Chiamateli “debushiati”. Sono gli europei e in particolare gli italiani che da mesi stanno facendo il tifo sfegatato contro Bush. I piazzaioli, pacifisti o rifondaroli, fanno i girotondi e le fiaccolate contro di lui; le signorine sessantotto sbavano per il film antibush di Moore, per i fumetti antibush di Spiegelman o per quell'indigesto mattonazzo dell'autobiografia di Clinton, “My Life”, uscito ora anche in Italia; i radical chic organizzano cene, salotti e festini contro di lui: per esempio a Roma si sono inginocchiati all'arrivo di Kerry, che non è il concorrente di Bush ma l'omonima nipotina di Kennedy venuta a presentare un suo libro antibush in Italia: però sempre liberal, di sinistra, è. Tutti veltroneggiano contro il presidente americano, considerato il padre di tutte le disgrazie, dalle due torri a Berlusconi. Lo considerano un male ereditario, in ricordo di suo padre sciagurato; ma in lui viene ravvisata un'aggravante di idiozia che di solito viene riassunta nel ”dabliù” con cui si guarnisce la sua omonimia con suo padre, George il Grande. Gianni Riotta notava che se si votasse in Europa vincerebbe sicuramente Kerry, ma la disgrazia è che si vota negli States dove il favorito resta Bush. Vorrei aggiungere: se in Europa votassero solo gli intellettuali e i mass media sicuramente vincerebbe il candidato democratico. Se votassero i cittadini normali non so; li vedo distaccati e un po’ perplessi.
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ciao
Comunque:
Confrontato con le bestialità che Veneziani e un po' tutti ci stanno propinando di questi tempi, questo estratto che citi mi sembra dell'ambito dell'accettabile diatriba tra le parti. Certo sia ben lontani dalla definizione di 'intellettuale' con cui viene fregiato.
Una constatazione non vera mi sembra quella sulla famiglia: la familiarizzazione del potere viene criticata (e ci mancherebbe), ma più spesso che no l'attuale comandante in capo viene contrapposto al genitore per sottolinearne l'incapacità.
Se si votasse in Europa vincerebbe Kerry? Direi che fa bene a mettere in dubbio questa semplificazione di Riotta, cosa intende quest'ultimo per Europa? Tra l'altro per l'Italia il discorso vale ancora meno: credo che per dinamiche interne siamo in questo momento tra i più vicini agli states.
In ogni caso il paradosso su cui far pensare secondo me è che in effetti in qualche misura tutti i cittadini del mondo dovrebbero avere il diritto di pronunciarsi sulla scelta del prossimo presidente USA, vista l'influenza dell'evento.
ciao