LE SIMONE, I KAMIKAZE, COSSUTTA PANSA SMONTA LE TESI DELLA SINISTRA
di MATTIA FELTRI
«Credo di essere una persona bonaria, lenta all’ira, ma le due Simone mi hanno fatto davvero imbufalire. Mi hanno fatto uscire dai gangheri. Quando sono rimpatriate non hanno avuto parole per nessuno se non per i loro sequestratori, e lo trovo inammissibile. Non hanno ringraziato Berlusconi, e passi; non hanno baciato in fronte Scelli, e Scelli se ne farà una ragione. Ma le vittime! Dimenticare le vittime è stato vergognoso. Gli altri ostaggi meno fortunati di loro, quelli accoppati come vitelli al mattatoio, i carabinieri e i civili di Nassiryia: come hanno fatto a dimenticarli?».
Parlando con Giampaolo Pansa del suo ultimo libro è inevitabile finire su altri terreni: la guerra d’oggi, il terrorismo islamico, l’atteggiamento dell’Italia e di tutto l’occidente, le questioni di casa nostra. Il libro si intitola “Prigionieri del silenzio”, è edito come tutti gli ultimi da Sperling & Kupfer, conta 445 pagine, costa 17 euro e sarà in libreria da martedì. Il protagonista è Andrea Scano, comunista finito nei gulag di Tito dove gli vengono inflitti i peggiori tormenti. Eppure rimane comunista. Così sono saltate fuori le Simone, simpatizzanti della «resistenza irachena » anche dopo il sequestro. Pansa dice: «Queste due ragazze sono figlie del loro mondo, ma sono state capaci di perdersi da sole. Tutta Italia, o quasi, le guardava con simpatia, perché sono giovani, perché sono donne, perché sono generose. Potevano dire quello che volevano. Ma cancellare Quattrocchi e Baldoni, no. Allora poi è giusto mandarle a quel paese. E ho trovato sconcertante questo atteggiamento verso i loro rapitori, come se il sequestro di persona fosse nulla, anziché una delle violenze più infami che si possano concepire. Il sequestro annulla tutto, annulla la libertà, la dignità. È mostruoso. Può essere peggio dell’omicidio. Passare sopra al sequestro in sé è un’altra cosa che mi ha mandato in bestia».
Perché lo hanno fatto? «Non lo so. Non so nemmeno quale cultura appartengano. So che queste ragazze non hanno il senso della normalità. Bisogna dire le cose normali, le cose vere. Con gli anni, e ne ho quasi sessantanove, ho imparato che la verità col tempo viene sempre fuori».
Già che ci siamo, che pensa dei soldi presi da Cossutta? «Ho letto i vostri articoli. Mi paiono documentati. Vedremo. Certo, se saltasse fuori che davvero Cossutta si è messo in tasca i soldi del Kgb destinati al Pci, sarei l’ultimo a stupirmi. Poi posso dire che nessun giornale vi verrà dietro. Quelli di destra per gelosia, quelli di sinistra per convenienza».
Torniamo al suo libro, nel quale la menzogna al servizio della causa è protagonista importante. «Nel libro si racconta una storia vera, quella di Andrea Scano. Dopo aver scritto “Il sangue dei vinti” per ripercorrere la resa dei conti, brutale e spesso inutile, dei partigiani sui fascisti, mi interessava concentrarmi sui guai di un vincitore. O almeno, di uno che si credeva tale».
Chi era Andrea Scano? «Un comunista sardo. Partecipò alla guerra civile spagnola, poi alla guerra contro i nazifascisti dopo la caduta di Mussolini. Nel dopoguerra dedicò, come tanti del Pci, ad accumulare le armi in vista dell’ora X, quella della rivoluzione che avrebbe portato l’Italia a diventare una repubblica popolare. Scoperto, fu condannato al carcere e, per scamparne, con l’aiuto del partito fuggì in Jugoslavia. Per sua sfortuna in quel momento consumò la rottura fra Tito Stalin. Il Pci si schierò con Mosca, cioè con il Cominform, la federazione dei partiti comunisti europei. I cominformisti furono visti da Belgrado come traditori del socialismo e nemici del popolo, e dunque perseguiti. Scano fu arrestato condotto nel gulag. Fu torturato, umiliato, ridotto alla fame, costretto a picchiare i suoi compagni per dimostrare di essere tornato sulla retta via» Un incubo. A maggior ragione per un comunista convinto. «Non è tutto. Nel gulag fu costretto a spedire in Italia una cartolina inneggiante al compagno Tito. E quando, dopo tre anni di supplizi, riuscì a tornare in patria, nessuno volle aiutarlo: era un traditore, venduto a Tito, che la propaganda sovietica, e dunque del Pci, indicava come venduto agli imperialisti, all’America, alla Cia».
Non è cambiato molto. Oggi lo si dice del presidente iracheno Allawi, dell’Onu quando è d’accordo con Bush... «No, non è cambiato molto. Certa sinistra, e mi duole dirlo, è malata da decenni di complottismo. Vede complotti ovunque. Se i terroristi rapiscono le Simone, si parla subito della Cia. C’è la Cia ovunque. La sinistra si deve sempre inventare un nemico. Poi gira e rigira è l’America. Ma vorrei tornare alle vicende di Scano. . . » . Non è finita? «Macché. Insomma, traditore per i titini e traditore per gli italiani, a causa di quella cartolina. Non gli davano lavoro, non gli davano ospitalità, non lo rivolevano nel partito. Poi, per colmo, Krushev riagganciò con Tito. Sbarcò a Belgrado, lo baciò sulla bocca e disse che era un bravo comunista, e che tutto quello di pessimo che s’era detto sul suo conto dipendeva dalle trame imperialiste, filoamericane e fasciste di Berija (ministro di Stalin, ndr). Caso chiuso. Tranne che per Scano. Allora gli dissero: ma come, sono anni che vai dicendo che Tito è un furfante. Capito? La cartolina che l’aveva compromesso per tanto tempo tornava a comprometterlo, stavolta perché era una soltanto e nemmeno troppo convincente».
