Dopo le torture angloamericane in Iraq
GLI ANTICORPI DELL’ORRORE
di ANGELO PANEBIANCO
La vicenda delle torture e dei maltrattamenti inflitti da alcuni soldati americani ai prigionieri iracheni nel carcere di Abu Ghraib ha provocato un grave danno di immagine per la coalizione angloamericana. Proprio nella fase più difficile (per gli occidentali) delle operazioni belliche dopo la caduta di Saddam Hussein, i terroristi hanno ottenuto una vittoria propagandistica. La denuncia di un soldato americano, subito diffusa dai mezzi di comunicazione, ha provocato le reazioni che ci si poteva (e ci si doveva) attendere: la direttrice del carcere, Janis Karpinski, è stata rimossa dal suo incarico e finirà di fronte alla corte marziale, i soldati identificati come autori dei maltrattamenti sono stati arrestati, il presidente Bush e il premier britannico Blair hanno espresso rammarico e assicurato che i colpevoli saranno puniti. Ma è inutile negare che il colpo, per le forze occidentali, è pesante. E' sacrosanto pretendere che l'impegno a colpire i responsabili e ad operare perché queste cose non accadano più sia mantenuto. Una volta detto questo, tuttavia, bisogna anche osservare che c'è una buona dose di ipocrisia nelle reazioni sia del mondo arabo (l’emittente Al Jazira si è scatenata contro gli americani, e la Lega Araba, di cui tutti abbiamo potuto apprezzare in questi mesi la latitanza e il disinteresse per la ricostruzione dell'Iraq, si è svegliata di colpo per protestare) sia di quella parte del mondo occidentale che ha fatto di questa spiacevole vicenda l'ennesimo pretesto per manifestare la sua ostilità agli Stati Uniti.
In tutte le guerre accadono episodi del genere e anche i soldati delle democrazie possono commettere (ne hanno commessi spesso) atti riprovevoli. La differenza fra le democrazie e le tirannie è che le prime, quando i loro soldati si macchiano di colpe, possiedono gli anticorpi, politici e giudiziari, per curare l'infezione. Questo vale per gli Usa, come, ad esempio, per Israele. Nel caso delle tirannie, invece, non solo non esistono gli anticorpi ma torture (e massacri indiscriminati) sono parte integrante del loro modus operandi .
Prendiamo il caso della Lega Araba. Di quell’onorato consesso faceva parte fino a un anno fa un assassino e grande specialista di torture come Saddam Hussein ma non risulta che la Lega gli abbia mai presentato il conto. Tuttora, essa ospita un certo numero di tagliagole e torturatori di professione. Non pare proprio che la Lega Araba abbia titoli per fare prediche a chicchessia sui diritti umani. Ma anche molti di coloro che in Occidente si dicono scandalizzati dovrebbero tacere. Sono persone da cui non è mai venuta una chiara parola di plauso per la caduta del regime del terrore di Saddam Hussein. Erano e sono troppo impegnate ad accusare gli americani (e gli israeliani) di nefandezze per potere riconoscere i veri mostri. Anche a causa di quella malattia, tipicamente occidentale, che ha sempre portato tanti occidentali a giudicare con severità gli errori delle democrazie e con indulgenza i crimini delle tirannie.
Detto ciò che c'era da dire sull'ipocrisia, resta che nella partita irachena sono stati commessi troppi errori. Anche per questo una punizione rapida e esemplare per la vicenda di Abu Ghraib è necessaria. Si tratta di dimostrare all'opinione pubblica araba (e anche a quella parte di opinione pubblica occidentale che non ci crede) che se è vero che gli uomini sono sempre gli stessi, lo stesso impasto di bene e di male, vivano essi sotto le democrazie o sotto le tirannie, è vero anche che le democrazie, per la capacità che hanno di correggere i propri errori, restano incomparabilmente migliori delle tirannie.
Mi sa che il premiato si chiami Angelo e non Angleo...
Mi dispiace, me lo son trovato in email stamattina e non ho potuto fare a meno di passarlo :) Comunque a essere corretti ci vorrebbe un ex-aequo con Sergio d'Elia visto che dicono la stessa cosa: http://brodoprimordiale.net/archives/001997.php
Titolo del primo articolo: Italiani…popolo autodistruttore
Premetto che pur se nato in Venezuela, dove ho trascorso anche la mia fanciullezza, sono figlio di italiani emigrati.Non appartengo ad una famiglia ricca.
