Mai dimenticare Genova
di Tom Benetollo
Sì, è giusto andare a Genova, in questo primo amaro anniversario. Penso che saremo in molti. E spero che la politica non manchi, non rimuova. Potessi farlo, chiederei una presenza austera, di pietas e condivisione. Chiederei una partecipazione collegata a un impegno vero. Vorrei che tutti noi, nel movimento, sapessimo trarre un bilancio onesto. Peseranno le assenze, le presenze, le parole che verranno dette. Un peso speciale avranno quelle dei Ds. Perché le oscillazioni e le contraddizioni gravi che ci sono state un anno fa rappresentano una ferita aperta. Per esperienza diretta, posso dire che i Ds genovesi hanno saputo dare un contributo importante a reggere la situazione, aiutando e prodigandosi. A maggior ragione è lecito aspettarsi un discorso di verità da parte dei leaders nazionali dei Ds. Su quei fatti, e sul futuro. In un confronto chiaro sui contenuti.
Tanto più che sul prossimo «autunno sociale», come sullo scenario internazionale (guerra in Iraq?) ognuno farà le sue scelte. E saranno scelte sostanziali, di bivio. Genova chiama. È un anniversario che reclama un impegno di cambiamento. Lo dobbiamo alla città che ha resistito e ha dato a quegli eventi drammatici uno sbocco democratico (una prova difficile anche per la fierezza di Genova). Lo dobbiamo a noi stessi, che abbiamo scelto di essere là non solo per aderire alle nostre convinzioni, ma anche per servire la democrazia. Lo dobbiamo a Carlo Giuliani ragazzo. Quei fatti sono diventati parte della Storia del paese. Chiunque abbia pensato e agito per dare spinta propulsiva a una spirale repressiva e autoritaria è stato sconfitto. Ma la lotta per la verità è ancora aperta. Ed è un disonore per le istituzioni non averla ancora ricostruita come molte altre storie italiane non lo sono state, e questa linea nera dovrà essere attraversata, per la nostra libertà. Domandiamoci anzi: perché non è già avvenuto?
È grave che siano emerse «tre verità» dalle indagini parlamentari (maggioranza, Ulivo, Rifondazione). Ma qual è la «verità vera»? Abbiamo mentito noi, la moltitudine dei partecipanti e i genovesi, i giornalisti? O chi altro? L'opinione pubblica deve saperlo. Appoggiamo con forza l'impegno della magistratura per fare piena luce. Conclusivamente. Basta con questa accidia che discredita le istituzioni, basta con questo fango iniettato nelle vene della democrazia. Sulla politica: sinistra e centrosinistra devono sapere che i fatti di Genova non sono estirpabili. Li riguarda anche nella costruzione di un nuovo progetto politico, nella visione delle istituzioni. La gravità di quanto è avvenuto anche nei suoi risvolti internazionali spero non permetta a nessuno di giocare con superficialità e opportunismo con questa o quella proposta di movimento, finchè dura la ricreazione cioè l'opposizione. Serve cogliere questa dolorosa occasione per un innovativo disegno unitario, composto di lotte e di proposte. E, da parte di chi nel movimento ce l'avesse, è proprio il tempo di smetterla con la mentalità proprietaria, rispetto all'eredità dei fatti di Genova. Essi appartengono all'Italia democratica. Questo, se vogliamo pensare a un ruolo forte e aperto del movimento.
Da quel luglio a oggi, c'è stata lotta contro la guerra, per la pace, per la giustizia. Ci sono state le grandi mobilitazioni per difendere lo Stato di diritto. Ci sono stati grandiosi movimenti per il lavoro e i diritti. È possibile tornare a usare una parola emarginata e schernita: unità. È anzi il tempo della costruzione dell'unità. Tanto più che non dimentichiamolo i terroristi (chi sono?) hanno di nuovo insanguinato il paese. Altri hanno realizzato la barbarie dell'11 settembre. Altri ancora agiscono negli scenari più esposti. È una minaccia grave. La lotta contro il terrorismo è parte integrante delle nostre lotte di libertà, perché il terrorismo colpisce oltre alle persone, e attraverso esse la democrazia, la partecipazione. La nostra lotta al terrorismo avviene affermando i valori in cui crediamo. È cosa radicalmente diversa da quella di chi, in nome della lotta al terrorismo, fa la guerra e impedisce la pace per i propri unilaterali interessi, per impedire alternative a questo che viene ancora spacciato (incredibile a dirsi) come il migliore dei mondi possibili. E mette sotto scacco le libertà. La situazione è molto difficile. Anche perché incombono il collasso ambientale e la povertà, con un angoscioso fattoretempo.
Ma c'è lo spazio abbiamo il dovere di riempirlo per una iniziativa nuova, che raccolga un campo di forze determinato a battersi democraticamente, con coerenza, per costruire alternative. Se ne è parlato a San Rossore in questi giorni, a un convegno internazionale promosso dalla Regione Toscana. Il nostro in Italia, è un punto di resistenza che può realmente diventare anche un punto di svolta. A questo guarda l'Europa democratica. E spero che sapremo fare la nostra parte, al Forum sociale europeo che si svolgerà a Firenze il prossimo novembre. Genova democratica ha reagito. Alle elezioni amministrative si è presentata con una vasta coalizione, alla cui testa ha messo Pericu. Dal centro, fino a Rifondazione. Una coalizione forte di un progetto di città (non una broda politicista) ancorato ai valori migliori di quella comunità. Certo, ha contato il buon governo degli anni passati.
Ma, si sa, le elezioni sono fatte per guardare avanti. E si può dirlo: in nessun altro modo si sarebbe potuto sconfiggere una destra aggressiva e senza scrupoli politici come quella che ha cercato di conquistare Genova. Anche questa è una pagina importante: non dev'essere strappata dal libro della sinistra e del centrosinistra. Perché non si tratta di una delle tante variabili sul territorio. È qualcosa di molto più importante. Certo, gli incontri previsti per questo fine settimana a Genova hanno diversi difetti. Emergono differenze e contrasti nel movimento. Piccole e grandi gelosie danno fastidio. E qualche inquietudine c'è, in giro. Ma la consapevolezza della grande mission del movimento; il richiamo del nostro piccolo fare, dentro alle immense cause di pace e di giustizia; il dovere di mettere in campo il massimo delle energie di cittadinanza attiva e di partecipazione: tutto questo deve contare di più.
Tanti ragazzi si stanno organizzando, spesso in piccoli gruppi, per andare a Genova. Tanti cittadini si sentono di testimoniare il loro impegno democratico. E molti, che parteciparono un anno fa, torneranno. All'Arci chiamano per dire: porterò un fiore, una poesia, un saluto a piazza Alimonda. Distribuiremo un autoadesivo con i versi di De Andrè: «anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti». Raccolgo molta voglia di autenticità, di condivisione. Come se ci fosse bisogno di un laico raccoglimento, prima della nuova e difficile stagione che ci aspetta. Dall'immigrazione, alla scuola, ai diritti, alla pace. Una nuova Resistenza. Come quella che trecentomila di noi hanno testimoniato, con la nonviolenza e la dignità di cittadini liberi. Memoria e futuro si incrociano a Genova. Saranno giorni importanti.
" Distribuiremo un autoadesivo con i versi di De Andrè: «anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti»."
e' l'unico adesivo dell'arci che possiedo. l'unico che valga la pena possedere.