plonk
Mah, non sono convintissimo dalla motivazione dell'attribuzione. Devo confessare che anche io non vedo un link evidentissimo tra il numero e la qualità dei libri letti e la sensibilità d'animo. Anche perché tale qualità è talmente impalpabile da essere difficlmente misurabile.
Di sicuro Giacomo invece mostra poca sensibilità nell'uso delle parole scritte (varie volgarità), ma è parte del gioco, no?
Trovo invero agghiacciante il fatto che Calderoli sia dentista! Non lo sapevo e i brividi freddi sulla schiena mi corrono al solo pensiero di sedermi sotto i suoi ferri!
Poverino.... il ragliante giacomo si è offeso.... Prima di qualsiasi critica, Alberto, ricordati di premettere che il comunismo è il peggiore dei mali !!!
Ciao gironalista di Cremona che vai al Via Vai
;-)
Io sono Michele amico dell'altro Michele.
Sentiamoci per telefono che magari capita l'occasione per lavorare insieme...
Se mi mandi una mail ti mando il telefono.
Conviene no?
Ciao
Io credo che Giacomo volesse dire che non esiste una "conditio sine qua non", cioè si riferiva a tutte quelle persone semplici e non acculturate ma con una generosità d'animo inarrivabile. Ad esempio la mia donna di servizio non ha finito la quinta elementare ma è la persona più sensibile e buona che io conosca, anche se non ha mai letto un libro ed il congiuntivo pensa che sia una patologia medica. Il premio Calderoli tienilo caldo per me :-D
« La sensibità d'animo che cazzo c'entra con i libri!? »
fantastica! questa me la stampo e la appendo in biblioteca assieme alle 5 leggi di Ranganathan!
Alberto, sono quasi sempre d'accordo con quello che dici, ma stavolta mi sento di dissentire: secondo me il premio Calderoli te lo dovevi auto attribuire. Giudicare la sensibilità d'animo in base al numero dei libri letti mi pare proprio un'operazione classista degna della peggiore mentalità di destra.
(mi tocca pure correre in aiuto del biraghi???)
cara Valeria, la frase incriminata non e' altro che quella in cui si pone in totale antitesi la sensibilita' e la lettura.
Lo sapeva anche Mencio che non e' l'istruzione che rende l'uomo "buono" (che tale era per Confucio gia' la piu' intima natura umana) ma che questa, la lettura, e' la sola che puo' migliorare l'uomo che si e' guastato (col profitto).
Chi non legge non e' necessariamente un insensibile. Ma praticamente tutte le persone aride, insensibili e fasciste i libri non sanno manco aprirli.
Il fatto che in Italia si voti come si voti e che si legga quanto si legge... non e' che c'e' una qual certa corrispondenza?
Tutto questo e' lampante. Davvero serve ribadirlo?
Ma perché necessariamente la lettura per ingentilire gli animi? Perché non la settima arte? O il teatro? O il saper apprezzare un panorama boschivo? Io credo che l libri e la 'cultura' in generale possano esaltare e stimolare le qualità delle persone. Ma è soprattutto l'educazione ricevuta in famiglia e dalla propria comunità (inclusa la scuola) ad essere importante, spesso più di un libro.
Per finire, non sottoscrivo la frase 'incriminata', perché sensibilità d'animo e libri vanno molto d'accordo, ma neppure appoggio l'attribuzione del Calderoli, che va assegnato a ben più degni tipacci.
Valeria, veramente io non ho fatto affermazioni, mi sono solo limitato ad assegnare il Premio alla frase.
Bene bene, comunque vedo che si riesce ad avere un po' di can can anche su argomenti diversi dalle SUV. Quanto al topic: la frase in effetti è decontestualizzata, ma questo fa parte del gioco, quindi ognuno la interpreta come vuole. Se tu vai a leggere il testo, il ragionamento era stato più o meno:
G: Rossi non legge ma è un bravo cristo lo stesso e dopo smesso di correre farà delle buone cose
A: la vera ricchezza sta nella cultura, senza cultura uno non può capire il mondo, solo attraverso la cultura puoi conoscere sensibilità diverse, con cui non potrai mare venire realmente in contatto (esmpi vari a caso)
G: cazzo c'entrano i libri con la sensibilità
Ora: ho capito che Giacomo è un simpatico cazzarone che si diverte a provocare, ma in questo caso la sua provocazione ha innescato la satira, che in quanto tale non può essere giudicata con il metro (stavo per dire "categorie" che è di moda) delle riflessioni "normali".
