Quelli che obbediscono ai terroristi
di RENATO FARINA
Alla fine Ds, sinistre e pacifisti cedono al ricatto e mettono cappello sul corteo chiesto dai rapitori. Per il ritiro dall'Iraq e contro il governo Berlusconi.
Sono tanti. Proponiamo i più rappresentativi. Loro ci vanno. Piegano la testa, alzano i colori dell'Arcobaleno, e muovono i passi al ritmo stabilito dagli aguzzini. Attenzione. Nessuna gogna. Le foto che vedete qui esposte in bacheca non sono l'illustrazione di una colpa, un invito alla pubblica riprovazione. Chi vuole può persino baciarle. Ci possono essere infatti molte nobili ragioni che spingono oggi molti ad unirsi al corteo pacifista. La vicinanza alle famiglie degli ostaggi è quella che capiamo di più. Ognuno esprime la sua pietà come può, e ci inchiniamo alla libertà persino di arrendersi. Ma noi siamo convinti che essere fratelli di Agliana, Cupertino e Stefio non implichi l'obbedienza imbelle agli ordini osceni dei terroristi. Si può dipingere come si vuole l'adesione. La realtà è questa: quest'oggi marceranno due categorie di persone accanto alle famiglie ferite: 1) i sostenitori impuniti dei sequestratori e degli assassini (Quattrocchi, ricordiamolo, lo hanno già ammazzato), e nelle pagine interne forniamo le prove di questa affermazione; 2) chi, per una specie di fatalismo, accetta l'onnipotenza della violenza, e ritiene che l'unico modo per salvare il salvabile è conservare la vita ma perdere se stessi. Ci dà pena vedere un uomo che tante volte abbiamo criticato come Oscar Luigi Scalfaro, del quale però abbiamo sempre ammirato la testarda coscienza, piegarsi come un salice piangente alla tempesta. Non dimentichiamoci un fatto, mentre il corteo va dietro chi è spinto dalle ragioni dell'amore disperato. La marcia è il trasferimento in piazza di una decisione sostanziale e ben più grave presa dalla sinistra tutta (moderata o massimalista ormai è la stessa cosa: il riformismo ha perso). Ritirarsi. Andarsene. Acquattarsi nell'illusione di un'Europa preservata dal male nella roccaforte dell'irresponsabilità. Si parla tanto male a sinistra di tivù del dolore. Quello in scena oggi dalle parti di San Pietro è la politicizzazione del dolore, il reality show di una propaganda infelice e impudica. La preghiera sale sempre in cielo, e le lacrime delle madri bucano le pietre. Non meritano però di essere incoronate dalla viltà civica. C'è una cosa terribile che abbiamo visto praticare in questi giorni dai parenti soffocati dal dolore: il cambio della bandiera. Sventolavano quella italiana, e c'era come una chiamata dell'intero popolo a stringersi «a coorte». Il vecchio carabiniere Stefio, il padre di Salvatore, a Cesenatico percorreva la via con il passo stanco e il volto di pietra, ma erano giovani e freschi il verde, (...) ( segue a pagina 3) (...) il bianco e il rosso. I rapitori hanno visto le immagini, sentito le parole umanissime: ci guardano per via di satellite, capiscono l'italiano. Non gli bastava per rilasciare vivi quegli uomini. Visto che Silvio Berlusconi non ha seguito José Luis Zapatero sulla strada del ritiro delle nostre truppe, hanno preteso l'umiliazione dei familiari. Ora, a sfondo delle dichiarazioni televisive di sorelle e fidanzate, c'è soltanto l'Arcobaleno. Sia chiaro: quei colori non ci ripugnano, li sventolano tante brave persone. Ma oggi quei pezzi di stoffa sono il prezzo di un ricatto vergognoso. Se fossi padre Alex Zanotelli, che ha reinventato quel simbolo per il marketing pacifista, chiederei alle famiglie di pregare, ma di portare le loro belle bandiere. Il valore della pace non può essere un'esclusiva di quel club antiamericano. Anzi. Magari le persone, le cui foto esponiamo qui, saranno quelle cui sarà dato merito di aver salvato gli ostaggi. Ottimo. Congratulazioni a priori. Ci domandiamo: che conseguenze avrà aver ceduto così? Fassino «auspica» una piazza gremita. Non era quello della «fermezza»? Non erano tutti contro le «inaccettabili trattative»? Parole al vento. I fatti sono lì. Cedere al ricatto dei sequestratori ha sempre oliato la macchina del delitto. E stavolta non si tratta di una banda di isolati malfattori, ma di un'entità dalle mille teste, alcune delle quali - lo sappiamo ahimè - oggi manifesteranno solidarietà alle loro vittime. Infine. Per una volta possiamo dire di essere orgogliosi del nostro premier? Ha fatto quanto doveva, ha tenuto diritta la schiena. Altro che servo di Bush, ha mostrato che pietà privata e decoro pubblico possono stare insieme.
La copertina de il manifesto di oggi puo` andare, come replica?
"non servo?" ;-)
Ma infatti, non è un servo, i "servi" sono utili!
Lui è solo un leccaculo.
[OT] Upgrade di MT? Da quì non si legge più il numero di commenti