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Alberto Biraghi
Il luogo comune di Internet gratis
Punto Informatico pubblica un
articolo di Marco Calamari molto critico nei confronti di
Gmail (la nuova posta gratuita - si fa per dire - di Google). In effetti il problema privacy è serio: Google potrà accedere in totale libertà non solo ai dati classici degli utenti, ma soprattutto ai contenuti della loro corrispondenza. E' facile prevedere che i ragni di Google setacceranno gli archivi degli utenti a caccia di parole chiave per l'invio di spot mirati. La risposta da dare a Calamai è: basta non usare Gmail. Sembra lapalissiano, ma non lo è. Anche Gmail è figlia della cultura distorta che vuole la Rete gratis a tutti i costi, a fronte di servizi scadenti, pubblicità invasive, prevaricazioni.
Esempio pratico. Mi sono confrontato - per dare una mano a un blogger disgustato da
Aruba - con l'impossibilità materiale di trovare le come trasferire altrove un dominio registrato da Aruba. Trattandosi di un .org è richiesto l'Auth Code di cui su Aruba non c'è traccia. D'altra parte, questi ti danno la registrazione, spazio disco, caselle di posta, eccetera. Qualcosa in cambio se lo prenderanno pure no?
Di questi tempi si sprecano le pubblicità di
Adsl più o meno gratuite. E tutti ci cascheranno, come ci cascarono con il dialup gratuito a suo tempo. Tutti si metteranno in casa delle connettività precarie, con banda inesistente e mille limitazioni. Ma perché si considera ragionevole l'irragionevole canone Rai, che serve anche a pagare l'irragionevole stipendio di Cattaneo e Vespa, ma si giudica irragionevole l'idea di pagare un ragionevole canone per la connettività e l'email?