Prodi: Mi attaccano perché sono vincente
di Luana Benini - da l'Unità del 26/10/2004
Romano Prodi è pronto a ripartire. Finita l’esperienza europea (il suo mandato scade il 31 ottobre), ricomincia l’avventura italiana. Questa volta, niente pullman. «Dieci anni fa l’Italia era completamente diversa». Il viaggio ci sarà «ma con i mezzi che si riproporranno»: «Questa volta si viaggia per i problemi dell’Italia e delle varie regioni. Il problema è obbligare l’Italia a correre, dare il senso che si può ancora vincere, che il Paese non necessariamente perde». Insomma, «io vado, comincio...ma la vita politica è così complicata, bisogna sempre avere un atteggiamento modesto». Il viaggio non sarà neppure tanto breve perché, Prodi ne è convinto, l’attuale maggioranza politica concluderà il suo mandato, non ci saranno elezioni politiche anticipate. E la sfida sarà ancora con Berlusconi. Proprio lui, che in Europa è il campione della «superficialità» (cfr. intervista di Prodi al «Financial Times»), incapace di progetti «a medio termine», per il quale tutto si riduce a «cerimonia»: «una foto sembra essere la cosa più importante»... Ma intanto ieri il centrosinistra ha vinto le suppletive: «Il 7 a 0 è straordinario - commenta a sera il professore - è la riprova che quando siamo uniti vinciamo».
Ma l’unità di intenti, in questi ultimi mesi, è stata una faticosa conquista. E i problemi non sono tutti risolti. A Romano Prodi non sono piaciute le critiche mossegli dal politologo Giovanni Sartori sulle colonne del «Corriere della sera». Sartori in sostanza lo ha accusato di dimenticare che nei sistemi bipartitici o bipolari le sfide elettorali si vincono attraendo i voti del centro, e di puntare invece a recuperare gli elettori incerti o astenuti del centrosinistra. Insomma di aver sposato la «dottrinuccia» del «malconsigliante guru americano» Stanley Greenberg invece di affidarsi alla dottrina «classica» di Antony Downs. E, guarda caso, il giorno dopo l’uscita di Sartori, Francesco Rutelli ha rilasciato una intervista al «Corriere della sera» per spiegare che Sartori ha ragione quando dice che le elezioni si vincono al centro e per lanciare l’ennesimo appello a posizionare l’Ulivo con barra al centro. In realtà proprio su questo tema era scoppiata la tempesta estiva che alla festa della Margherita aveva visto le bordate reciproche fra Prodi e Rutelli. Laddove Prodi accusava Rutelli di perseguire un disegno centrista diverso dal suo. Adesso il professor Sartori diventa un po’ l’uomo dello «schermo» di dantesca memoria attraverso il quale prosegue la dialettica interna. Anche se ormai la federazione è incanalata, Rutelli insiste nel presentare la Margherita come il soggetto equilibratore, continua a dire che si deve puntare a conquistare il centro dell’arena e che serve una doviziosa iniezione di valori liberali nel programma dell’Ulivo per far sì che l’alleanza sia di centrosinistra e non di sinistracentro. Si dice convinto che Prodi «che è un riformista, non un massimalista» è pienamente consapevole «che deve presentarsi con una nuova missione». Ma la sua suona come l’ennesima sollecitazione. E i Ds non gradiscono troppo. «Più che al centro la barra va posta sul futuro dell’Italia» ha tagliato corto ieri Luciano Violante.
Il professore che su questo tema è sensibile ieri ha risposto a più riprese. A Bruxelles in occasione dell’ultima conferenza stampa prima di lasciare la Commissione europea. E dopo, in una intervista a Sky Tg24. «Critiche sbagliate» quelle di Sartori. «La stampa straniera dice che lascio la Commissione dopo aver agito come un liberal, dopo aver reso i mercati europei più funzionanti e trasparenti. Ora mi si vuol venire ad accusare davvero di correre dietro al collettivismo e agli estremismi? Ma non mi facciano morir da ridere, studiano, si informino e leggano almeno il Financial Times». Che «in questi anni mi è stato cortesemente ostile, ma non mi ha mai lanciato simili accuse». La Gad e il ritrovato rapporto con Bertinotti? Con Bertinotti «non si è parlato mai di ministeri né di vice, abbiamo cominciato a discutere profondamente i problemi. Adesso cominciano a dire...Prodi abbraccia le regole dell’estrema sinistra, tirano fuori che io sarei vittima di questo Stanley Greenberg, inventando cose». Sarei «vittima di pensieri che non conosco...il che è abbastanza straordinario. C’è paura di una coalizione forte». Ma Sartori, in fondo, cavalca una critica che gli arriva continuamente dalle file del centrodestra: «Prima si dice che Prodi non riesce ad unire il centrosinistra. Poi quando si vede che magari con qualche gesto energico l’unità si sta creando, allora si dice che lo ha fatto correndo dietro l’estrema sinistra, citando esperti stranieri che non ho mai visto».
La verità? «È un tentativo di dar noia per disegni diversi». Ma sicuramente queste accuse «dureranno poco e finiranno nel momento in cui si scoprirà il programma e la serietà con cui stiamo lavorando».