Eppure Scano continuò a considerarli compagni che sbagliano. Restò comunista e stalinista. «È la forza dell’ideologia. Chi è giovane non può capirlo fino in fondo. Per Scano, e per tanti come lui, il comunismo era una fede, uno scopo nella vita. Con gli occhi di oggi può sembrare una follia, ma l’idea di rivoluzionare il mondo per portarvi la felicità era qualcosa cui aggrapparsi. Come se un prete di campagna venisse sequestrato e seviziato da una banda di vescovi. Non per questo smetterebbe di credere in Dio».
È scandaloso, dopo aver letto il suo libro, pensare che fosse preferibile finire nelle mani dei fascisti piuttosto che in quelle dei titini? «Bisogna fare attenzione. I totalitarsimi sono uno schifo comunque, non è bello mettersi a fare delle graduatorie. Berlusconi fece uno scivolone tremendo quando disse che il confino in Italia era una villeggiatura. Scano finì a Ventotene per mano dei fascisti, e patì la fame e le botte. Però è vero, ed è una verità storica inoppugnabile, che fra Ventotene e Goli Otok (uno dei gulag di Tito, ndr)c’è una distanza incolmabile. L’orrore di Goli Otok non è paragonabile con altri. Molti dei reclusi scampati sia al nazismo che a Tito, raccontarono che Goli Otok fu anche peggio dei lager di Hitler. Ad Auschwitz puntavano ad annientarti fisicamente, a Goli Otok ti annientavano psicologicamente. Lì si diventava cadaveri viventi. I prigionieri non dovevano morire, dovevano soffrire il più possibile».
Lei è un uomo di sinistra. La accuseranno di nuovo di revisionismo storico. Di essersi venduto alla destra. «Non mi importa. Ma davvero per nulla. Hanno detto di me che sono diventato un agit prop delle destre. Che ci posso fare? Io vado avanti per la mia strada, che è quella di raccontare il Novecento, che è il mio secolo, da povero dilettante quale sono. Del resto ho visto che anche il bravo Toni Capuozzo, dopo l’intervista concessa a Libero, in cui parla di un Iraq diverso da quello di cui parlano altri giornalisti, è stato pesantemente criticato a sinistra. A me piace Capuozzo, lo seguo sempre, trovo che sia un uomo sereno e preparato. Purtroppo in Italia continua una guerra civile delle parole. E tanti giornalisti continuano ad andare in giro con l’elmetto. Chi non la pensa come loro è un nemico».
Si sente un po’ come Scano? Per cortesia, non bestemmiamo. Quella di Scano fu una tragedia immane, imparagonabile a qualche malevolenza di cui sono talvolta l’obiettivo. A me preme la stima dei miei lettori che sono tanti. “Il sangue dei vinti” ha venduto 330 mila copie, e continua a vendere. Mi preme la stima di chi è disposto a leggermi e a giudicarmi senza vedere in me un nemico. Se poi salterà su qualche storico col bollo a dire che sono passato con Berlusconi, pazienza».
Però le dinamiche sono le stesse di sessanta anni fa. «No, no. Assolutamente. Sono un uomo fortunato. Sono cresciuto in un’Italia democristiana senza essere democristiano. Anzi, dalle mie parti ero considerato una specie di rivoluzionario in calzoni corti. Non sono nato in una famiglia importante, non avevo santi in paradiso, eppure ho fatto la mia strada, in un paese libero. Questo grazie a quel sant’uomo di Alcide De Gasperi. La vera data della Liberazione non è il 25 aprile 1945, ma il 18 aprile 1948, quando De Gasperi vinse le elezioni».
Lei scrive di essere dipiaciuto perché tante cose le ha scoperte quando già aveva i capelli grigi. Scano forse non le ha mai capite. Però in Spagna, con lui, c’era George Orwell, ancora marxista. Si ricredette prima della fine della guerra civile. «Orwell capì tutto. Mi viene in mente il finale di “Omaggio alla Catalogna”, il suo libro sulla guerra civile spagnola. Era il 1939. Rientrava in Inghilterra. Era l’alba. Vedeva le villette ordinate, i giardinetti, i quotidiani e le bottiglie di latte all’uscio. Pensò a quel beato e profondo sonno, e che presto tutti sarebbero stati ridestati dal fragore delle bombe. Mi viene in mente l’Italia di oggi, coi suoi cellulari, le sue moviole, i suoi grandi fratelli. Come se la guerra non ci fosse. Come se il terrorismo islamico fosse un film per altri schermi. Come se Quattrocchi e Baldoni non ci riguardassero. Come se quei morti non fossimo noi. Poi un giorno saremo svegliati dal fragore delle bombe. E sarà tardi».
ti prego, alberto, basta con Libero. Abbi pietà di noi.
In questo caso non è "Libero" caro mio, è "Pansa". Sta qui il problema. E l'Espresso gli paga pure uno stipendio, a questo... boh? ... neanche mi viene un insulto.
ma è intervistato da Mattia feltri? Lascia stare, comunque, è una sciacquetta.
Orwell non si "ricredette" affatto!
Semplicemente Scano stava col picci' dalla parte dei fucilatori della rivoluzione (e dei rivoluzionari), Orwell stava invece con chi aveva capito che se non si vinceva la rivoluzione non si sarebbe vinta la guerra. E per questo vennero fucilati dai comunisti italiani (dirigenti come Vittorio Vidali, che il diavolo se lo mangi). Orwell stesso si salvo' per miracolo. Camillo Berneri no.
Evidentemente tutta la questione e' troppo complessa per i pansa e i mattia feltri... piccoli pidocchi che parlano di montagne.
Pansa avrebbe da tempo bisogno delle stesse medicine che danno a Cossiga.
Alberto visto che già achab sferza, guarda che dice dr psycho in fondo alla lista dei link segnalati:
http://psycho.asphalto.org/linksblog.html
Scherzi a parte (no l'articolo non lo leggo, l'ho tengo per un momento migliore) Pansa è un vecchio coglione che non si rassegna a mettersi da parte. Il problema non è l'anagrafe ma l'impellenza ad esserci sempre e comunque anche se non hai più niente da dire, e purtroppo è una degenerazione comune a sinistra.
