noi non abbiamo candidati nelle amministrative, avranno il nostro pieno appoggio, perché ci sentiamo parte integrante dell'Ulivo e nonostante l'associazione "Ulivo-Insieme per l'Italia" ci abbia impedito l'uso nel nostro simbolo del richiamo alla coalizione, con senso di responsabilità e con l’amarezza di questo torto subito, continueremo lealmente ad appoggiare il centrosinistra. Più di questo io non so cosa uno debba fare».
[J.C.O.]