"La cosa
che mi indigna sono tutti questi
personaggi che stanno attorno a
Berlusconi. La borghesia che circonda
Berlusconi. Gente con cui
non si riesce neppure a parlare". Una bella intervista di Roberto Cotroneo a Giorgio Bocca, pubblicata su l'Unità di ieri.
«C’è un sovversivo
a guidare l’Italia.
Prodi può fermarlo»
Roberto Cotroneo intervista Giorgio Bocca
da l'Unità del 3 maggio 2004
Era il 1991. Giorgio Bocca,
classe 1920, pubblica uno dei
suoi libri più belli, Il provinciale:
la storia della sua vita, e la storia
di sessant’anni di vita italiana.
Racconta la sua infanzia piemontese,
la sua guerra partigiana, la
sua carriera di giornalista in un
paese che stenta a riprendersi, la
Fiat, il potere,
il governo, il benessere
economico.
Sembra
una storia compiuta,
quella
che racconta
Bocca nel Provinciale.
Al punto che dopo
353 pagine
il libro si chiude
con una domanda:
«che resta
da capire?».
Sembrava
non restasse
molto da capire.
Ma era il
1991. E di lì a
poco Bocca ha
dovuto ricominciare
a capire
molte cose
che stavano arrivando: la discesa
in campo di Berlusconi, la deriva
di questo paese. La fine delle regole.
Il dissolversi di un mondo, il
razzismo strisciante, le nuove
guerre, e un paese che, confrontato
ai sessant’anni precedenti appare
irriconosibile.
Oggi Giorgio Bocca è sfiduciato
e come lui stesso dice, osserva
quello che gli accade attorno in
un modo maniacale, senza perdersi
nulla. Non è mai stato comunista,
ma ha sempre avuto
una simpatia e una vicinanza verso
i comunisti. Ha fatto il cronista
senza mai cadere nei luoghi
comuni. E c’è una pagina della
sua autobiografia molto bella.
Quando racconta di essere andato,
nei primi anni Cinquanta, alla
presentazione di una nuova linea
di trattori della Fiat. Trattori progettati
perché potessero muoversi
sui terrazzamenti delle colline delle
Langhe, con delle ruote snodate
e sbilenche. C’era l’ingegner
Valletta, c’erano i dirigenti Fiat. E
quei trattori che sembravano la
promessa di un’Italia nuova che
usciva dalla guerra, gli davano la
sensazione di essere sghembi, come
era un po’ sghembo il modo
di camminare di Valletta, che usava
il bastone, eppure solidi. Quella
scena gli aveva fatto pensare
che il nostro paese fosse un «paese
sghembo ma di buon senso».
Eppure quel paese sghembo
ma di buon senso sembra aver
lasciato il posto a un paese che
non ha memoria, e neppure la
capacità di guardare al suo passato.
Nell’immediato futuro ci sono
le elezioni europee, in un presente
sospeso che sembra non finire
mai, quello di Silvio Berlusconi.
Bocca, per chi voterai alle
prossime europee?
«Votero per la lista Prodi, per
un sacco di ragioni. Prima di tutto
per una questione di coerenza.
Perché io sono nato politicamente
con la guerra partigiana. E da
allora non ho mai cambiato il modo
di votare. Ho sempre votato
per questa illusione di fare un paese
diverso, civile, responsabile.
Ma qui il caso è diverso, qui voto
per la lista Prodi non “per” ma
“contro”».
Non è difficile immaginare
“contro” chi voterai...
«Sì spero di togliermi dai piedi
questo personaggio Berlusconi.
Certo, la svolta bushiana ci
sarebbe stata anche senza Berlusconi.
Ma io credo nella capacità
delle persone di influenzare la storia.
Berlusconi ha impresso a questa
svolta con un ritmo spaventoso.
Berlusconi è l’uomo più sovversivo
che ci sia mai stato in Italia».
Tu il sovversivo l’hai conosciuto
bene.
«Sì è un personaggio che riesce
a recuperare il peggio di ogni
cosa. A rimettere in piedi la Lega
Nord, a distruggere lo Stato, a trasformare
la stampa italiana in un
organo vendicativo e cialtrone.
Lui tutti quelli che assume sono i
peggiori che ci sono nel paese».
Ha anche sdoganato An.
Qualche anno fa hai detto
che Fini non è mai stato un
fascista.
«Ma sai, bisogna distinguere
tra i fascisti che credono ancora
nell’ideologia diMussolini, e quelli
che sono fascisti nel comportamento,
nel modo di essere. In
questo senso Fini è persino più
pericoloso dei fascisti».
E questa Lega senza Bossi
che futuro può avere?
«La Lega doveva scomparire
già da anni. E’ stata tenuta in piedi
da una destra alla quale conviene
avere questa forza ricattatrice
e urlatrice. Bossi avrebbero potuto
eliminarlo mille volte, anche
giuridicamente. Ha violato la legge
innemerovoli volte, e nessuno
glielo ha mai contestato veramente».
Però anche la sinistra nel
passato si è alleata con la
Lega.
«Ma sai anche io ho sostenuto
Bossi, all’inizio. Più “contro” che
“per”. A me faceva comodo una
forza anarcoide che facesse fuori
la democrazia cristiana. E il craxismo».
Sì ma poi la forza anarcoide
si è trasformata in un partito
di potere, con i suoi ministri
al governo.
«Io sono caduto nel solito errore.
Che viene da lontano. Durante
la guerra partigiana, e durante
il mio sodalizio azionista,
mi ero convinto, una convinzione
che è durata a lungo, che l’intelligenza
e la razionalità non
avessero rivali. E che quindi gente
come i leghisti erano vinti in partenza,
non potevano avere il sopravvento».
Invece ora sei convinto che
purtroppo non è così.
