Lo volete capire che è guerra?
di MARCELLO VENEZIANI
Volenti o nolenti la guerra con il terrorismo islamico trascina per i capelli anche i pelati più refrattari. Come Chirac. Vi ricordate quante polemiche hanno investito i governi Aznar e Berlusconi? Dicevano che avremmo pagato caro il nostro interventismo filo-americano; dicevano che i morti di Madrid, i decapitati, fino all'uccisione di Baldoni erano il frutto di una politica ostile nei confronti dell'Islam e dell'Iraq. Pagheremo cara la nostra politica filo-atlantica, i nostri militari in Iraq, ringhiavano gli iettatori del pacifismo nazionale. Poi capita che ti uccidono senza pietà un pacifista come Baldoni, uno che non era andato in Iraq dalla parte degli americani, e già vacilla il teorema. Ma dopo avviene un passaggio ulteriore: la Francia di Chirac che non ha mandato truppe in Iraq, che era contraria all'intervento americano, viene colpita con un altro ultimatum sanguinario sulla pelle di due reporter francesi. L'alibi dei fanatici islamici questa volta non è l'occupazione di Bagdad ma quella sciagurata legge, lasciatemelo dire, che proibisce in Francia l'ostentazione delle proprie fedi religiose, niente vistosi crocifissi, niente stelle di David ingombranti, niente chador o burqa. Una legge che personalmente criticai sul nascere, perché intimamente e stupidamente giacobina, tardo- rivoluzionaria, fanaticamente laica, che si rifugiava nelle dimensioni mignon dei culti, per vietare la pubblica professione di fede: solo mezzelune bonsai, piccoli crocifissi nascosti, stelluzze di David. Se sono grandi, arrecano disturbo alla quiete pubblica e alle miscredenze private. Una legge imbecille, se permettete, che irrita inutilmente i credenti offende gli islamici senza difendere la nostra civiltà cristiana. Ma ora è troppo tardi, non si poteva cedere al ricatto dei terroristi revoracere una legge per salvare la pelle ai due poveri malcapitati. Adesso ha fatto bene Chirac a non rimangiarsi nulla, così come fece male a sostenere quella legge e a capeggiare la rivolta contro il riferimento alle radici cristiane dell'Europa nella costituzione europea. Ma al di là degli infortuni di Chirac che nacque gollista e poi diventato autogollista perché segna terribili autogol contro il suo stesso centro-destra, il problema grande e grosso è un altro: possiamo anche pensarla diversamente, come io la penso, sull'intervento in Iraq che a mio parere fu sbagliato. Possiamo anche non credere che sia inevitabile la crociata contro tutto l'Islam, come ritiene invece la Fallaci, e come personalmente non ritengo. Possiamo rispettare l'Islam e possiamo, anzi possono dirsi perfino pacifisti e simpatizzanti di Saddam (la cosa in entrambi i casi non mi riguarda) ma con Al Qaeda siamo tutti in ballo. Siamo occidentali, siamo europei, e perciò siamo nemici. Cristiani o menefreghisti, tradizionalisti o filoamericani, rossi o neri, bianchi o a pallini, siamo tutti nemici. Prendiamone atto italiani, padani ed europei. Vogliono radicalizzare e allargare lo scontro e vogliono costringere tutti gli occidentali e tutti gli islamici a scendere in campo con l'armatura e la spada. Vogliono la guerra finale. Vogliono costringere l'Europa ad arrendersi all'influenza islamica, far saltare il principio di reciprocità e dunque accogliere senza condizioni moschee, chador e infibulazioni in casa nostra, magari con il sostegno pubblico; mentre la cosa inversa non è consentita nei Paesi islamici per i cristiani. Vogliono in altri termini che l'Europa sia nichilista con la propria tradizione e permissiva con quella islamica, vogliono che non creda nei suoi valori e nelle sue pratiche ma che sia indulgente con i valori e le pratiche religiose degli immigrati musulmani. Insomma vogliono disarmarci nello spirito e nel corpo, ci esortano a bamboleggiare con internet, le vacanze e il sesso, in modo che così, distratti, introversi e invertebrati, diventiamo facile preda dei fanatici. È per questo che io credo ad una sola plausibile risposta: non vergogniamoci delle nostre radici cristiane e della nostra storia, e al contempo facciamo nascere una forza militare europea in modo da trattare con tutti in posizione di forza e di dignità, con grande autonomia, senza debolezze e dipendenze coloniali. Non vedo altra soluzione: per aprire un dialogo dobbiamo essere attrezzati sia per il confronto che per i conflitto. E oggi siamo carenti di ambedue. Ovvero dobbiamo avere una cultura e una forza, una dignità e un sistema difensivo. Per questo non dobbiamo disarmare la nostra identità culturale e religiosa e non dobbiamo nasconderci sotto altre bandiere, arcobaleno o stellestrisce. E oggi che anche la refrattaria Francia è stata coinvolta nel gioco, possiamo cercare una posizione unitaria europea anche in tema di Islam, terrorismo e Iraq. Pronti a dialogare con chi vuol dialogare, pronti a combattere con chi non conosce altro colloquio che la guerra. Non iscriviamoci a priori al partito della pace o al partito della guerra, impariamo a guardare in faccia la realtà, da adulti, a tenere i piedi per terra, ma non la faccia.