Ho girato parecchio il mondo, non dirò qual è il mio mestiere onde evitare che si dica che mi voglio far pubblicità. Ho constatato che gli italiani amano distruggere tutto quello che d'italiano diventa il simbolo nel mondo.
Parliamo di musica, di automobili, di vini e parliamo anche di Silvio Berlusconi.
Un uomo che con tutti i difetti che può avere un essere umano ha dimostrato di interessarsi a quest'Italia. Ovvio, ci sono anche i suoi interessi, e chi non ne ha? Forse non ne hanno i signori della sinistra? Tutti desideriamo possedere come lo desiderano anche loro, i quali, proprio come Berlusconi hanno proprietà private e yachts ormeggiati in Sardegna, a Portofino e a Montecarlo. Forse i comunisti vincendo il superenalotto non investirebbero i loro soldi? Li dividerebbero proprio con tutti?
(Che bello essere comunisti così).
Inoltre vorrei dire che Berlusconi ha dimostrato di essere uno Statista d'eccezione, ammirato in tutto il mondo. Odiamo l'America noi, ma usiamo Internet, come mai? Odiamo tutto quello che dimostra di essere dinamico e tecnicamente avanzato, ma rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare invece di stare sempre a dire peste e corna di tutti quelli che invece si danno da fare.
Non riusciamo ad essere coerenti con quello che diciamo.
La violenza psicologica che sta facendo la sinistra in Italia è qualcosa di assurdo, da oggi non mi nasconderò più dietro a un paravento perchè bisogna nascondersi se si apprezza Berlusconi. Non vedo il perchè, se tu comunista non ti vergogni perchè lo devo fare io?
Viva Silvio, che modernizza e rende laboriosa un'Italia troppo spesso massacrata dalla mollezza delle sinistre che sanno solo distruggere e non edificare; che sono caratterizzate soltando dall'invidia e dalla pochezza. Ma cosa vogliamo un mondo insignificante e nelle mani di chi?
Del mondo arabo forse? Tutti abbiamo i nostri scheletri nell’armadio.
Non faccio nomi ma anch'io sarei tentato di scagliare sulla testa di certi personaggi goffi e grassi della sinistra non un cavalletto fotografico, bensì quello che si usa in atletica, ma mi contengo. Guai se un simpatizzante di Forza Italia avesse colpito per esempio Prodi, ci pensate? Apriti cielo.
Voglio concludere dicendo che Berlusconi è sicuramente attento ai propri affari (come lo siamo tutti dei nostri) ma contemporaneamente, deve occuparsi anche degli affari italiani in genere e se gli affari in genere vanno bene aumenta il lavoro, molto semplice..come facciamo a non capire questo?
Basta di questa caccia alle streghe che dimostra soltanto la debolezza della sinistra che non ha più argomenti, smettiamola di sprecare le nostre energie a colpevolizzare in questo modo sempre e soltanto una persona. L'Italia è malata da tempo, da quando era governata da altri, Silvio è soltanto un inizio di cura che può dare i suoi frutti ma lasciamolo lavorare. Le antipatie possono esserci ovvio, anche a me stanno antipatici da morire due o tre personaggi della sinistra ma non per quello vado in giro a spaccar loro la testa.
Grazie Silvio, non stufarti ti prego
Cosmo de La Fuente
Il mio amico comunista
(Cosmo de La Fuente)
Malgrado il freddo dicembrino quella giornata del 1978 era cominciata bene, mi ero alzato alle 6.45 come ogni mattina ed ero arrivato a scuola con un po’ di anticipo come di mia abitudine. Com’era diversa la vita in Venezuela, pensai, il freddo non si sa cosa sia. Ero infatti da poco arrivato in Italia, mio padre dopo anni di lavoro all’estero aveva deciso di rientrare in Italia, non riusciva a starne lontano e noi figli ci eravamo rassegnati, avevamo salutato per sempre il paese dov’eravamo nati e cresciuti.
Quel giorno conobbi Tony, mi sembrò un tipo a posto e malgrado non parlassi ancora un italiano correttissimo mi avvicinai a lui e commentai qualcosa circa un lavoro che ci aveva assegnato un insegnante.
Da quel giorno diventammo amici, presi a frequentare la sua casa e lui la mia, scoprii che sua madre e la mia erano nate in due paesi della Campania a pochi km di distanza l’uno dall’altro.
Studiavamo insieme, il sabato e la domenica uscivamo, lungi da noi discorsi di tipo politico e quant’altro che potesse in qualche modo nuocere il normale andamento della nostra amicizia, anche perché non m’interessavo proprio a queste cose.