Poi che itaglietta: invece di occuparsi degli avvenimenti ci sono sempre un paio di volontarie, un Moore, un Agliana e soci, uno scambio di battutine all'interno della compagine governativa e/o di opposizione, su cui scaricare di volta in volta tutta l'attenzione di cui si è capaci. Come se intorno non succedesse proprio nulla.
ciao
ma perche' invece di parlare di questi luridi bottinai mestatori di putridi liquami non ci parli di ristoranti, di viaggi, di chitarre e di altre cose leggere?
non se ne puo' piu' di tutta questa italia di merda.
i minatori del sulcis iglesiente in uno dei loro ultimi grandi scioperi, credo nel 1994, avevano come motto "menzus in sutta 'e terra ki in d'un itlia 'e merda" lo sottoscrivo ancora oggi.
Giampaolo Pensa?
Ho quasi finito il libro "Prigionieri del silenzio. Mi è piaciuto moltissimo. Sono di moderata sinistra e sono lieta che si faccia luce su orrori che solo pochi conoscono. Pansa revisionista? Benissimo, è un complimento quando questo avviene sulla base di inoppugnabili documenti. Che orrore il Novecento!
pansa ha ragione da vendere
al miglior offerente
Al di là della tua incazzatura Monsier Biraghi, Pansa dice la Verità oppure no?
Comprendo perfettamente le ragioni che ti spingono a detestarlo, tuttavia una tua illuminante opinione riguardo al dato concreto di cui Pansa è cantore, sarebbe di grande aiuto.
Oppure il tuo è semplicemente uno stato emotivo pari a quello che ti affligge quando perde la tua squadra del cuore? Dicci di no, ti preghiamo...
a lottare contro i totalitarismi sono stati e sono ancora in tanti, ma a dirla con le parole di pansa, costoro finiscono spesso ad essere ricordati come "vinti". il contributo di pansa e' sicuramente meritorio, cosi' come lo fu' quello di montanelli (un altro "vinto", che faceva suo il motto degli hidalgos spagnoli: il blasone delle anime nobili e' la sconfitta). con la differenza che il contributo di montanelli era rivolto al presente dell'italia. benissimo fa pansa ad esercitare il diritto (il dovere, addirittura) di indagare sulla storia e ricordarcela, nella speranza che gli italiani (non tutti pero', come si puo' desumere dalla lettera qua sopra) siano in grado di capire una cosa: che pensare al centrosinistra di oggi con le categorie della guerra fredda e' un falso storico ed ideologico ad uso del regime che ha istaurato in italia silvio berlusconi aiutato da tanti bubbidoli.
Ha detto tutto Beppe, quindi mi limito a sottoscrivere.
Pansa si è accorto delle cose che scrive negli anni della Destra al potere. Negli anni Settanta, quando uomini come Montanelli e Colletti si opponeveno al flusso e rischiavano le pallottole, lui se ne stava al calduccio della "vulgata" resistenziale.
E questo meriterebbe il Premio Calderoli? Ma Giampaolo Pansa meriterebbe l'Oscar...il Nobel...è incredibile che sia di sinistra uno che dice queste cose SACROSANTE!
Straordinario. Eccezionale...da Giampaolo Pansa aspettarsi questo è quasi incredibile!!!! La vicenda delle due Simone è quanto di più scandaloso si possa immaginare
non ho letto "il sangue dei vinti",trovo importante che si faccia luce su certe vicende.
Di Pansa semmai non mi piace il narcisismo, quel continuo autocitarsi ("l'ho scritto anche in un mio bestiario" è la sua frase ricorrente),quel continuo atteggiarsi a fustigatore della sinistra, che mena fendenti a destra(pochissimi)e a manca (frequenti e scomposti). In una trasmissione postelettorale sulla 7 lamentava il proliferare dei libri contro Berlusconi,non senza aver ricordato che lui ne aveva scritto molto tempo prima, ai tempi della scalata alla Mondadori.Morale: solo lui é autorizzato a criticare il premier,gli altri sono una massa di imbecilli (non l'ha detto ma l'ha fatto capire).
Per finire,come sempre più spesso gli capita, ha incassato giulivo gli elogi entusiasti degli ospiti di destra,da Belpietro a La Loggia,grati dell'ennesima "lucidissima analisi" sugli errori della sinistra.
E' pazzesca e assurda l'ossessionata aggressione ad personam contro Pansa! Come fanno i cosidettì professionisti della storia a sgarare così tempestuosamente dai parametri della ricerca scientifica? Proprio loro che dovrebbero attingersi soltanto ai dati, ai fatti, e raccontare "tutta" la verità si mettono a scrivere articolo contro Pansa che sono peggio delle stupidaggini false scritte per dare scandalo e neint'altro? Come può uno studente credere a quei professori che sparano a vanvera senza alcun rispetto per la verità?
Onorevoli professori, VERGOGNATEVI!
adeodato piazza nicolai
via Adige, 9
35135 Padova
tel. 049.615.386
Beh Pansa è, a giudicare da questa intervista, intelettualmente disonesto, punto.
"I cominformisti furono visti da Belgrado come traditori del socialismo e nemici del popolo, e dunque perseguiti." ... "Però è vero, ed è una verità storica inoppugnabile, che fra Ventotene e Goli Otok (uno dei gulag di Tito, ndr)c’è una distanza incolmabile. L’orrore di Goli Otok non è paragonabile con altri. Molti dei reclusi scampati sia al nazismo che a Tito, raccontarono che Goli Otok fu anche peggio dei lager di Hitler."
Questa è semplicemente propaganda a buon(?) prezzo. Premesso che a Goli Otok ci sono stato, mi sono documentato sugli orrori ivi perpetrati e me ne vergogno profondamente come discendente di antifascisti (dal 1920) e partigiani sloveni sia cattolici sia liberali sia comunisti, bisogna chiarire un paio di cosette;
1. bisogna capire che clima si respirasse nel '48 in Jugoslavia: questa era una nazione accerchiata da una parte dal blocco occidentale anticomunista, che anelava a abbattere il regime comunista titoista (e non titino, caro Pansa, uno storico "super partes" non usa termini dispregiativi), dall'altra da quello sovietico, che era intenzionato a riguadagnare a tutti i costi le strategiche posizione offerte all'Armata Rossa dallo stato Jugoslavo prima dell'eresia antistalinista.
