Assieme a Berlusconi, da queste elezioni esce sconfitta l'idea del "partito riformista", quell'obbrobrio politico pensato per restituire l'Italia a una nuova DC (magari virata al rosa), centrale, inamovibile, determinata a riprendere il gioco di bastone e carota, alternativamente, con destra e sinistra. Non è un caso se i "leader della coalizione di centro sinistra" hanno
affossato questa idea malsana. Insomma, non avranno 'sto grande intuito politico, i "leader", ma almeno 2+2 arrivano a farlo e perfino arrivano a capire (senza ammetterlo, tranne D'Alema che neppure lo capisce, perso ad affinare la sua imitazione di Andreotti incrociato con Craxi) che Nanni Moretti
a piazza Navona aveva dannatamente ragione. Lo hanno capito loro, i "leader", ma non alcuni commentatori "riformisti", che a ogni figuraccia diventano un po' più acidi.
Spaventati dall'idea che la sinistra vera (che considerano un pastone informe di Giovanni Berlinguer, Rosy Bindi e Luca Casarini) riprenda forza e fiducia, analizzano i voti, li contano, li ricontano, manco fossero
jugglig balls, rigirandoli peggio di Ignazio La Rissa, per dimostrare che (1) il Triciclo ha stravinto (2) Bertinotti è il diavolo (3) esiste un enorme centro che aspetta solo di veder emarginato il diavolo per correre ad acclamare l'acqua santa (D'Alema, Rutelli e il figliol prodigo De Michelis, uniti nell'abbraccio). Tra costoro, oltre al "
Foglio Riformista" (che ha meno lettori di questo blog, tanto per dare un'idea dell'autorevolezza) c'è il vecchio Pansa, che da uomo di quasi-sinistra è diventato uno
sponsor della DC 2.0: «imbarcando l'ala radicale, i Cento, i Diliberto, i Cossutta, i Pecoraro, gli Occhetto, con il conseguente caos programmatico, le probabilità di vittoria si ridurranno ancora».