Nona giornata, pensieri dall'ufficio
Eccoci qua. Sono stati meno del solito i chilometri percorsi nella
nostra annuale settimana motociclistica. ma valgono il doppio, perché la
lancetta non è mai salita sopra i 100 all'ora. Non per bacchettonismo o
demenza senile, ma per una scelta precisa, ancora più radicale del
solito: niente autostrade, niente superstrade, nessun nastro di asfalto
che abbia più di una corsia per senso di marcia.
Così, partiti da Milano, abbiamo attraversato l'Appennino, siamo scesi
lungo la costa fino alla Maremma. Poi abbiamo risalito la Toscana e
siamo passati in Emilia, ritornando a casa con 1250 km all'attivo, poca
benzina consumata e un bagaglio fatto solo di profumi, paesaggi, suoni,
colori ineguagliabile. Abbiamo viaggiato quasi sempre in maglietta e
pantaloni corti (lo so, è un rischio, ma si rischia MOLTO meno in
braghette a 80 all'ora su una provinciale che in tuta spaziale a 200 in
autostrada). Non abbiamo trovato mai coda, percorrendo anche decine di
chilometri senza incontrare un'anima. Ci siamo fermati a ogni città, a
ogni punto panoramico, a ogni mercatino, mettendo la moto nel punto più
comodo per fare i turisti a piedi. Abbiamo scoperto ristorantini
arroccati in punti improbabili (ma chi si ferma a "Torre Mozza" se
viaggia a 150 di media?). Nel frattempo leggevamo di code chilometriche
e bollettini di guerra in autostrada. Un altro pianeta.
E gli altri colleghi a due ruote, che so, gli smanettoni? Come quello
che ammiro ogni volta che passo da Berceto, impegnato in pieghe al
limite sul suo cavallo da sogno (la nostra BMW GS 1150 gialla sembra un
camion al confronto di certe figlie del mondiale Supebike...). O quello
che salendo verso Porretta con una Duke ha lanciato in cielo la ruota
davanti all'uscita dal tornante. O ancora quello che al semaforo di
Reggio ha bloccato i freni e impennato il retrotreno, mandando la sua R1
quasi verticale. O l'altro, in sella a una MV F4-1000, che danzava col
fondoschiena sul sellino e governava il suo gioiello (che la F4 lo è
davvero) come su dei binari.
Inutile fare lo snob del turismo, io sono diverso, ma sento vicini - e
tanto - anche loro. Non c'è volta che non stacchino la mano dal manubrio
per salutare o segnalare col il palmo in giù "piano che c'è la polizia".
Non c'è stazione di servizio dove non ne trovi uno pronto a dare un
consiglio se occorre o a fare una chiacchiera. E ora vi sconvolgo del
tutto: mi piacciono da matti anche i bikers, come quel tipo grosso in
sella alla "Valkiria" bianca e rossa, sei cilindri e quintali di cromo,
fermo sulla via Emilia, poco a nord di Parma, a strafogarsi di culatello
e lambrusco, felice come un bambino. E mi piacciono perfino gli
scooteristi, che quasi sempre si sentono un po' diversi, guardati per
traverso da molti puristi. Eppure, grazie a loro, ci sono due ruote in
meno sulle strade per un sacco di coppie in vacanza.
Agli altri colleghi a due ruote, io, mototurista accanito, sempre in
sella a una boxer sempre uguale a se stessa attraverso gli anni e le
sigle (80, 100, 1100, 1150, 1200...), vorrei poter comunicare la mia
gioia di viaggiare a 60 km all'ora sulla strada che porta da Montalcino
a Castellina in Chianti, con una mano sul manubrio e l'altra libera, col
casco jet a visiera alzata. Lo zen e l'arte di cavalcare una
motocicletta. Non cambierei la mia vacanza a 80 all'ora con una F4 1000
nel box da portare al limite sulla Cisa.