Nell’ambito del conflitto politico tra Tito e Stalin, quando Tito volle staccarsi dall’orbita sovietica e mantenere la propria autonomia rispetto all’URSS, i servizi segreti sovietici diedero vita ad una serie di operazioni sporche di provocazione e di infiltrazione all’interno della Jugoslavia dissidente, inviando agenti provocatori che compivano atti terroristici (come l’uccisione di poliziotti o di militari), pescando questi agenti anche tra criminali comuni cui veniva promessa la cancellazione dei propri debiti con la giustizia se si fossero prestati a queste azioni. Non tutti i prezzolati che furono inviati in Jugoslavia a questo scopo portarono a termine il compito: alcuni si consegnarono alle autorità jugoslave spiegando il motivo per cui erano entrati clandestinamente nel Paese. Molti però accettarono l’incarico e commisero i crimini che erano stati loro commissionati.
Di fronte a tutto questo, lo stato jugoslavo rispose con una repressione, spesso anche feroce, della quale rimasero vittime anche persone che non c’entravano per niente, che erano state coinvolte per errore oppure perché c’era qualche loro avversario politico che aveva interesse a “fare loro le scarpe” per prendere il posto lasciato vuoto dal “dissidente” rimosso. Uno schema questo che quindi non presenta nulla di nuovo e di diverso dagli schemi di qualunque potere costituito che si trova di fronte ad un’attività eversiva e terroristica che minaccia la propria sopravvivenza. Dobbiamo inoltre tenere presente che nel contesto di cui parliamo, il rancore nei confronti di chi operava in armi contro lo stato jugoslavo era acuito dal fatto che i nemici del momento erano spesso gli stessi compagni di lotta di pochi anni prima, quelli assieme ai quali si era lottato contro un nemico comune, a prezzo di tremendi sacrifici; si viveva una situazione nella quale di colpo il compagno, l’alleato, il fratello, era diventato il Caino che cercava di distruggere tutto quello che era stato costruito assieme faticosamente.
2. Goli Otok fu un campo cosiddetto "di rieducazione", non fu né un campo di sterminio come Auschwitz né di concentramento/internamento come Dachau o Gonars né tantomeno un gulag. Vi si internavano gli esponenti reputati più in vista, le condizione di vita erano sì pessime (della serie, se ci scappava il morto nessuno ci piangeva più di tanto). Sì, il suo scopo era quello di annichilire gli elementi pericolosi, reputati come i più destabilizzanti per l'allora fragile e malsicuro neonato regime comunista, ma non di sterminare intere fazioni politiche, né intere popolazioni alloglotte o di religione diversa (come gli esempi sopracitati; lo Jugoslavia nel 1948 era tutt'altra cosa che non l'URSS '30 o l'Italia del '40-'43). Detto questo ci tengo a ripetere che quello fu un episodio orrendo, proprio come gli eccidi di Pliberk o Kočevski Rog, come i "processi di Dachau".
3.Pansa è un giornalista, non è uno storico: ciononostante si poteva anche risparmiare il puerile gioco sul tema "ma molti dissero che Goli Otok fu peggio di Auschwitz"; è questo un argomento che lascia il tempo che trova: io potrei affermare, basandomi sulla mia esperienza diretta, "non è vero, ho parlato con molte persone e ho letto moltissime testimonianze che mi hanno assicurato che Auschwitz fu molto peggio". Altri ancora poi non hanno affermato che erano terribili tutti e due. Se poi volessimo per forza affrontare questo giochetto puerile potremmo constatare, dati alla mano, che la mortalità nel campo di concentramento italiano di Arbe per Sloveni e Croati fu maggiore di quella a Dachau, sbandierando trionfalmente che "a parità di intenti Mussolini fu peggiore di Hitler"; fate vobis...
Ormai i giornalisti hanno invaso la storiografia; impreparati, militanti, faziosi buttano lì, tra le righe, parlando di tutt'altro argomento, una serie di informazioni imprecise e mal conosciute, probabilmente mediate da canali che con la ricerca storica nulla hanno a che fare. Ormai è la norma che ad affrontare, che ne so, gli accadimenti nel "Triangolo rosso" nel '45 in Italia, sia un Vespa con ospiti scriteriati: qualche giornalista, qualche propagandista, qualche famigliare del criminale fascista giustiziato (che spiega come il suo parentone non fosse un fascista, ma un patriota onesto e di sani principi), dell'attivista "bianco" che ammette candidamente di avere custodito (e talvolta usato) delle mitragliatrici fornite, per es., dai carabinieri, una caterva di testimoni delle eventuali "vittime innocenti" (anche di quelle le cui cause di morte non sono state appurate) e magari uno storico-storico (ma anche no... oppure lo invitano ma lo interrompono costantemente).
Alla fine della dittatura, dopo i campi di concentramento e dopo Marzabotto, le ritorsioni e le vendette non potevano non essere. I fascisti mandavano gli italiani a crepare nei campi di concentramento in Germania e in Polonia. Cosa potevano aspettarsi i fascisti a guerra finita? Una pacca sulle spalle e una stretta di mano? La vendetta non fa mai onore all'uomo, ma di certo non può far perdere di vista un fatto : la Resistenza ha liberato l'Italia dalla dittatura. Pansa si muove sul filo dell'ambiguità , cercando di accreditare il proprio lavoro e il proprio narcisismo intellettuale come opera di cristallina imparzialità intellettuale, ma alla fine una verità inconfutabile ( la vendetta ) non può scalfire una verità altrettanto inconfutabile ( il valore della Resistenza ).
Purtroppo questa è l'Italia. Ancora oggi a più di 50 anni da quelle tragiche giornate è impossibile parlare storicamente di ciò che accadde. Si continua a vedere la cosa solo da un punto di vista politico e politicamente i partigiani erano tutti buoni (ovviamente la cosa vale solo per i partigiani rossi) ed altruisti ed i fascisti tutti biechi assassini. La storia dice che non fu così e chi osa farlo diviene un revisionista o un traditore della causa. E' semplicemente vergognoso che ciò accada ma, come dicevo prima, questa è l'Italia dove si censura un uomo perchè le sue idee si differenziano dalla massa. Pansa andrebbe rispettato ed invece si assaltano le librerie dove presenta i suoi libri (vedere cosa è successo ieri 16 ottobre a Reggio Emilia). A fare ciò sono quelli che dovrebbero essere i figli della resistenza, peccato che manifestino le loro idee in pieno stile fascista.
