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«Ma io sono fiero del mio sognare, di questo eterno mio incespicare» (Francesco Guccini)
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Alberto Biraghi
The Terminal
Vorrei essere
Victor Navorski. La sua tenacia, la sua schiettezza, il suo ongegno, la sua solidità interiore, la sua serenità mi fanno invidia. In
The Terminal ho adorato quasi tutto: l'idea, la recitazione di
Tom Hanks in versione balcanica (mi riprometto di vedere il film in originale, magari all'imminente rassegna di Venezia a Milano), la regia di Steven Spielberg, geniale (tanto geniale che non pochi critici hanno avuto difficoltà a cogliere il senso del film) e ironico come sempre.
Ferocissimo con l'ottusità del burocrate, ma rispettoso dell'America "vera", quella che accoglie le altre etnie e la loro cultura, Spielberg un po' si cita e un po' cita altri miti (la memorabile scena finale è un omaggio ai Blues Brothers e il Navorski di Tom Hanks è cugino germano di
Forrest Gump). Brava (e più bella che mai) la
Zeta-Jones, anche se resta la sensazione che in fondo in fondo reciti un po' se stessa.
04.09.04 22:22 - sezione
cinema