Un giorno però Tony mi telefonò a casa e mi chiese di vederci al solito bar a metà strada, dov’eravamo soliti incontrarci. Capii che c’era qualcosa che non andava, la sua voce aveva toni inquietanti e durante il tragitto in autobus pensai che il mio amico aveva qualcosa che lo preoccupava e avrei fatto di tutto per aiutarlo.
Arrivai al bar e lo vidi già seduto a un tavolino, mi sedetti anch’io e lui guardando fisso il posacenere cominciò a parlare così: - Carlos…sono imbarazzato devo dirti qualcosa che non vorrei dire, ma sono costretto. Mio padre non vuole che io abbia a che fare con te – Mi sentii un tuffo al cuore e nell’incredulità non riuscii a dire niente ma dalla mia bocca uscì solo la parola ‘perché’. Tony continuò: - mio padre dice che tu appartieni a una famiglia di capitalisti, del tipo filo-americana e dice anche che tuo padre è titolare di un’azienda, mentre lui è un povero operaio attivista di sinistra, di quelli che partecipano alle manifestazioni contro il potere capitalista, ai picchetti, agli scioperi, ecc. ecc. quindi non può accettare che io sia amico tuo – A quel punto replicai e gli dissi che mio padre era sempre stato un operaio, che era emigrato in cerca di fortuna e che se era riuscito a fare qualcosa gli era costato anni di sacrifici all’estero e lontananza dal suo paese natio e che qui la sua azienda era solo qualcosa di piccolo con pochi dipendenti…niente di più. A nulla servirono le mie spiegazioni, la nostra amicizia era stata rovinata dalla politica questa sconosciuta, da qualcosa di cui io non mi ero mai occupato. Imparai ad odiare questo modo di fare e da quel giorno cominciai a guardarmi intorno e conobbi simpatizzanti di sinistra e simpatizzanti di destra. Potei constatare che il Comunista doc, quello che andava in giro con l’eschimo, la borsetta fatta all’uncinetto e che sedersi a terra era il suo massimo concetto di aggregazione, arricchito al massimo da una canna in compagnia, per intenderci, era posseduto da un’invidia lacerante rivolta a tutto quello che intorno a lui aveva una funzione attiva ed emancipata. Ancora oggi è così, il comunista è attaccato al vecchiume, ma non nelle tradizioni e usanze che anch’io apprezzo, ma nei concetti che servono solo a inceppare il complicato funzionamento dei rapporti sociali. Il comunista tipo ha sempre da scaricare la colpa a qualcuno se qualcosa nella sua vita non va, non utilizza il suo tempo a rinnovarsi bensì lo perde a odiare chi invece si fa il mazzo per raggiungere obiettivi di rilievo nel campo professionale. Riduce tutto alla parola ‘capitalista’. E’ esperto nel linguaggio subdolo, si attacca alle caratteristiche fisiche delle persone che hanno pensieri politici e sociali diversi dai suoi per deriderle, e conclude il discorso definendoti un fascista. Troppo comodo.
Non si tira su le maniche, per lui è più semplice sparlare di tutti dal suo anemico punto di osservazione e adora auto commiserarsi e addossare le colpe dei suoi fallimenti a tutti tranne che a sé stesso.
Il suo male è proprio questo, non è capace di edificare nulla, si crogiola nel cumulo di macerie che egli stesso ha procurato con fare autolesionista dice che il suo paese è marcio, che i capitalisti hanno rovinato la società, che l’America è la sede di tutto il male nel mondo, e bla bla bla.
Dopo qualche anno di esperienze varie ho capito che il Comunismo è una specie di virus degradante che, oltre ad autoledersi (il che è un bene) danneggia anche gli altri, è un virus che rallenta il normale andamento della vita di tutti i giorni come i virus nel web rallentano i computers…si proprio i computers simbolo della modernizzazione tecnologica dei nostri tempi. Forse preferite ancora gli emanuensi.
Il Comunismo è morto e sepolto e la nostra società ha bisogno di operatività, lavoro professionale, investimenti anche da parte degli industriali per aumentare il lavoro. L’Italia non può e non deve retrocedere a cento anni fa.