Più di 2000 anni fa Eschilo narrò la vittoria dei greci sui persiani componendo una tragedia dedicata a questi ultimi, con il titolo de "I Persiani" ottenendo così gloria imperitura, eppure non fu più facile e decisiva quella lotta di allora, di quella di ieri contro il nazifascismo.
Oggi un autore non può scrivere una tragedia analoga col titolo di "fascisti", narrando la storia attraverso gli occhi dei vinti, senza essere considerato un becero revisionista
Questo ci dà la misura della nostra reffinata e tecnologicamente avanzata barbarie.
Dato che su questo forum leggo molti commenti simili a quelli citati da Pansa ne "La Grande Bugia", immagino che i signori commentatori non abbiano letto proprio nulla del suddetto scrittore. Ma il migliore è sicuramente "bricchette", io avrei tante belle parole da dirgli ma non ho voglia di passare dalla parte del torto quindi lo invito semplicemente a comprare un cervello e ad aggiustarselo nella testa.
" vendetta non fa mai onore all'uomo, ma di certo non può far perdere di vista un fatto : la Resistenza ha liberato l'Italia dalla dittatura"
No, brichette, sbagli : l'intervento anglo-americano ha liberato l'Italia. La resistenza ha dato una mano.
complimenti a Giampaolo Pansa
ricercato dalle SS sono riuscito a cavarmela imboscandomi, il 25 Aprile mi sono unito ai partigiani, coi quali ho collaborato in azioni armate contro i tedeschi in ritirata e per snidare franchi tiratori oltre che per dare la caccia a componenti della Banda Carita'.
L'attuazione di alcune bande partigiane assetate di sangue e dedite a ruberie mi ha fatto allontanare per non vedermi coinvolto in crimini.
vivo da anni negli Usa e sarei molto interessato nel sapere dove poter trovare qui i libri di Pansa, anche usati.
Sarei anche infinitamente lieto di ricevere due righe dallo scrittore.
Grazie anticipate e saluti
Liliano, ma che due righe da Pansa, mi sa che questo tuo commento va dritto dritto nel cassonetto.
"No, brichette, sbagli : l'intervento anglo-americano ha liberato l'Italia. La resistenza ha dato una mano."
Reza, questa curiosa "teoria", che devo necessarialmente supporre intesa con validita' generale, valla a raccontare anche ai francesi sulla loro, di resistenza, e vediamo quanto tempo ci mettono a mandarti a quel paese.
Le bischerate son bischerate, ma a tutto c'e' un limite.
Le bischerate son bischerate, ma a tutto c'e' un limite.
Appunto. Evita di spararle a raffica.
Perchè hai qualche dubbio che il paese sia stato liberato dagli alleati?
Geppo, hai rotto con la parastoria.
Chi ha sconfitto le truppe tedesche sono stati gli eserciti alleati anglo-americani, con la collaborazione delle truppe dei paesi del commonwealth (inclusi nell'esercito "anglo"-)e i partigiani, la Resistenza, ha dato una mano, ma il suo contribuito, per quanto lodevole, è stato indubbiamente inferiore.
Questa è una realtà storica : prova a negarla.
Certo che, in due, non assommare informazione storica sufficiente manco per uno, e' un po' una vergogna... Comunque...
... Non mi riferivo tanto al ruolo degli alleati, dedalus, anche se ho il sospetto che questo tu l'avessi capito, ma che abbia deciso di giocare comunque sull'equivoco...
... In realta', riflettevo sugli elogi esternati dagli ufficiali alleati (non so, il generale Clark a Monte Lungo, per citarne uno, oppure il Colonnello Daughef in quel di Lucca) alle unita' partigiane che operarono unitamente a loro.
Riflettevo sul riconoscimento scritto che venne rilasciato, a firma congiunta degli alleati e dei partigiani, ad ogni combattente italiano della guerra di liberazione.
E riflettevo, perche' no, a quei dossier dell'OSS desecretati della CIA che riconoscono il ruolo fondamentale avuto dai partigiani nel raggiungimento degli obiettivi cardine dello scacchiere strategico dell'Italia settentrionale.
Infine, riflettevo su quanto fosse CIALTRONA un'espressione come "La resistenza ha dato una mano"...
... Reitero, andate (visto che mi pare di capire che adesso siete in due) a raccontare una BISCHERATA del genere ai francesi sulla loro, di resistenza, che, oltre a fare la resistenza, tenne in piedi la rete di informazione clandestina di tutta l'Europa settentrionale per l'intera durata della guerra, e vediamo cosa vi rispondono.
Se poi vi resta tempo, vi suggerirei di tornare a studiare un po' di storia, perche', onor del vero, far passare i partigiani e i movimenti di resistenza di tutta europa per una manica di bambini ritardati in una questione di adulti non e' che faccia pensare troppo bene della vostra preparazione in merito.
Reza, QUESTA sarebbe parastoria? Come si vede che la storia non sai manco dove sta di casa...
Tu non sai dove sta di casa una discussione normale.
"Infine, riflettevo su quanto fosse CIALTRONA un'espressione come "La resistenza ha dato una mano"... "
Il cialtrone sei tu, tu e il dogma della resistenza immacolata, spiegami cosa c'è di male in quella frase. La resistenza ha dato una mano : non ho detto che era una mano non necessaria o ininfluente. Ma ha collaborato : il grosso, come si suol dire, lo hanno fatto gli eserciti anglo-americani, ed è MATERIALMENTE ovvia questa cosa, se ci rifletti bene puoi arrivarci anche tu.
I Francesi con la loro spocchia arrogante e cafona sono solo delle emerite teste di cazzo, checchè abbia fatto la loro Resistenza, devono comunque la loro liberazione in gran parte a De Gaulle e soprattutto agli eserciti americani sbarcati in Normandia nel D-Day.
Geppo, vai dai famigliari delle migliaia e migliaia di soldati americani e inglesi morti per l'Italia e per l'Europa e dì loro che l'Europa l'hanno liberata i partigiani, che loro sono dei guerrafondai e che potevano risparmiarselo, e vediamo cosa ti rispondono, cialtrone...
