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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
La Croce Rossa cambia il pelo...
Leggo
su l'Unità che "La Croce rossa, come d’abitudine, non ha denunciato pubblicamente per garantire la propria libertà di movimento e il diritto di accesso ai prigionieri". Mio padre fu ospite nei luoghi di villeggiatura di Adolfo (da soldato, quindi "in villeggiatura" rispetto a chi ci arrivò da ebreo, omosessuale, zingaro o testimone di Geova). Ricordo che nei suoi racconti dava un'immagine pessima della Croce Rossa. Quando tornavo a casa da scuola con la spillina chiedendo i soldi per l'offerta, lui mi offrira il doppio, purché lo avessi destinato a un poverello qualunque anziché "a quei vampiri". Raccontava che disprezzava la Croce Rossa perché - secondo lui - aveva fatto meno di nulla per chi era finito nei lager. La descriveva come una banda di ignavi, rapaci, spesso collusi con gli aguzzini. Mi diceva che a Belsen facevano sparire i rari pacchi che arrivavano ai progionieri, ridirezionandoli sul loro network di protetti. Soprattutto - sempre secondo mio padre - la Croce Rossa non fece mai il benché minimo tentativo di denunciare all'umanità libera ciò che stava avvenendo nei Campi di sterminio. Non sembra cambiato molto: sapevano, ma non dicevano (o dicevano a Runsfeld e Cheney, che è come parlare al muro). Non è però che questa cauta strategia di "accesso ai prigionieri" possa considerarsi questo successo, viste le foto che circolano di questi tempi.