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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
Giuliano, l'antidoto
Sconcertante. Il mondo sta attraversando un momento drammatico, conflitti armati e conflitti ideologici. Da un lato l’oligarchia degli affari, immersa nel petrolio e nelle armi, con tutta la sua corte di nani e ballerine. Dall’altra l’esercito colorato e un po’ straccione chi è convinto che un altro mondo sia possibile. E’ davvero in gioco la qualità della vita delle prossime generazioni, forse il futuro dell’umanità. Eppure sui giornali di oggi li vedi tutti lì, triciclisti e forzisti, concentrati nella ricerca dell’aggettivo più adatto per definire lo slogan “10-100-1000 Nassyria” che mi permetto di valutare solo quantitativamente: sul posto è stato condiviso da non oltre 30 persone (notizia confermata da chi c'era).
Purtroppo non ricordo di aver letto lo stesso sdegno, per esempio nelle dichiarazioni - che so - di Rutelli a proposito dei cori nostalgici dei carabinieri nel 2001 a Genova. Eppure suonavano ben più inquietanti, anche in considerazione di quello che quei nobili tutori dell’ordine avevano fatto e/o si accingevano a fare. Per fortuna qualcuno ancora resiste a ignavia e demagogia: la lettura del breve commento di Giuliano Giuliani pubblicato da l’Unità di oggi mi sembra l’antidoto più efficace contro la stupida mediocrità della nostra classe politica e di gran parte del sistema dell’informazione. Questo non fa che aumentare il rammarico di non poter scrivere sulla scheda il suo nome alle prossime europee, visto che la sua candidatura con Di Pietro-Occhetto è tramontata sul nascere. Ecco il testo.
Ho ascoltato commenti durissimi, ho visto volti atteggiati all’indignazione, a
proposito degli slogan su Nassiriya che sono diventati l’argomento principale
di molta cosiddetta informazione sulla manifestazione romana per la pace
e contro la visita di Bush. Quegli slogan sono a un tempo infami, imbecilli,
amorali. Ma altrettanto oscene sono le facce di quelli che non hanno speso
una sola parola quando, la sera del 20 luglio 2001, almeno un migliaio di
carabinieri acquartierati alla Foce gridavano “uno di meno” e “uno, due, tre,
viva Pinochet”. Allora io penso che chi non ha saputo o voluto condannare
espressioni ancora più infami di quelle di Roma, ancora più imbecilli, ancora
più amorali, proprio perché adoperate da uomini in divisa, oggi deve solo
tacere e lasciare a chi ha la dignità per poterlo fare il compito di condannare
con fermezza l’episodio romano.
Giuliano Giuliani