Come ha detto Marco Rrevelli nel dibattito sul manifesto (a margine: molto ben riassunto da Piero Sansonetti su l'Unità), più che Berlusconi dovrebbe preoccupare il berlusconismo che dilaga, anche a sinistra. Il progetto "riformista" di fatto cancella l'unica entità politica che - nella scelta tra stato sociale e crescita economica - sta con lo stato sociale. La sinistra oggi rappresenta il 15% degli elettori, ma forse anche di più se si considera chi non se la sente di buttare il proprio voto in un calderone che unisce Agnoletto, Rutelli, D'Alema, Mussi e Pomicino. Dunque le proposte:
* primarie sempre e comunque, sia per dare la parola agli elettori, sia perché gli “strateghi” che seminano zizzania dietro le quinte debbano uscire allo scoperto o tacere
* costruire gli elenchi degli elettori, sia per le primarie sia per altre consultazioni su altri momenti politici. Restringere le primarie ai tesserati significa di fatto rimettere le scelte ai vertici, perché i tesserati in genere seguono le indicazioni della leadership (vedi per esempio la candidatura di Penati e la successiva poltrona della segreteria milanese a Mirabelli)
* ritorno a una chiara “cultura di sinistra”, ovvero definizione dei “paletti politici ed etici” che siano il presupposto delle politiche
* interazione e alleanza forte con tutte le forze - di partito e non - che si riconoscono nel concetto di “sinistra” (altri dicono “sinistra radicale”, ma di fatto dovrebbe bastare “sinistra”), nel rispetto per il bipolarismo e dei “paletti politici ed etici” di cui sopra
* coinvolgimento vero, sincero, pragmatico, dei "non addetti ai lavori", le tante persone motivate che potrebbero dare contributi importanti. Il rapporto con loro va ricostruito sul territorio, organizzando incontri, eventi, tavole rotonde, per riavviare un processo culturale che contribuisca a ri-motivare chi parteciperebbe, ma non partecipa perché non si riconosce nel “riformismo”
* divieto categorico di pranzare o cenare da Vissani :-)