Non sarà granché, come sostiene
Nepoti su Repubblica, ma questo
King Arthur ha alcuni meriti: non è splatter (piacevole sorpresa, visto il genere); dà un'immagine pessima di romani e cristiani (altra scelta non da poco, truffatori decadenti i primi, pazzi fondamentalisti i secondi); mostra la guerra in tutta la sua assurdità (alla fine della battaglia sono quasi tutti morti, compresa una buona percentuale di "invincibili" cavalieri sarmati, Lancillotto compreso); gli effetti speciali non sono smaccati; la ricostruzione storica è interessante;
Keira Knightley è tanto bellina. Difetti: la regia è in carattere, mentre la sceneggiatura ricalca pari pari il
Gladiatore. Ricalca pure King Arthur-
Clive Owen, clone di
Russel Crowe (ma meno espressivo), mentre i sassoni sono realizzati a immagine e somiglianza degli orchi di
LOTR (ma in effetti Tolkien si ispirò a queste leggende per scrivere la sua epopea). La fotografia ogni tanto riesce a essere anche suggestiva. Giudizio finale: credevo peggio. Resta una domanda che mi frulla in testa: se Artù diventa re
dopo tutto l'ambaradan e i cavalieri superstiti sono tre, com'è che la saga si è sempre chiamata "re Artù e i cavalieri della tavola rotonda"?
Aggiunta del giorno dopo a film digerito. Il difetto più grande di questo film è la mancanza totale di caratterizzazione dei personaggi, forse accentuata dal doppiaggio, che rende i cavalieri dei robottoni difficilmente riconoscibili (e in effetti a fine film ancora riuscivo a ditinguerne con sicurezza solo tre su sette). Ciniconi ma tronfi, passano dalla strage alla commozione con rapidità sconcertante.