Vorrei soltanto dire a quanti, dopo aver letto il mio precedente intervento dal titolo ‘italiani…popolo autodistruttore’, mi hanno accusato di capitalismo e di avere chissà quali affari nel mondo, che di affari purtroppo non ne ho, che il mio mestiere e fin troppo noto, facile da scoprire, che non sono un capitalista e che se avessi affari per il mondo starei solo lavorando e non commetterei niente di male e magari potrei offrire del lavoro ad altri. Continuo a dire che apprezzo Silvio Berlusconi perché modernizza e rende laboriosa un Italia che merita di stare tra i paesi industrializzati nel mondo.
Cari comunisti interrompete quello sguardo misto tra compassione a sufficienza, non sentitevi sempre così intelligenti, non siate presuntuosi, invidiosi, taccagni, egoisti e miseri. Adoperatevi a migliorare la nostra società, il Comunismo è roba del passato…per fortuna!
Dal giorno in cui il mio amico mi fece questo discorso cominciai a odiare il vostro modo di pensare e di confrontarvi con gli altri, questo stupido modo di fare che tradotto in linguaggio di tutti i giorni significa il nulla.
Al mio paese alla sei del mattino il sole è già alto nel cielo, le strade della città cominciano a prendere vita e il suono familiari di voci e auto in movimento di avvertono che da lì a poco comincerai a sentire il profumo dei cibi tipici: empanadas, arepas e tajadas de platano.
Le note della musica a ritmo di salsa ti arrivano dolcissime alle orecchie, ti svegliano con delicatezza come una mamma fa con il proprio bambino.
Non ci importa molto se non abbiamo soldi per vivere alla grande, per noi è bellissimo vivere in questo modo e ci sembra di vivere alla grande.
Chi è più fortunato ha un lavoro che ti pagano poco, almeno ti senti utile e malgrado il caldo che ti rallenta un po’, cerchi di dare il meglio di te. Quando il lavoro scarseggia, oppure il fine settimana, puoi andare al mare, se raggiungi Higuerote, ad esempio, ti rendi subito conto che sei in un paese meraviglioso, il mare è cristallino e limpido, di un verde turchese che rimane nella mente per molti giorni e il cielo è vicino, ti sembra di poter toccare l’azzurro intenso.
Dalle radio continua la colonna sonora della musica salsa e merengue, canzoni d’amore e altre di tipo erotico.
Se di sera passeggi per la città di Caracas, devi stare attento in quale zona ti vai a ficcare, perché ci sono i delinquenti, dicono gli italiani…si è vero sono delinquenti, ma non per scelta penso io. La miseria in cui sei costretto a vivere a volte ti invita a commettere azioni illegali del tipo rapina a mano armata o borseggio.
Il regime di Chavez, comunista incallito, non è migliore di quello non comunista di Carlos Andres Perez, ritenuto il presidente più corrotto al mondo o quello di Lusinchi. Allora scendiamo in piazza, al caldo, circondati da palme tropicali e da fiori variopinti, da alberi di mango e fontane bellissime. Intorno a noi il contrasto dei grattacieli stile americano e sulle colline migliaia e miagliaia di favelas della povera gente. Chiediamo che Chavez se ne vada, le sue promesse non può mantenerle. Siamo ricchi di petrolio però non ci basta.
A volte pensiamo che il male minore sia quello di avere gli americani tra di noi, forse Bush, che sicuramente avrà i suoi interessi, proprio per quelli, ci risolleverà le sorti e ci permetterà di vivere dignitosamente. Abbiamo paura dei falsi comunisti, perché Chavez è troppo amico di Fidel e come lui vuole portare il Venezuela lontano dallo sviluppo e tenerlo segregato in un limbo assurdo.
A questo punto tentiamo di guardarci intorno, anche noi abbiamo Internet grazie a un americano, e ci domandiamo se non sarebbe migliore avere uno come Berlusconi, che, per portare benessere alle sue cose dovrebbe portarlo anche a noi. D’altra parte i Comunisti hanno fatto peggio, sono solo stati capaci di litigare con tutti, inimicarsi i paesi che sono il motore del mondo.
Peccato che tutto questo succeda un po’ ovunque e in questo caso parlo di Caracas, la mia città, bellissima, calda e sempre allegra. Per quello ci piace cantare e facciamo anche le serenate alle belle ragazze dalla pelle ambrata.
Dobbiamo lasciarla a volte, per cercare fortuna, quando arriviamo in paesi come l’Italia capiamo che si riesce a vivere in un altro modo, più triste e grigio, certo, ma se hai dei bambini puoi offrire loro qualcosa di solido.
Spero che arrivi anche in Venezuela qualcuno tipo Berlusconi e spero tantissimo che l’America metta il suo naso questa volta. Sarebbe il male minore…non credete?
