l'Unità - 11 Ottobre 2004
«Soldi e tv uccidono la democrazia»
L’arcivescovo di Milano Tettamanzi: istituzioni libere dal controllo di poteri estranei
Roberto Monteforte
BOLOGNA Ieri mattina a via Indipendenza di fronte al Teatro Arena del Sole una banda intonava le note di "Bella Ciao". Ma non era una contestazione alla 44^ Settimana Sociale dei cattolici italiani. Era semplicemente una pacifica manifestazione delle associazioni Mutilati e invalidi del lavoro con tanto di stendardi dei comuni della provincia di Bologna. D'altra parte non c'era tanto da contestare, perché molto probabilmente chi era al teatro e chi agitava striscioni e stendardi in piazza esprimeva lo stesso desiderio di rendere viva e partecipata la nostra democrazia.
Questa preoccupazione è stata al centro dell'assise bolognese del laicato cattolico. Gli interrogativi di fondo sono stati riproposti ieri dal cardinale Dionigi Tettamanzi a conclusione dei lavori. Oggi viviamo in una democrazia autentica? Si è chiesto l'arcivescovo di Milano. "Non c'è democrazia senza politica" ha affermato rivolto agli oltre 1.200 tra delegati e invitati, ribadendo che"entrambe sono necessarie", ma che devono essere rivolte al "bene comune". Proprio l'individuazione di questo "bene comune" ha animato le tavole rotonde dedicate a come scienza e tecnologia, finanza e informazione influenzano e condizionano oggi la democrazia. Una democrazia "malata" e in pericoloso declino, è stato osservato. La ragione è proprio nell'invadenza dei poteri forti, in primo luogo quello finanziario, tecnocratico e mediatico, e poi dagli effetti dei processi di globalizzazione. I cittadini sono oramai considerati consumatori, utenti, ma non detentori del diritto democratico di "controllare i governanti". E' la crisi della democrazia partecipativa. Il cardinale Tettamanzi lo ha denunciato. "Le istituzioni democratiche, per essere vitali, devono essere sganciate da un controllo che non sia democratico" ha insistito. Al centro deve esservi l'uomo. E' l'auspicio, ma la realtà è diversa. I cittadini possono esercitare un controllo? e poi, dov'è il potere da controllare? È nella mani di chi governa o è altrove? Questi sono gli interrogativi posti dal porporato. "Telecrazia e plutocrazia - ha osservato - non hanno nulla a che vedere con la democrazia, la soffocano rovinosamente e inesorabilmente" e portano a concezioni distorte dell'uomo e della società. Il cardinale si guarda dal citare situazioni concrete, ma quando ribadisce il primato dell'"alta politica" e pone il problema del controllo sui governanti, indica un terreno preciso di impegno per i cattolici italiani. Ha ricordato che il credente "vive una fede incarnata nella storia, non è indifferente al destino della democrazia". Tettamanzi torna a porre la questione antropologica. Denuncia la "falsa concezione dell'uomo, della sua vita e della sua sessualità, della sua relazione con gli altri". Critica le odierne applicazioni tecnologiche, in particolare nel settore delle biotecnologie che "invece di curare, rispettare e migliorare la vita dell'uomo, la manipolano o addirittura la distruggono". Richiama la tutela al diritto alla vita. Si domanda quale democrazia sia quella che "non riconosca e tuteli la differenza, la complementarietà e la reciprocità sessuale dell'uomo e della donna". Critica la non adeguata tutela della famiglia "quale stabile e duraturo rapporto tra uomo e donna, aperto alla fecondità". Non accetta le siano equiparati altri tipi di rapporti come le convivenze. Sono i temi che dividono i cattolici dallo schieramento laico. Ma sono molti i punti condivisibili dell'"agenda politica del cattolico" tracciata dall'arcivescovo di Milano: "Il debito non schiacci il debitore; l'accesso all'acqua va garantito a tutti; i beni primari non devono mancare a nessuno; lo sviluppo deve essere sostenibile; solo la pace è garanzia per lo sviluppo; non c'è pace senza giustizia; non c'è giustizia senza democrazia; così non c'è democrazia senza giustizia; l'economia è strumento per rimuovere le disparità e le disuguaglianze, non per accrescerle; la conoscenza e la cultura sono essenziali per consentire a tutti di capire, scegliere, prendere parte; i bambini di tutto il mondo hanno diritto di giocare; va riaffermato e condiviso un no deciso alla pena di morte, alle torture, ai maltrattamenti". Sono temi che qualificano la democrazia, tutte le democrazie. Il cardinale respinge la superiorità di presunti modelli di democrazia occidentale da esportare, magari con la violenza. "Ogni popolo - ha sottolineato - si darà liberamente le proprie istituzioni democratiche".
Le parole di Tettamanzi hanno dato voce alle preoccupazioni di molti cattolici. Dalla Settimana Sociale di Bologna si esce con un'analisi ricca. Lo è pure l'agenda e chiara appare l'esigenza del laicato cattolico di far sentire la propria voce. Ma in che modo? Ora che i movimenti hanno superato antiche incomprensioni e sono tornati ad incontrarsi nessuno propone di dar vita a un nuovo partito dei cattolici ora sparsi nei diversi schieramenti. Ma vi è il bisogno di definire uno spazio di mediazione tra società civile e politica dove le diverse realtà del laicato cattolico possano ritrovarsi ed elaborare iniziative comuni. Sono diverse le ipotesi: dalla "rete" caldeggiata da Luigi Bobba, presidente delle Acli, alle scuole di formazione o all'impegno culturale auspicato dal rettore della Cattolica di Milano, Lorenzo Ornaghi. Il cantiere è ancora aperto.
Certo che quando i preti dicono cose più di sinistra della sinistra siamo messi veramente male...
Si ma vedrete che lo faranno tacere in fretta.
Alla fin della fiera Martini l' hanno spedito a Gerusalemme...