Uei! Alberto! Non so esattamente cosa pensi tu in merito, ma io micromega non locompro mai e più o meno per gli stessi motivi. Detto tra noi trovo cacciari molto sopravvalutato e trovo che chi non va a votare abbia le sue ragioni, a livello logico. Non me la sogno di credere che ci sia gente che faccia politica per idealismo, non a certi livelli. Neppure mi illudo che basti non essere troppo ladri e crederci almeno un pochino per fare la differenza. Il punto è che non votare vuol dire lasciargli proprio carta bianca, è anti-politica. Io mi accontento che gli interesssi del candidato che voto coincidano almeno in piccola parte con le mie idee e su questa valutazione percentuale faccio le mie scelte. Ho studiato filosofia mica per niente; insomma, certi dibattiti filosofico-politici mi fanno cascare le braccia, sono troppo simili a giustifiacazioni/post. Per quello non ho un amore sperticato per flores d'arcais.
la politica come arte del possibile, sennò è fantascienza
insomma d'alema non è spock e neanche kirk
Daiela, visto che siamo colleghi di studi condivido il tuo fastidio per i dibattiti. Ma di MicroMega condivido la posizione intransigente. Perché se è vero che la politica deve essere "arte del possibile" come dice Marcello, è altrettanto vero che se prescinde da alcuni presupposti diventa solo una gara a chi arraffa meglio (ovvero becca di più, ma facendosi notare di meno).
Quindi sono d'accordo che il politico non può essere un personaggio di Star Trek (e metto nel mucchio anche i miei preferiti, Tom Benettolo, Enrico Berlinguer e Sergio Cofferati). Ma è altrettanto vero che solo un ritorno a una visione meno cinica, machiavellica e spregiudicata della politica (ovvero a una politica non-d'alemiana) potrà portare al reale macro-cambiamento di rotta di cui abbiamo bisogno. Altrimenti alla fine il cambiamento (la Colli con Penati, Berlusconi con Prodi, ecc) si traduce solo in un giro di poltrone e in una ridefinizione del tono della comunicazione.