Noto che continui nel tuo patetico tentativo di prendere per il fondelli chi ti legge. Immagino sia inutile dirti che non ci fai bella figura, no?
Comunque, a fronte del tuo solito sproloquiare, preciso, NUOVAMENTE, che non ho nulla da eccepire sull'apporto alleato alla Liberazione...
... Ho molto da ridire, invece, contro quegli azzeccagarbugli che, come te, cercano di sminuire il contributo "interno" dato dalla Resistenza.
E, credimi, non penso che possa convincere piu' di tanto la precisazione "non ho detto che era una mano non necessaria o ininfluente", quando poi, nello stesso rigo, volti gabbana, e dici "il grosso, come si suol dire, lo hanno fatto gli eserciti anglo-americani, ed è MATERIALMENTE ovvia questa cosa".
Ma dove sta l'ovvieta' di cui vai cianciando? Sembra piuttosto che, come sempre, i tuoi "fatti" si fermino dove inizia la realta'... Questo e' quello che diceva l'OSS, il servizio segreto americano, all'epoca della guerra:
https://www.cia.gov/csi/studies/spring98/OSS.html
E, se non vuoi credere a quelli che hai appena eletto tuoi punti di riferimento, ti faccio notare che un'altra fonte che ti e' congeniale, wikipedia, parla di alleati e di partigiani, in rapporto alla Liberazione, in maniera paritaria, visto peraltro il non indifferente connotato geografico che mentre gli uni stavano ancora a sud, gli altri gia' combattevano a nord...
... Io direi che di "ovvio" il tuo discorso ha ben poco.
Risalendo di appena un rigo, poi, ti produci in un "pregevole" quanto fuorviante cappello introduttivo, che si impernia su un presunto "dogma della resistenza immacolata"... Al di la' di qualunque idea io possa avere sul valore etico della Resistenza, a me non pare che in discussione fossero le sfumature morali del fenomeno sulla Liberazione, quanto piuttosto il suo effettivo peso storico sulla stessa. Sinceramente non mi interessa molto quali fossero i tuoi motivi per questa sparata; nondimeno, a me sembra che questa renda solo evidente che il tuo punto di vista sulla Resistenza, e quel che poi scrivi, non sono propriamente in accordo.
Nulla contro gli americani, ripeto, ma solo contro chi si nasconde dietro loro per gettare fango su quella parte della storia che "non piace" per motivi bizzarri come la convinzione ideologica.
D'altra parte, e' difficile credere di averti frainteso, quando nuovamente torni alla carica, stavolta contro la resistenza francese, sulla base di enunciazioni di valore storico quantomeno dubbio...
... Val la pena ricordare, infatti, che quei francesi, che, secondo te, "con la loro spocchia arrogante e cafona sono solo delle emerite teste di cazzo", sono proprio quelli che hanno costantemente interagito con l'OSS e l'SOE, tenendoli regolarmente ed efficientemente informati sulle mosse tedesche nel continente, e che, tra azioni di sabotaggio e informazioni fornite sul Vallo Atlantico, fecero la loro parte anche per lo sbarco in Normandia, durante il quale, peraltro, molti di loro indicarono via radio agli alleati i punti migliori dove colpire le linee di difesa tedesca...
... Di nuovo, mi sto servendo di wikipedia, per precisare due cose: la prima, che tu attingi dalle tue "fonti" in maniera selettiva e secondo la tua convenienza, e dunque in modo palesemente fazioso e scorretto; la seconda, che non ci vogliono poi chissa' quali fonti addomesticate al "vangelo rosso" o maestri di chissa' quale revisionismo marxista per confutare delle tesi assolutamente inconsistenti come le tue.
Peraltro, sebbene neanche a me stiano particolarmente simpatici i francesi, non per questo mi sono mai sentito legittimato ad ascrivergli colpe inesistenti al solo scopo di attaccarli. Direi che anche questo rende molto chiaro il presupposto, o, meglio, il preconcetto di partenza nel tuo ragionamento.
Vorrei ancora sottolineare un passaggio che ho trovato estremamente singolare:
"che loro sono dei guerrafondai e che potevano risparmiarselo"
Non ho mai detto niente del genere, e questo tentativo di spacciare per mie queste parole mi lascia quantomento perplesso. Non so dire se questo volesse essere uno dei tuoi consueti mezzucci per cambiare le carte in tavola, oppure, molto piu' semplicemente, la dimostrazione che tu non presti nemmeno attenzione alle risposte che ti vengono date... Certo e', pero', che anche questa risulta una piccola conferma dell'effettivo valore delle tue posizioni.
In ultima analisi, dunque, invece di scandalizzarti tanto sulla mia scarsa stima della storia americana, che, ancora una volta, ribadisco essere in questo caso non vera, ti inviterei di piu' a riflettere sulla poca considerazione che hai tu della storia italiana, da italiano quale sei, in rapporto anche alla tua curiosa abitudine a sputare sentenze su una presunta "mancanza di attenzione o rispetto ai valori della cultura e della storia italiana" in quelli che critichi...
... E poi vorresti raccontare che i cialtroni sono gli altri? Ma per cortesia...
Certo che la resistenza ha dato una mano, ma mi sfugge il cuore del problema. Così come l'attaccamento rabbioso di tutta una serie di persone ad un periodo storico, con luci e ombre come tutti i periodi storici. Sembra quasi l'ultima frontiera di un mondo sconfitto..o sbaglio, geppo?
Perchè non guardiamo le cose con il distacco necessario?
Senti, dedalus, poche storie: l'unico attaccamento che mi si puo' imputare, ritengo sia quello ai fatti, piuttosto che a riletture piu' o meno "fantasiose", per le piu' svariate motivazioni e finalita'.
E, quanto al "rabbioso", mi stupisce un po' che ti sia sfuggito il fatto che c'e' stato chi, tra quelli che la pensano come te, si e' arrampicato su ogni specchio disponibile con disperazione quasi feroce, pur di dimostrare che aveva ragione.
Anzi, a questo punto, troverei improponibile, e forse anche un po' ridicolo, dopo essermi preso la briga di appoggiarmi a quelle che si presumono essere le fonti del mio interlocutore, per dimostrare che persino quelle gli davano torto, vedermi magari accusare di essere io quello impastoiato sul proprio sedimento ideologico.