«Questo paese non è mai stato
così in basso. Quando tu hai
una capo del governo, per fare un
esempio, che vuol salvare gli
ostaggi in Iraq, e poi contemporaneamente
dichiara di essere il miglior
alleato degli Stati Uniti, cosa
devi concludere?».
La consideri una gaffe?
«Molto peggio. Ma poi la cosa
che mi indigna sono tutti questi
personaggi che stanno attorno a
Berlusconi. La borghesia che circonda
Berlusconi. Gente con cui
non si riesce neppure a parlare».
E a sinistra come vedi la situazione?
«La sinistra è handicappata da
questa svolta mondiale, da questo
rigurgito di imperialismo e di
colonialismo».
Anche dalle divisioni interne?
«A volte ci sono cose che non
capisco. Prendi Antonio Di Pietro.
Io non capisco perché sia così
diffamato. Di Pietro è una persona
per bene, in fondo. Ha fatto
ottimamente il suo lavoro di magistrato.
Solo che poi vai a scavare
e scopri che è berlusconiano
nella mentalità, nel tipo di cultura
che ha».
Ma è alleato con Occhetto.
«Occhetto è un caso personale.
E’ stato trattato talmente male
dal suo partito… Eppure è uno
che ha fatto la svolta. Si è preso
una responsabilità straordinaria.
E anche le difficoltà. Ma poi la
lotta per il potere lo ha cancellato».
Ha vinto D’Alema.
«Sì. Io con D’Alema ho un
vecchio rapporto di urto».
Perché?
«Non per lui. Per il suo entourage,
che non mi è mai piaciuto.
Troppo a suo agio in una politica
di potere piuttosto che in una politica
idealistica e ideologica».
Forse sei troppo severo.
Non credi che la politica del
potere venga da tutt’altra
parte?
«Sì, ma si rimane sempre stupiti
di certi comportamenti di certe
affermazioni. Prendi Fassino».
Ce l’hai anche con Fassino?
«No, ma ogni tantomi sbalordisce.
A un certo punto dà un’intervista
a “Repubblica” e dice che
Giuliano Ferrara pur stando dall’altra
parte è sempre uno dei nostri.
Ma come fa a dire una cosa
del genere di Ferrara. Ferrara è
veramente un dannunziano, un
personaggio che può tutto».
Stai diventando di estrema
sinistra, Bocca.
«Cosa devo dirti. Io sono sempre
stato anticomunista, nel senso
di antistalinista. Nella guerra
partigiana noi azionisti eravamo
sostanzialmente liberal-socialisti.
Avevamo una grande solidarietà
con il Pci come forza antifascista,
ma con delle grandi diversità.
Adesso certe volte mi trovo più
vicino a Cossutta o a Bertinotti.
Sono un po’ svirgolati, ma con
loro qualche discorso razionale si
può fare».
Perché con gli altri non si
può fare?
«Non è facile. Prendi quelli
del “Riformista”, il giornale tu li
capisci? Ame sembrano semplicemente
dei trasformisti».
E Prodi?
«Non mi chiedo se Prodi sia
un genio. Penso che sia una persona
per bene, viene da una famiglia
per bene».
Ma tu pensi che la lista Prodi
vincerà?
«Se saranno uniti credo che
Prodi vincerà. Anche i moderati,
i borghesi non ne possono più di
Berlusconi».
Tu credi che la borghesia
moderata possa votare a sinistra?
«Io penso che la borghesia
moderata riuscirà a votare a sinistra.
Perché è vendicativa, non è
ideologica. Se Berlusconi gli ha
rotto le scatole, non ci pensa due
volte».
E quali sono i motivi che potrebbero
convincere imoderati,
da sempre terrorizzati
dalla sinistra, a voltare le
spalle a Berlusconi?
«L’anarchia di questo paese.
Le sbandierate riforme che sono
controriforme. Le menzogne continue.
Berlusconi non ha mica inventato
niente. Ha semplicemente
proiettato se stesso sul paese.
Lui era già così dai tempi in cui
faceva la televisione. Era mitomane.
Raccontava un sacco di cose
false. Era diventato lui una barzelletta».
Anarchia. Segreti e bugie.
Una destra sovversiva, e una
sinistra che qualche volta cede
al trasformismo. Bocca,
non salvi quasi nessuno.
«Sarà che sono invecchiato.
Ma con il tempo sto diventando
maniacale. Prendi anche il giornalismo.
Non è mai stato un mestiere
così degradato come oggi. Sulla
guerra, ad esempio, è così facile
il giudizio, è talmente chiaro che
in Iraq c’è stata un’aggressione.
Gli americani circondano le città
ribelli e le bombardano. Poi apri i
giornali e leggi solo malafede e
ignoranza».
Perché, hai una spiegazione?
«Gran parte del giornalismo
italiano si è venduto alla politica
del potere. Del potere gestito da
Berlusconi. Vedi, nella prima Repubblica,
quando c’erano i partiti
tradizionali, gran parte dei giornali
indipendenti erano di destra.
Ma sui grandi temi e problemi
erano obbiettivi. Ora sono diventati
dei propagandisti di questo
ometto».
Per convinzione ideologica?
«Ma figurati, per soldi. Prendi
Bruno Vespa. Tu pensi che lui sia
così schierato perché crede nel governo,
nella fede per Berlusconi?
Se la sinistra gli desse gli stessi
cinque miliardi farebbe una trasmissione
allineata alla sinistra».
Se alle prossime politiche
Berlusconi dovesse perdere,
per quanto tempo pagheremo
i danni fatti fino a oggi».
Dieci anni?
«Sei ottimista. I danni fatti da
Berlusconi e da tutto il mondo
che gli sta attorno li pagheremo
per i prossimi cento anni».