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Mon, 26 Apr 2004 01:22:41 +0200
Il centrosinistra vincerà le elezioni nel 2006. E così finirà il tormentone del conflitto di interessi, al quale non credono in privato neppure quelli del centrosinistra. Ma se serve, anche a lei, per dire che Ostellino è in malafede, faccia pure. Guardo la Tv, non solo Porta a porta, Ballarò, L'Infedele, Primo piano, ma anche i telegiornali, e non li trovo più faziosi di quanto non fossero ai tempi della supremazia democristiana o del centrosinistra; leggo i giornali e l'opinione è la stessa. Non vedo trasmissioni faziose nei confronti del centrosinistra quanto era quella di Santoro nei confronti del centrodestra. Detto questo, che il conflitto di interessi ci sia è un fatto incontrovertibile, che andrebbe eliminato è altrettanto vero, ma dal momento che non è stato possibile eliminarlo, vorrei che non se ne facesse un caso di feticismo. E poi a me di Berlusconi non me ne potrebbe importare di meno. Cerco di essere realista e di giudicare con la mia testa. Se tutti facessero la stessa cosa, forse il Paese sarebbe più serio. Ostellino
Anche Marco Travaglio su l'Unità di oggi commenta Ostellino
Proni a tutto
Ecco s'avanza una nuova frontiera del cerchiobottismo.
L'ha brevettata il Corriere
della Sera, che di questa scuola tutta italiana
è laboratorio inesauribile. Finora faceva
così: un giorno dava un colpo al cerchio
e l'indomani uno alla botte. Ora il
gioco si fa più raffinato: due colpi, uno al
cerchio e l'altro alla botte, nello stesso
giorno, sullo stesso giornale. Basta voltare
pagina. È accaduto sabato, a proposito
della censura del parlamento europeo
contro il regime mediatico del Cavaliere.
In prima pagina, commento di Giovanni
Sartori tutto favorevole. In nona pagina,
a debita distanza, commento di Piero
Ostellino tutto contrario. In prima, un
liberale di scuola liberale. In nona, un
liberale di scuola craxiana. La lotta, naturalmente,
è impari: chi ha deciso l'impietoso
accostamento deve volere davvero
male al povero Ostellino. Mettergli contro
Sartori a così breve distanza è come
accostare nel medesimo concerto un'opera
di Mozart a quella di un allievo ripetente
di Salieri. A offendersi dovrebbe essere
proprio Sartori, che meriterebbe un competitore
se non proprio alla sua altezza,
quasi. Invece, in mancanza di meglio, gli
tocca Ostellino. Bisogna accontentarsi.
Sartori irride a chi critica il rapporto
europeo votato anche dalle sinistre senza
entrare nel merito, ma argomentando
apoditticamente che «i sinistri hanno torto
perchè sono sinistri»: un modo di sragionare
«singolare e divertente». Proprio
quel che fa Ostellino otto pagine più avanti:
«È un documento politico. Un'opinione.
Di parte. Di una parte politica ostile al
governo di centrodestra italiano». Singolare
e divertente. Soprattutto là dove Ostellino
dice che quel voto «non è la sentenza
di un tribunale». Come se Ostellino avesse
mai rispettato le sentenze dei tribunali,
tipo quelle emesse sul suo amico Craxi.
«La sostanza del problema - osserva
Sartori con la consueta limpidezza cartesiana
- è questa: Berlusconi concentra potere
politico e potere economico». Si chiama
«conflitto di interessi». Ostellino, nel
suo piccolo, se la cava così: «Il conflitto di
interessi di Berlusconi c'è. Ma poichè è,
almeno per il momento, ineliminabile,
ciò che si dovrebbe fare seriamente... è
cercare di appurare quanto empiricamente
esso pesi sul corretto funzionamento
della nostra democrazia, compreso il sistema
informativo». Delizioso quel «per il
momento»: Berlusconi è in politica da 10
anni, da 10 anni giura che risolverà il
conflitto d'interessi «nei primi cento giorni
del mio governo», ma per Ostellino è
come se il Cavaliere fosse arrivato ieri.
Diamogli un po' di tempo, che diamine.
Cos'è tutta questa fretta?
Il liberale vero ricorda l'abc del liberalismo:
«la libertà dei media è una libertà
di tipo sturtturale che indica quella struttura
di un sistema di informazione che
viene detta pluralistica. Pertanto il monopolio
è la negazione stessa del pluralismo
». E in Italia c'è un monopolio: «chi
continua a parlare di duopolio si rifà al
diverso titolo (privato o politico) del controllo
berlusconiano. Ma disporre due
cappelli e cambiarli a seconda che il telefonato
sia Confalonieri o Flavio Cattaneo
non toglie che la realtà sia di controllo
monopolistico». Il finto liberale risponde
che «basta accendere la televisione per scoprire
che - dall'Infedele di Lerner a Ballarò
di Floris e persino a Porta a Porta di Vespa
- all'opposizione non manchino di
certo le occasioni per manifestare liberamente
la propria opinione sul governo».
Ecco, secondo Ostellino la libertà di informazione
si misura dal numero di poltrone
riservate ai partiti di opposizione nei
salotti tv: non dal grado di indipendenza
dal potere delle televisioni, dal numero di
notizie date o censurate, dalla pluralità di
voci libere nel giornalismo, nella cultura,
nella satira.