"Distacco necessario"? A parole, e' un concetto lodevole, ma io finora ho visto solo il tentativo, da parte di molti galantuomini intenti a farneticare di "pericoli rossi", di svendersi quella parte di storia del paese che "stona" con la loro autoreferenziale ed autoimposta visione delle cose.
oggetto : porta a porta con pansa , la russa, curzi , rizzo , ed altri. Commenti: tutti, eccetto Rizzo, per proterva ignoranza , dovuta alla indottrinatura , poichè sosteneva l'insostenibile, hanno dimenticato quanto segue :-prima di Pansa , non solo Giorgio Pisanò ,fatto saltare per aria due volte, la prima in via Bellarmino, la seconda nella nuova sede di Candido, con la volontà di ucciderlo, ma una moltitudine di storici , da Cimmino a Rauti , da Costa a Mussolini , con la Sua monumentale Opera Omnia , da Veneziani a Gatta , da Franzolin a Oddone , da Frà Ginepro a Rao , da Gianni Oliva a Massimo Caprara , da Giorgio Rustia a Roberto Festorazzi , da Pierangelo Maurizio a de Simone e Nardiello, da Gianni Donno a Pellegrino,tutti , dico TUTTI , hanno raccontato le infamie dei rossi perpretate in Italia . Obiettivo Unico : le repubbliche socialiste del nord.Ovvero il bolscevismo in casa . Per il Sud , una componente americana. Ovvero una primigenia Corea, spaccata in due.Gli uomini ed i fatti sono presenti ,ma nessuno ha il coraggio di presentarli . Io
Pansa è corretto e non opportunista.La verità se documentata va detta tutta e non deve far male a nessuno. L'informazione deve essere a 360° e non a senso unico. Quelli che trovano Pansa un voltagabbana passato alla destra, sono quelli che provano fastidio che la verità possa diventare di dominio pubblico, loro non hanno bisogno di leggere i suoi libri, conoscono bene i fatti, perciò vorrebbero mettere il bavaglio. Bravi questi paladini della libertà di pensiero e di stampa, si definiscono antifascisti (con tutto il rispetto per quelli veri) e vogliono che sia taciuta la verità. La storia è storia e va raccontata tutta, meglio se la racconta uno che una volta era considerato di sinistra, si potrebbe pensare ad una voce fuori dal coro, visto che dal 45 ad oggi la storia per lo meno nel nostro paese è scritta esclusivamente da chi oggi si sdegna per quanto scritto dal Sig. Pansa.
A dirla francamente io non vedo nessun pericolo rosso (ne' nero) visto che si tratta di due forze ormai residuali, che peraltro vivono ognuna sulle spalle dell'altra (basta una manifestazione di neri a far ritrovare l'unità degli altri; e viceversa).
Il mondo, intanto, è andato avanti ed i problemi sono altri. Questo non toglie che esistano, a sinistra, ancora molte tensioni quando la storiografica della resistenza esce dall'agiografia, per descrivere la guerra tra partigiani e repubblichini. Ovvio che la ragione stava dalla parte dei partigiani, ma questo non significa che gli altri fossero tutti sterminatori nazisti. La questione dei comunisti all'interno della resistenza deve essere valutata con realismo, senza l'incubo di dover difendere ad ogni costo l'ultima ridotta di quell'ideologia, naufragata nel sangue e superata dalla storia.
Tutto qui (e si capisce che cossutta non la prenda bene).
"A dirla francamente io non vedo nessun pericolo rosso"
Pregiati di essere un'eccezione nella moltitudine, allora, dato che, da quasi innocue, ma decisamente al limite del cattivo gusto, presunte "bolliture di infanti", a cazzate epocali quali il sempre paventanto e mai giunto avvento del "soviet italiano", di necessario distacco a destra non se n'e' poi visto tanto, finora.
Quanto a Pansa, e non era mia intenzione arrivarci, per il semplice motivo che un'uniformita' oggettiva tra fonti attendibili e correttezza di ragionamento, io personalmente non sono ancora stato in grado di inquadrarla, dico soltanto questo: se, come mi e' parso di capire, lui parla di "crimini dell'antifascismo" (che non si puo' classificare come esclusiva "rossa", a meno che non lo si voglia fare a prezzo di qualunque mistificazione), e subito dopo si attacca alle presunte "vendette private", mi sembra proprio che questo sia un tentativo di invertire il senso stesso della logica, cercando di smentire una norma, partendo dai suoi casi degeneri...
... A livello squisitamente scientifico, sarebbe un po' un sofisma, non necessariamente frutto di malafede, ma pur sempre un sofisma. Ma, ripeto, manco di elementi piu' approfonditi di valutazione.
Quello di cui sono certo e' che c'e' una nemmeno tanto sottile differenza tra la constatazione che tra gli antifascisti ci furono anche degli elementi la cui condotta fu degna di ogni biasimo, e l'insinuazione, un po' strisciante, e concretamente vigliacca, che il fenomeno antifascismo venga a perdere il suo valore storico per questo.
Qui si sta delineando una nuova guerra civile. Inutile rispondere con i fiori quando loro usano i cannoni (per adesso mediatici..poi?Chi può dire in quale momento una democrazia complessa e fragile crolla?).
Bisogna essere pronti.
Qui si sta delineando una nuova guerra civile. Inutile rispondere con i fiori quando loro usano i cannoni (per adesso mediatici..poi?Chi può dire in quale momento una democrazia complessa e fragile crolla?).
Bisogna essere pronti.
Se la sinistra potrà avere ancora un certa credibilità, lo si dovrà solo a persone oneste e VERAMENTE di sinistra, come Pansa
"Se la sinistra potrà avere ancora un certa credibilità, lo si dovrà solo a persone oneste e VERAMENTE di sinistra, come Pansa"
Voglio davvero sperare che questo tu lo dica da persona di sinistra, Fabrizio, perche', spero comprenderai, in qualunque altro caso, la tua asserzione avrebbe ben poco senso.
Comunque, come a te piace il ragionamento di Pansa, a me, altrettanto semplicemente, non convince, e intendo ad livello puramente concettuale, senza dovere a tutti i costi tirare fuori ragioni ideologiche di sorta.
