Bruno Gravagnuolo
La loro Europa, e la nostra. Naturalmente è ripugnante l’Europa sognata dal professor Galli Delli Loggia. Che denunciava ieri sul Corriere un’Unione dominata dai Cristiano-sociali e dai socialdemocratici, «ipnotizzata dal virtuismo pacifista», «avviluppata dal welfare» etc., etc. Lui, come è noto, sognerebbe un Europa col casco coloniale. Guerriera. Marziale» alla Kagan. Filo-Bush, liberista & «neocons». Benchè il suo sogno ormai si sia infranto, contro la disfatta morale dell’Iraq. E però quando scrive che l’Europa rischia di «morire sotto una cappa di perbenismo ideologico», conformista e «impermeabile a ogni novità», ha ragione da vendere! È vero, l’Europeismo è ormai una «professione», a volte una pomposa e redditizia sine cura. Grande idea senza adesioni né entusiasmi. Senza i popoli, Che alle Europee si astengono in massa (Italia a parte). Che fare? L’onere della risposta spetterebbe in primo luogo alla sinistra europea: politiche industriali, parametri da rivedere, controllo delle dinamiche inflattive (a partire dall’Euro!). Per non dire del rapporto col medioriente, col sud del mondo. E del contrasto multilaterale a Bush. Ci vuole una grande politica per una grande Europa. Coi socialisti all’attacco. E sulle ceneri di Blair.
Obviously.
Se la nonna fosse un tram. «Se la lista Prodi fosse un vero partito, il risultato potrebbe esere presentato come un successo, perché svetta di almeno dieci punti...». Già, beato il Riformista, che si affanna a inseguire chimere. Il suo cervello Dio lo riposi. La Lista Prodi non poteva, né potrà essere un partito. È un Ircocervo che spacca il centrosinistra, divide i Ds e, in quanto partito, è osteggiata da mezza Margherita. Perciò non ha sfondato. Piccola somma aritmetica: alle provinciali Ds 23%, Margherita 11%, Sdi 11%. Fa 36%. Vincevamo col botto! Perché identità, culture politiche e partiti (veri), esistono eccome. E i Ds dovrebbero essere il perno dell’Ulivo, mediando tra moderati e spinte radicali, mentre il Triciclo perde a destra e sinistra. Cari Riformisti, i fatti parlano. Guardate nel cannocchiale, come il Sagredo di Galilei. Non fate come il dogmatico Simplicio.
Manipulation. Lo ha detto in lungo e in largo, Richard Clarke, capo dell’antiterrorismo, che ha sbattuto la porta contro Bush: «La guerra dell’Iraq era sbagliata». Ma sabato al Giornale lo hanno «tartufato», come si dice in gergo nei giornali. Gli hanno fatto dire il contrario: «Sì alla guerra preventiva»(sic!). Lui voleva dire che non era ostile a un’azione preventiva antiterrorista. E invece il Giornale prende in giro i suoi suoi lettori. Proprio una Pravda di famiglia!
L’Osteria di Andrea. Povero Barney buonanima. Ormai nonno di caserma, nella colta Andrea’s version sul Foglio. Che mette in rima storie su Gentile, errori del Giornale su Siffredi candidato con la Mussolini, volatili, e il sottoscritto «punta di diamante della redazione culturale de l’Unità». Finissimo calembour letterario. Laddove Andrea si mostra senz’altro vertiginosa «punta». Non di certo di diamante, ma d’altro. Punto.
Appunto quello che si diceva nel post sopra. Oltretutto le facce di m. che si beano di f.i. ancora primo partito, non avrebbero avuto pretesti a cui appigliarsi.
Da sempre le europee sono le elezioni più 'sincere' in cui l'elettorato mostra le sue reali preferenze senza preoccupazioni di governabilità, vincoli di responsabilità e paure varie. Chiunque si sia lontanamente occupato di politica lo sa e al bottegone lo sanno particolarmente visto che ne hanno beneficiato tante volte. Che senso andare nella direzione opposta?
Concordo anche sul resto dell'articolo. Intanto questi destri che si occupano con tanta passione dei riformismi e dei destini del centrosinistra quando il loro unico e sincero desiderio è vedere l'opposizione in qualsivoglia forma si possa presentare ridotta in condizioni di non nuocere, potrebbero anche occuparsi di altro.
Anche sull'idea di Europa e sui limiti della visione che è culminata nell'attuale allargamento, ma non ad avere l'unità d'intenti su guerre che si svolgono appena al di là dei nostri confini ci sarebbe anche molto da dire.