Cosmo de La Fuente
No, non credo. La libertà non ha prezzo.
vado ogni giorno alle lezioni del professor panebianco e le stesse cose che premiate col premio calderoli di solito le contestualizza,non le estrapola senza cognizione di causa come avete fatto voi.Lui è uno scienziato e non si presta a quei semplicistici giudizi di valore di cui avete bisogno voi;magari prima di scrivere certe boiate andate a qualche lezione anche voi,altrimenti concentratevi su argomenti più terra terra come cavolfiori e barbabietole
‘Familia Futura’ progetto per la famiglia tradizionale e la bigenitorialità
Cosmo de La Fuente
Si è parlato, mai abbastanza in verità, di “bigenitorialità”, ma, prima di esprimere un parere a riguardo, sarebbe opportuno diffondere il significato corretto di questo termine. Il dizionario “Garzanti” ne dà la seguente definizione: “ presenza equilibrata e continuativa di entrambi i genitori nella vita dei figli, considerata un diritto dei figli anche quando i genitori sono separati”. Pare ovvio ma in realtà i bambini sono vittime innocenti degli errori commessi dagli adulti. Il divorzio scatena il conflitto tra i coniugi, ci ‘vestiamo’ quindi da guerrieri e, senza preoccuparci minimamente dei nostri ‘piccoli’, ci concentriamo su come guadagnarci la ragione di fronte a giudici, amici e parenti, convinti di essere al centro del mondo e di stare sempre e comunque dalla parte della ragione. Il fattore economico gioca un ruolo assai importante nella guerra tra marito e moglie, la sete di vendetta, inoltre, accende un fuoco indomabile che gli avvocati divorzisti alimentano, consci che da quelle macerie e da quell’odio scaturiscono i loro guadagni. Gli azzeccagarbugli dei nostri tempi, come diavoli tentatori, consigliano il coniuge più forte di non accettare il giusto, inducendolo a pretendere quasi l’impossibile, anche a costo di mettere sulla strada l’ex coniuge, costretto a vivere, in alcuni casi, da accattone. L’industria denominata ‘divorzificio’ ha vissuto floridamente sfruttando i drammi familiari di milioni di persone e il dolore dei bambini.
La società si è giustamente occupata della fame nel mondo, dello sfruttamento dei bambini nei paesi del terzo mondo, dei diritti degli omosessuali; del maltrattamento degli animali, non ha considerato, però, la penalizzazione di quei bambini che inermi hanno vissuto la separazione permanente da uno dei due genitori, in particolare dal padre, che come sappiamo è il genitore più penalizzato. Ma quali sono gli effetti che questo stato di cose ha causato a quei minori che, una volta divenuti adulti, manifestano sintomi di astinenza da genitore, con casi di ‘femminilizzazione’ indotta per i maschi e, viceversa, di ‘mascolinizzazione’ per le femmine? Anche tra i tossicodipendenti vi è un grande numero di figli di separati che hanno sopportato male l’assenza costante di un genitore. La presenza equilibrata e continuativa di madre e padre, come diritto dei figli, anche quando sono separati, non ha avuto luogo. Tutto questo è avvenuto con la complicità di alcuni legali, usuari del beneplacito dello Stato che ha preso le veci di uno dei genitori. Troppo spesso il tribunale non ha tenuto conto della legge sulla bigenitorialità, che esiste da anni in realtà, probabilmente perché in questa strana società non si può accettare che un figlio venga cresciuto da entrambi i genitori se essi si sono separati. Abbiamo quasi abbattuto il tabù dell’omosessualità e nel mondo si discute anche sull’eventualità di permettere a coppie dello stesso sesso di adottare un bambino, com’è possibile che ancora non si digerisca il fatto che un padre possa prendersi cura dei propri figli come una madre? Un’infinità di mamme, nonne, sorelle, ex mogli e nuove compagne ritengono che i bambini debbano godere comunque di entrambi i genitori, per il loro bene psicologico.