Conclude Sartori: «Resta da definire
la nozione di potere. In dottrina, il potere
di licenziare e di assumere, di promuovere
o di demuovere, è potere. Berlusconi ne
dispone o no? Chi sostiene che i nostri
media sono liberi deve dimostrare che lui
comanda solo in Mediaset. È difficile».
Conclude Ostellino: «L'Italia è un paese
libero e democratico... Se poi qualcuno
non lo crede, può sempre votare Ulivo».
Ma che c'entra votare Ulivo col problema
che si discute? Niente. In una democrazia,
votando sia a destra che a sinistra, dovrebbe
essere scontato che chiunque vinca
non manometterà la libertà d'informazione.
Che, per esempio, nessuno si affaccerà
da un balconcino in quel di Sofia per decidere
chi deve lavorare nella tv pubblica e
chi no. A questo proposito Ostellino potrebbe
chiedere informazioni a Biagi, Santoro,
Luttazzi, De Bortoli, Massimo Fini,
Paolo Rossi, Sabina Guzzanti, Ghezzi, Lucarelli
e tanti altri. Lui non lo fa, anzi si
erge a paladino non richiesto di tutti i
giornalisti italiani che a suo dire verrebbero
«offesi» da quegli impiccioni degli eurodeputati
(«l'Europa unita - vaneggia - non
ha alcun titolo per esprimere giudizi di
merito su uno Stato membro»: ma chi
l'ha detto?). E, per essere proprio liberale
fino in fondo, prega i suoi (fortunatamente
scarsi) lettori di convincerlo «che il giornalismo
di Michele Santoro fosse un esempio
di imparzialità». Da uno che non faceva
quasi mai scrivere sul Corriere, quando
lo dirigeva, i giornalisti sgraditi a Craxi,
non c'era da aspettarsi di meglio. Ma è
encomiabile la delicatezza di questo sedicente
liberale che infierisce su un giornalista
(Santoro) epurato per ordine del presidente
del Consiglio, un giornalista che
non può lavorare sebbene varie sentenze
di tribunale (sentenze di tribunale, non
rapporti europei) ordinino al cosiddetto
servizio pubblico di reintegrarlo immediatamente
al suo posto, come da contratto.
Berlusconi e Cattaneo lo tengono fermo.
E Ostellino, noto liberale, lo picchia.
stavolta, pefettamente d'accordo, caro alberto. ti consiglio di leggeti anche l'articolo di oggi, sul corriere ovviamente, di Gaspare Barbiellini Amidei (e chi cazzo è?) in prima pagina, che delle manifestazioni per il 25 aprile sa solo citare, a uso strumentale, l'ennesima storia della bandiera americana bruciata davanti al consolato a milano.
Quella di pubblicare un articolo sul 25 aprile per parlare della sinistra che brucia le bandiere a stelle e strisce è una scelta precisa. COme quella di non citare nemmeno la minfestazione svoltasi ieri in lombardia, credo lago di como, dai reduci della repubblica sociale di salò per rinnegare il 25 aprile e commemorare la morte del duce. Ma non è anticostituzionale?
Tuttociò non è neanche cerchiobottismo di un quotidiano fintomoderato e in realtà fumoso, è una chiara presa di posizione, libera e voluta. Spero che se ne parli.
Hai ragione bisognava parlare solo di quei 4 fascisti rincoglioniti e tacere sulla bandiera bruciata, chissa come ridono tutti i caduti americani della seconda guerra mondiale sepolti in Italia.
mah... i quattro fascisti rincoglioniti per me non fanno notizia, come non la fanno - di fronte a una manifestazione come quella di ieri - i quattro scalmanati che ciclicamente bruciano bandiere americane, israeliane e chi più ne ha più ne metta. E' l'idea di bruciare bandiere che mi pare una stronzata, non per ragioni etiche, ma perché si sbaglia bersaglio, manifestando contro un intero popolo anziché contro un governo (che in genere è il diretto responsabile delle malefatte contro cui si manifesta). Come se all'estero manifestassero contro di me perché il mio premier è Berlusconi. Che se la prendessero con lui.
il punto di quel che volevo dire era che, alla faccia di una corretta informazione, il principale quotidiano italiano parla solo di un episodio marginale, per quanto grave e deplorevole, e non parla di tutto il resto di quella manifestazione e del significato di quel giorno. i posso anche essere grato agli americani che hanno collaborato con i partigiani per liberare il mio paese, ma dissento profondamente da quelli di oggi che vanno in iraq, senza bruciare nessuna bandiere (tema al qual proposito sono d'accordo con alberto, è un gesto del cazzo, qualsiasi sia la bandiera). Possi dissentire dalla politica estera statunitense, caro alfredo, oppure devo dire che "siamo tutti americani" come giuliano ferrara?
Dice Ostellino : "Cerco di essere realista e di giudicare con la mia testa. Se tutti facessero la stessa cosa, forse il Paese sarebbe più serio."
In che senso? Avrebbe dovuto spiegarsi meglio...Tutti dovrebbero giudicare con "la SUA" testa o con la "PROPRIA testa" ? Perchè, in questo secondo caso, sarei d'accordo : il Paese sarebbe sicuramente più serio !