Aggiungo, ma ne parleremo magari a voce, che sì, sono classista nei confronti degli ignoranti, ma di quelli che lo sono per scelta esistenziale: le ragazze che rinunciano all'università perché si sognano veline, i ragazzi che si immaginano Totti o Rossi, quello che "non leggo un romanzo da 40 anni".
Concludendo: in fondo legggere i thread sui SUV è come leggere il mio amatissimo "Sole dei morenti" di Izzo: fa conoscere pensieri ed emozioni estranee, (per esempio la condizione emotiva di malfidente supponenza, per cui p.es. tutti quelli che contestano i macchinoni in realtà invidiano chi se li può permettere). C'è tanto su cui riflettere, anche perché - come dice ValTer (http://www.ciclistica.it/archives/003695.html) non siamo in posizione di poter agire se non "convincendo". Quindi capire bene la psicologia del soggetto da convincere è vitale. Oddio, alcuni li dò per persi in partenza, ma questo è un altro discorso :-D
credo che questa del leggere sia una delle più colossali bufale mai lette (perdonate il gioco di parole). conosco un sacco di gente che legge, senza a vere alcuna sensibilità nè acquistandone con il tempo e i libri. ne conosco altra che legge poco, ma legge bene.
dipende, alberto, da cosa si intende per leggere. leggere cosa? i giornali, i romanzi, i saggi, i libri di storia. Personalmente credo che a questo sacrosanto comandamento, il primo del lettore: "avere il diritto di non leggere". Leggere è un piacere in ultima analisi, se imposto corre grossi rischi. Per leggere bisogna essere nella predisposizione d'animo giusta. Se no, meglio lasciar perdere. Proprio non capisco cosa ci sia di assurdo nell'affermazione che dice che la sensibilità non c'entra nulla o quasi con il leggere. E' la sensibilità che crea il leggere e non viceversa. E la sensibilità di ognuno è cosa privata e che non va mai messa in dubbio.
E poi questa polemica su Valentino Rossi, dai... mi pare proprio inutile. chi se ne frega di valentino rossi e di quel che pensa e o non legge.
Perfettamente d'accordo con achab. Non poteva trovare parole migliori.
Leggere e' in un certo senso l'equivalente di ascoltare, e' un modo per prestare attenzione alle idee di qualcun altro e dedicargli del tempo.
Va da se' che chi pensa di non aver bisogno delle idee altrui, chi si considera gia' soddisfatto delle proprie, difficilmente si soffermera' su una pagina stampata (o su un file, o quel che volete).
Da questo punto di vista il non leggere e' quasi una forma di presunzione: io so' gia' o comunque non mi interessa quel che hai da dire.
Questo puo' essere indice di scarsa sensibilita', ma la relazione non e' cosi' diretta come si potrebbe credere.
Molti magari non leggono solo per mancanza di abitudine, perche' non ne hanno il tempo (o credono di non averlo) o magari perche', si', sono persone poco sensibili.
Comunque ribadisco, la mia opinione e' che il non leggere non sia una prova certa di poca sensibilita', ma solo un pesante indizio.
Sicuramente e' piu' vera un'altra affermazione, che guarda caso ho letto da qualche parte: "Si diventa vecchi quando e' piu' facile scrivere un libro, che leggerne uno".
