La giustizia è atea per tutti
di VINCENZO VITALE
La notizia è delle più succose e potrebbe passare alla storia. Si apprende così che un magistrato che presta servizio a Camerino avrebbe collocato accanto al crocifisso sulla parete "il simbolo degli atei", che sarebbe rappresentato da un muro squarciato da un logo con la sigla Uaar (Unione atei, agnostici, razionalisti). La conclusione è degna di Pirandello. Non si sa più se prendere la cosa sul serio o ritenerla semplicemente un passatempo. Se dovessimo considerarla in quest'ultimo modo, "nulla quaestio". Se invece vogliamo insistere a prendere la cosa come seria, alcune riflessioni si impongono. Innanzitutto, come è mai possibile che chi si professa ateo si avvalga di un simbolo addirittura da ostendere sulla parete di un'aula di giustizia? Non si capisce evidentemente - nonostante lo sbandierato razionalismo - che la posizione atea, per essere rigorosa e conseguente, non può che essere nullificante e nullificata, non può che portare al nulla assoluto, alla nientificazione di ogni valore e di ogni principio, e che perciò non potrà mai esistere un simbolo che la raffiguri - di nessun tipo o foggia - per il semplice motivo che il nulla non è rappresentabile. Fa poi specie l'accostamento acritico fra ateismo, agnosticismo e razionalismo, quasi codeste posizioni fossero componenti indifferenziate di un grande minestrone culturale ove tutto è uguale al suo contrario e dove tutti possono tranquillamente far proprie le ragioni (anzi: le nonragioni) degli altri. Non è così, come ben sa chi minimamente ami riflettere sulla realtà. Ateismo, agnosticismo e razionalismo, a ben guardare, non sono identificabili e neppure assimilabili e chi tenti di farlo o fa una gran confusione o non ne individua i rispettivi connotati, sui quali, pure, si sono affaticati generazioni di pensatori autorevolissimi (da Platone a Kant, ad Hegel). A differenza dell'ateismo che è la posizione di chi, programmaticamente, nega Dio (ed in definitiva, il mondo stesso nella sua oggettività), l'agnostico è soltanto chi si limita a sospendere il giudizio sulle realtà ultime, mentre si dirà razionalista chi sappia fare della ragione (che è la dimensione più democratica che sia sperimentabile, in quanto è a disposizione di tutti) un uso proficuo e cor retto. È stato Kant - questo bel tomo! - a farci capire che il più prezioso frutto portato dalla ragione è la consapevolezza dei propri limiti: solo una ragione che li conosca e che sappia non travalicarli è usata in modo proficuo e corretto. Per questo motivo la ragione pura mi permetterà di "pensare" Dio, ma non di conoscerlo: a questo scopo sono altri i mezzi che debbono essere messi in campo (morale, passione, esperienza di se e degli altri…): una ragione che si ostinasse a voler conoscere Dio oltre che condurre di filato in manicomio chi ne usasse, negherebbe se stessa. Sicchè la posizione di quel magistrato - al di là della originale proposta di autodenunciarsi - non riesce a superare queste piccole e brevi obiezioni, lasciandosi cogliere per quel che è : una "boutade". Speriamo tuttavia e lo sperano soprattutto i cittadini, che egli continui a credere (da ateo, agnostico e razionalista) alla giustizia che ogni giorno è chiamato ad amministrare, anche se non è chiaro come ciò possa essere possibile, dal momento che il relativismo assoluto conduce necessariamente alla negazione di ogni principio e perciò anche della giustizia. Infatti, messa così, la cosa non è neppure credibile: per essere davvero coerente con ciò che afferma, egli dovrebbe abbandonare la toga semplicemente perché neppure Salomone potrebbe essere un buon giudice senza supporre l'idea di giustizia e di verità, senza pensare che valga la pena di cercarle, senza credere che in qualche modo se ne possa fare esperienza. E, d'altra parte, se Pilato fu un ingiusto giudice, non fu perché chiese «Quid est veritas?», senza attendersi risposta?
se non fosse che questi figuri sono realmente pericolosi, si potrebbe fondare un fan club.
Credo che trattasi di una provocazione. Però è anche vero che la visione del crocifisso come la visione di scene di impiccagione o di fucilazione o tortura ecc. ha provocato e può provocare sui bambini dei traumi spesso molto profondi. Comunque il cristianesimo è di per sé una religione violenta ancora più della religione consorella, l'Islam (l'inquisizione ha fatto circa un milione di morti in Europa).
Quanto asserito da Vitale è formalmente correttto ma l'atto del magistrato è da considerarsi una provocazione all'usurpazione dello spazio pubblico che la Chiesa ha da sempre attuato e che a quasi tutti sembra ormai la regola ma che regola non è. Se le persone pensassero un po' di più ed evitassero di aderire passivamente come creduloni a tutto ciò che è il rumore di fondo della cultura e società in cui siamo immersi propinano si renderebbero conto quanto è orribile seguire la Chiesa. Se la Chiesa impone nelle aule di scuola il suo simbolo perchè io, che, per esempio, adoro il bue, non posso mettere la sua effige nella scuola? Perchè chi professa un'altra religione non può apporre il suo? Evidentemente è una questione di forza e la Chiesa ne ha molta e ne ha sempre avuta grazie a tutti i pecoroni che si lasciano irretire dai suoi bei discorsi. Chissà quanta acqua dovrà ancora passare sotto i ponti affinchè la gente si renda conto di essere stata presa in giro da tempo immemore e rifugga con forza i dogmi imposti dalla Chiesa
Si legga per esempio la tabella del costo delle indulgenze di Leone X che fa inorridire, si legga la storia del 1500 e quello che hanno fatto i papi. Ma certo, forse è più facile non pensare, non leggere, rimanere nel pregiuizio e far si che, chi vuole, possa prendere gioco di noi promettendoci paradisi e minacciando inferni. Che bella cosa!! Complimenti
Se si va poi proprio per il sottile chi mi sa dire chi ha autorizzato la Chiesa ad usare la figura di Gesù in croce? Anche questa è l'ennesimo sopruso!