«L'uomo civile non si distingue dalla nascita, ma dalle azioni». Sta in questa frase di Pantalon de' Bisognosi il succo di questo testo goldoniano diretto da
Glauco Mauri, che anche interpreta magistralmente Pantalone. Lo affianca, come sempre, la sua valida compagnia, tra cui spiccano Lorenzo Sturmo (un Lelio assolutamente perfetto) e Giulio Pizzirani (un Dottor Balanzone molto credibile nonostante sia senza maschera). In scena Venezia non c'è, ne avverti appena la presenza nella musica settecentesca e nelle bizzarre gondole su ruote che portano dentro e fuori i personaggi. Ma l'atmosfera settecentesca è tutta lì, nei gesti, negli abiti, nelle poltrone, anche se l'Arlecchino (e qui il "bravo!" a Leonardo Petrillo vale doppio, innamorato come sono di
Ferruccio Soleri) non ha le toppe colorate sul vestito. Anche le maschere recitano a volto scoperto, smussando un po' gli angoli di un testo che nasce tagliente. Unica nota un po' stonata è Florindo, non per colpa del bravo Nicola Bortolotti che ne veste i panni, ma per come Mauri ne ha spinto gli aspetti grotteschi. Un dettaglio che non guasta 150 minuti abbondanti di eccellente teatro.