Buona giornata
Valter
c'è un sacco di gente, valter, che non legge perché si sente in soggezione di fronte alla cultura e alla figura dell'intellettuale, motivo per cui, come giustamente toni sottolineava, l'intellettuale viene attaccato e visto come un appestato nel nostro paese: il più classico dei meccanismi difensivi. ciò ceh non capsico, mi spaventa, quindi mi difendo attaccandolo. ma non è certo trincerandosi dietro il "io sono colto perché leggo e quindi sono più sensibile della massa" che si toglie la paura e si avvicina alla lettura chi non legge. Personalmente dedico alla lettura gran parte del mio tempo libero (e dei miei soldi, scarsi in verità), certi libri, come certi film e certe canzoni, mi hanno cambiato la vita (come dice wim wenders, "il rock lo ha salvato"). Ma perché ho trovato parte di me stesso, della mia personalità, parte delle mie impressioni, dei miei vissuti, magari fino a quel momento sconosciuti o sopiti, ma comunque parte di me nei libri, nei film, nelle canzoni. PErché mi è piaciuto tantissimo un film? un libro? una canzone di nick cave? La letteratura arricchisce l'animo, cosa verissima, ma è l'animo che deve trovare se stesso nella pagina scritta. Quando lessi Proust (se dobbiamo fare gli intellettuali a tutti i costi, facciamolo) mi si aprì un mondo, perché scoprivo un parte di me. Ma quando leggo, perché ne parla la critica, perché leggo su qualche rivista, perché ne sento parlare, qualche libro contemporaneo, lo vivo sempre male. In ultima analisi, come qualcosa di forzato e poco piacevole. E spesso si tratta di robetta superficiale: faccio un esempio. Lessi "L'accademia dei sogni" di Gibson, perché tutta la critica di un certo tipo ne parlava bene. Bene, qui lo dico e qui lo nego, "L'accademia dei sogni" è, secondo me, una cagata pazzesca, sopravvalutata e tremendamente superficiale, che piace perché parla di "blog" di "email" di "downloading" e di "hacker". Insomma tra ventanni nessuno se lo cagerà più. Ma guai a dirlo. Rispetto a libri come quello trovo più intense e poetiche le pieghe di Valentino in pista o i due gol di Adriano (quel bovaro) domenica a san siro. Eppure leggo Proust, Musil, Mann. I conti non tornano, non parlo solo di "gnocca, vroom, ecc".
I libri che cita alberto sono tutti interessanti, eppure per capire la solitudine, la tristezza, la pietà, la carità, ecc., a mi parere non servono a nulla. Per me ci sono mille altri titoli più validi. Per me, appunto. Per alberto, invece, ci sono quelli. Per toni ce ne saran degli altri. Perché non esiste un libro che deve esser letto per essere più sensibili e più intelligenti o per capire il mondo. Per essere sensibil, intelligenti e capire il mondo c'è bisogno di se stessi, senza orpelli.
Ci sono dei libri che si leggono perché sono specchio dei propri sentimenti. E si devono scoprire da soli, in religiosa solitudine. Così come una canzone dei Joy Division, o un film di Almodovar. Perché ognuno troverà i suoi. Personalmente ritengo La "Recherche" il mio libro definitivo. Ma altri lo troverebbero solo palloso e onanistico. Meglio che non lo leggano, non lo capirebbero e avrebbero la presunzione di dar giudizi, che in ultima analisi ferirebbero anche la mia sensibilità. Se la sensibilità venisse dai libri e dalla cultura, allora sarebbe facilissimo educare le persone. Invece, purtroppo o per fortuna, non è così: l'uomo e la donna son molto più complessi e profondi di quanto si creda. Non è leggendo Lo zen e l'arte della manutenzione della motocilcetta che valentino rossi diventerà più sensibile o più intelligente (ammesso e non concesso che non lo sia). Certo la cosa potrebbe aiutarlo, ma solo se avrà lo stato d'animo giusto, se no, meglio evitare. E, poi, perdonami alberto (visto che tra l'altro si tratta di un mio omonimo) trovo antipatico e molto da scuola elementare metter davanti a tutti i compagni lo scolaro "cattivo" giacomo con in testa il cappello da asino perché ha fatto un affermazione "politically uncorrect". Il premio calderoli lascialo a calderoli, a bondi, a buttiglione, che nonostante le molte letture (kant, fichte, schelling, hegel, wittgenstein, gadamer, heidegger ecc.) ha la sensibiltià di un caprone e pensa che i gay sono dei peccatori da girone dantesco, come qualsiasi scaricatore di porto della bovisa (con tutto il rispetto per gli, per altro inesistenti, scaricatori di porto della bovisa). alberto, te lo dico chiaro, questa volta proprio non mi sei piaciuto per niente. Nè tu nè l'articolo della lia, veramente antipatico e supponente, davvero democarticamente poco condivisibile anche da un sedicente itellettuale come amo definirmi dopo due pinte di tennet's super al pub, mentre guarda l'inter. che non me ne vogliate nè tu nè la lia, con cui tante alre volte mi sento in simpatia (nel senso etimologico del termine).
Il rispetto per la madonna, il rispetto.