Un'Alceste trasportato ai nostri giorni dalla macchina del tempo di Roberto Guicciardini: è il protagonista del
Misantropo di Molière, magistralmente interpretato da Mariano Rigillo, che mi sono gustato stasera al
Piccolo (quello vero in via Rovello, che avrà anche i posti stretti, sarà pure sottoterra, ma conserva ancora l'atmosfera magica dell'Opera da tre soldi (e se poi stai molto attento, senti ancora i passi di
Giorgio Strehler che mostra un gesto a
Ferrucio Soleri). Un testo del 1666 può essere d'attualità sorprendente se scritto da un genio. Lo è il Misantropo, in cui un uomo "tutto d'un pezzo" si confronta con una società ipocrita e con l'amore per una donna che è il suo esatto opposto. C'è tanto su cui riflettere dopo due ore in compagnia di Alceste, un caratteraccio che mi piace molto e in cui in parte mi riconosco. Un lavoro che dovrebbe essere imposto per legge a chiunque voglia intraprendere la carriera politica. Bellissima la scenografia e pure le musiche di
Nicola Piovani. Considerazione: nonostante l'assalto fascio-leghista alla ruota del timone, il glorioso Piccolo riesce a tenere salda la rotta su una programmazione intelligente e critica. La bella foto che ritrae Rigillo, tratta dal sito del Piccolo, è di
Tommaso la Pera.