Egr. Dott. Pansa, ho letto gli ultimi suoi 4 libri anzi, mi sono cibata di essi, perchè i libri che ho letto anteriormente sulla resistenza e qualche sporadica testimonianza con persone che l'avevano vissuta,non mi avevano dato risposte esaudienti sui punti oscuri che non ero riuscita a chiarire. Sinceramente, fino ad oggi, avevo letto narrazioni con un solo indirizzo politico e ideologico, che non mi hanno aiutato, e essendo stata militante nel P.C.I., dette letture le avevo trovate già pronte nella libreria del partito. Caro Siog. Pansa i suoi libri mi hanno aiutato davvero, sapesse quante testimonianze che lei ha raccolto trovo riscontro in fatti di mia conoscenza. Ma sopratutto le scrivo in merito al "Partigiano Ovidio" (La grande Bugia pag.154 parte 3°) dove lei scrive sulla bella festa organizzata dall'ANPI di Massa a Bompressi, con l'abbraccio di tutti i presenti nonche del presidente Gildo. Fatto sicuramente che aiuta molto a capire, ma ce ne è stata un'altra, aq Livorno, nella nuova sede del'ARCI, e la bella festa fu data per Mario Tuti ( 4 ergastoli per strage, se non erro) alla presenza del presidente e consigliere comunale (ex brigatista pentito) Marco Solimano, di alcuni assessori e delò deputato DS Marco Susini. L'evento è di qualche mesa fà, e quando lo vidi per televisione su Gran Ducato, un emittente locale, quasi non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie. Inoltre da quanto mi viene riferito da persone che frequentano l'ARCI, il Sig. Tuti è di casa in quel centro di volontariato. Probalbilmente di questo fatto lei ne è a conoscenza, ma se non lo fosse, sono contente di essere stata io ad informarla. Colgo l'occasione, per congratularmi con lei per la coraggiosa tenacia che sicuramente la distingue e le assicuro che continuerò ad essere una sua attenta lettrice. Con rispetto e stima Fulvia brondi
L'Uomo di Cuneo. Ho assistito a un trasmissione televisiva di Ferrara con ospite Bocca. Il cuneese ha avuto l'impudenza di dire che la dichiarazione del CLN dell'insurrezione e la conseguente liberazione dell'Italia del Nord costò la morte di 20.000 (ventimila) partigiani. L'ordine fu emanato il 25 aprile 45'allorchè le armate alleate avevano già superato il Po. Nelle città c'era solo qualche tedesco ritardatario che aveva perso il contatto con la propria unità. unità. Come si possono fare dichiarazioni
ho letto tutto di Pansa . Lo ringrazio di cuore.La verità non fa male alle persone oneste , anzi. La verità è scomoda per chi è sporco.Fino a ieri , nei discorsi con gli amici italiani mi è sempre stato detto che i comunisti italiani non sono come quelli albanesi . Leggendo Pansa sono arrivato alla conclusione :non vedo nessuna differenza fra comunisti italiani e quelli albanesi.Per l'Italia , per fortuna , le cose sono andate diversamente ; altrimenti qualcuno delle persone che hanno scritto qui e che sono accaniti contro il Pansa ,a quest'ora sarebbero montati nello stesso gommone che ho preso io per venire in Italia.
Egregio Dottore mi chiamo Graziella Ratti e sono una pensionata di sess......anni, Le scrivo perchè ieri sera ho seguito i Suoi interventi alla trasmissione Matrix relativi alla fiducia che gli italiani nutrono verso i propri politici. Le chiedo venia se mi permetto di dissentire dalla Sua affermazione in merito all'espressione di voto. Precisamente Lei ha detto che non andrà più a votare e per chi l'ascolta può essere un incitamento ad emularLa quindi io, nel mio piccolo, mi permetto di ricordarLe che il voto è un diritto-dovere, dico bene? quindi, a parte la considerazione nei politici di casa nostra, e fin qui condivido, da cittadina qualunquissima, in gran parte quanto detto nel corso della trasmissione ma poichè sono già pochi i diritti riconosciuti non vedo il motivo per rinunciare, a me sembrerebbe come un atto di omertà. Il voto è poi un dovere al quale non voglio sottrarmi, voglio fermamente far sapere quale è la mia opinione visto che si tratta dei miei interessi compresi tra quelli di tutti. Pertanto devo e voglio andare a votare anche in nome e per conto dei sacrifi fatti a suo tempo per ottenere tale "privilegio". Quindi Le vorrei, sommessamente, far notare che è sbagliato non andare a votare ma sarebbe più opportuno diffondere l'idea, in tutti coloro che non apprezzano l'operato dei nostri deputati e senatori, di annullare la scheda. Questo mi sembra un modo inconfondibile per esprimere un parere negativo e una più manifesta opinione alla quale non sarebbe molto facile sottrarsi a dispetto di una qualsiasi maggioranza raggiunta, non trova?. Non voglio convincerLa ma se anche Lei come tante altre persone è deluso e preoccupato è importante che avendo maggiori possibilità di me o qualsiasi altro "nessuno" continui a far sentire la Sua più autorevole voce e non taccia perchè, credo, ritiene inutile ogni tentativo nel nostro paese di quella moralizzazione della vita politica di cui si ha un immenso bisogno ma anzi diffonda l'idea che ho sopra esposto. Distinti saluti Graziella Ratti e-mail:lellaratti@yahoo.it
Vorrei sapere, approposito di Giampaolo Pansa, chi ha letto il suo " L'utopia armata". A me è piaciuto così tanto che appena finito ho scritto una letterina elettronica di riflessioni al sig. Pansa col mio palmare... salvo poi rendermi conto che il sig. Pansa è pressochè irraggiungibile.
Come mai questi soloni del'informazione non si mettono quasi mai in gioco direttamente con almeno un blog?
Propongo di non comprare più nemmeno un testo di costoro ne un saggio se non viene anche indicato con essi un mezzo per comunicare le nostre impressioni sui suddetti scritti.
Che il Sig. Pansa ha paura delle email?
P.S.
posterò la mia email sul mio blog ( l'indirizzo dovrebbe apparire nelle intestazioni)
noto con piacere che a criticare pansa sono sempre i soliti noti..................la verità mi fa male diceva una canzone