Statistiche autorevoli stabiliscono che negli anni della penalizzazione dell’uomo è aumentato considerevolmente il numero di suicidi dei padri separati dai propri figli e che i minori a cui è stata negata la presenza di uno dei genitori hanno vissuto questa situazione come una menomazione. Imperterrito il sistema ha deciso di continuare ad infierire. Ma attenzione, occorre non dimenticare che l’uomo troppo spesso ha dimostrato disinteresse verso i figli. Qualche papà mediocre si giustifica dicendo che, tra il soffrire atrocemente per un affidamento non concesso e lo scomparire definitivamente dalla vita del figlio, ha optato per la seconda situazione, la meno dolorosa. Sappiamo, però, che molti maschi si comportano così perché a loro volta sono vittime del luogo comune che vede il papà incapace di occuparsi dei figli, sono pedine di questa deleteria fissazione dell’umanità . Come i “belli” mettono in luce i “brutti” per rendere più visibile la loro superiorità fisica, non dobbiamo aver paura di prendere atto di quanto possano essere inetti questo tipo di uomini. Se prendiamo coscienza dell’esistenza di padri indegni, possiamo dimostrare che ci siamo anche noi, padri a tutti gli effetti, cuori maschi che amano i propri figli.
Padri e madri uniti in quanto genitori anche se divisi come coniugi. Non è una chimera, è un diritto di ogni bambino. Cosa possiamo fare allora?
Sebbene interessanti non basteranno dei corsi pre-matrimoniali, sappiamo che quando si decide di sposarsi non si pensa sia possibile la conclusione del rapporto di coppia; non sarà sufficiente nemmeno l’aiuto di psicologi al momento della separazione, occorre far rispettare la legge.
In un paese diventato multirazziale esiste anche il pericolo che un genitore straniero fugga portandosi via i figli,atto che, con la legge attuale, non viene trattato come un vero e proprio rapimento. Cosa possiamo fare allora? Insieme donne e uomini occorre lottare per assicurare la pari genitorialità ai nostri figli. E’ necessario ritornare a parlare di famiglia e, insieme alle innovazioni chieste a gran voce dalle comunità alternative, deve manifestarsi anche il diritto di un miglioramento della famiglia tradizionale, nel pieno rispetto della bigenitorialità.
Diventa indispensabile una rappresentaza al governo che sorvegli, gestisca e assicuri il rispetto del naturale diritto dei minori anche quando la famiglia si scompone da “moglie-marito-figli” a “madre-padre-figli”.
Noi che soffriamo per questo dramma sociale, dobbiamo far si che tutto questo si realizzi. Ho dedicato giorni e notti a questo diritto negato, con la vostra stessa passione ho discusso e ho assorbito il tormento descritto da migliaia di voi. Ho riempito pagine e pagine con storie crudeli, mi sono attirato qualche volta l’antipatia da parte di genitori affidatari. Ma grazie al vostro manifestarvi ho constatato che siete in moltissimi a confrontarvi con me, con suggerimenti, testimonianze, critiche e dimostrazioni di affetto. Da qui nasce ancora una goccia che finirà nel mare delle iniziative, atta a dar vita a “la corrente del cuore”, rivolta alla difesa della famiglia. I primi obiettivi sono l’osservanza e l’applicazione della legge sulla bigenitorialità, affinchè venga applicata e ulteriormente migliorata, vogliamo anche parlare di madri sole e donne bisognose, e non meno importante, dell’importanza della famiglia tradizionale composta da uomo, donna e figli. Questa corrente è rivolta a tutti i padri e le madri di buona volontà. Ho diviso con tutti voi le speranze e le delusioni, anche ora, come tra vecchi amici vorrei rendervi partecipi del mio sogno. Non ho mai sentito la necessità di avvicinarmi a chi conta , questa volta, però, ho cercato di partire dalla radice. Un progetto di famiglia tradizionale nell’interesse dei figli. Senza toni accesi, lasciando a casa l’aggressività verbale. Questa è e sarà la mia linea.
Teniamoci in contatto. Uomini e donne di ogni età, sostenitori del valore della famiglia, tutti insieme, diamoci una mano. Ho bisogno di rendere noto che siamo molti, che siamo in tantissimi, tanti cuori simili. Non abbiamo un colore politico, siamo in possesso, per ora, di un proposito che ambisce dar voce a chi normalmente non ce l’ha. Il nuovissimo contatto, dove inviare esclusivamente il vostro nome, far sentire la vostra presenza e la vostra forza, per darmi suggerimenti, è a fondo pagina. Per l’amore, per la famiglia, per i figli.
familiafutura@yahoo.it
Cosmo de La Fuente
blog (www.familiafutura.blogspot.com)
Non odo rumor di piccola gente..
commenterebbe certo così il prof.panebianco al vostro maldestro, penoso, fazioso tentativo di commentare un pezzo di scienza politica come quello postato da voi: adamantino e inconfutabile.