La spesa sbagliata
di Piero Sansonetti
In Parlamento si sta discutendo un emendamento alla legge finanziaria, proposto dall'onorevole Gabriella Carlucci, di Forza Italia, che si intitola così: "Condono sui furti d'arte". Prevede che chi ha commesso furti di opere d'arte, e di beni archeologici, può tenersi il bottino pagando allo Stato il 5% del valore. I "disobbedienti" romani, che sabato hanno fatto la cosiddetta spesa proletaria al supermercato di Pietralata, si sono imposti una tassa più alta: hanno pagato il 30 per cento del valore della merce.
Questo non li giustifica. Però getta una luce strana su qualche eccesso di indignazione mostrato da molti giornali che invece non erano sembrati troppo allarmati per la notizia sulla legalizzazione dei furti d'arte. Se stabiliamo che il rispetto della legalità è un valore, sarebbe bene poi tenerne conto in ogni occasione. Un esponente di "Forza Italia" ha detto addirittura che queste violazioni della legalità (quelle dei disobbedienti) sono l'anticamera del terrorismo. Attenzione. Siamo un paese che viene da un biennio nel quale si è stabilito che il falso in bilancio è una buona cosa, che costruire abusivamente non è reato - specie se nei parchi naturali protetti - che evadere le tasse è un'idea astuta (ci fu un esplicito incitamento del presidente del Consiglio con motivazione politica: "Sono troppo alte e dunque ingiuste"), e poi (Lodo Schifani) che se un reato è commesso o dal premier, o dal presidente di Camera o Senato o dal Presidente della Repubblica o dal capo della Corte Costituzionale, allora non è reato, cioè non è perseguibile. Diciamo che le classi dirigenti - più precisamente la maggioranza parlamentare, tutta: da la Russa a Follini - non ha fatto molto in questo triennio per dare solidità all'affermazione: "La legalità prima di tutto". Giusto? O è demagogia dire queste cose? Se il presidente del Consiglio ha detto che evadere le tasse è cosa sacrosanta, dal momento che le tasse sono troppo alte, e allora - ditemi - perché Luca Casarini non potrebbe chiedere l'autoriduzione dei prezzi al supermercato? Che quei prezzi siano smisuratamente gonfiati è certificato da tutti i giornali e persino dall'autorità del presidente della Repubblica, no?
Fatta questa lunga e polemica premessa, ripeto: secondo me è stata sbagliata, sbagliatissima, l'azione dei disobbedienti al supermercato di Pietralata e poi da Feltrinelli.
Ma prima di dirvi perché penso che sia stata sbagliata voglio fare un'altra premessa. Tra sabato e domenica si sono svolte due proteste importanti, in Europa: una a Roma, e una in Francia. A Roma trentamila giovani e giovanissimi hanno sfilato in corteo contro il precariato (cioè contro il lavoro senza diritti e sottopagato, che serve ad aumentare i profitti delle imprese e che le leggi, ingiuste, consentono), e hanno chiesto il salario sociale o il reddito garantito, cioè una forma di welfare non tanto estremista visto che fino a una decina di anni fa esisteva nella liberista America di Bush padre e del primo Clinton (poi Clinton lo ridusse, poi Bush secondo l'abolì). Ai margini di questa grande manifestazione c'è stato l'episodio della spesa proletaria che ha coinvolto qualche centinaio di giovani.
La seconda grande protesta di questo fine settimana si è svolta in Francia: una protesta nonviolenta (ma illegale) contro il trasporto di scorie nucleari tra Francia e Germania. Alcuni giovani si sono legati alle rotaie in vari luoghi, per bloccare i treni che portavano i veleni. La polizia è intervenuta in vario modo, ma non ovunque. Nessuno ha fermato il treno quando questo si è avvicinato a un ragazzo steso sui binari in località Avricourt. Il treno ha tagliato in due le gambe del ragazzo. Si chiamava Sebastian Briat, 23 anni. E' stato inutile portarlo all'ospedale di Nancy, è arrivato morto dissanguato.
I giornali italiani hanno dato pochissimo spazio alla morte del ragazzo, che stava conducendo una lotta nonviolenta e illegale, non hanno dato nessuno spazio alla manifestazione dei precari (righe zero) e si sono concentrati sui disobbedienti che si erano autoridotti la spesa. Per di più, l'indignazione verso i disobbedienti non è scattata il primo giorno (solo "Repubblica" si è indignata subito) ma 24 ore dopo, la domenica sera. Come mai? Sembra quasi che sia scattato un ordine...
E però, nonostante tutto questo, lo ripeto per la terza volta, è stata sbagliata l'azione dei disobbedienti - sabato - a Pietralata e da Feltrinelli. Non perché fosse illegale: non è la legalità o l'illegalità la categoria che rende buona o cattiva una forma di lotta. Ci sono grandiose e entusiasmanti lotte illegali nella storia, a partire da quelle epiche del Mahatma Gandhi che violò la legge sul monopolio del sale, portando milioni di persone a produrre sale gratis, tirandosi addosso la furiosa repressione delle guardie inglesi e avviando così la rivoluzione indiana. Rosa Park, attivista nera dell'Alabama, nel '54 si sedette nei sedili di un autobus pubblico riservati ai bianchi, e rifiutò di alzarsi e quindi fu arrestata, perché era fuorilegge. E allora?
L'azione dei disobbedienti, secondo me, era sbagliata per tre motivi. Primo, perché oggettivamente conteneva una carica di intimidazione, anche se non di violenza esplicita, che non aiuta in nessun modo a far prevalere le proprie ragioni. Secondo, perchè è una forma di lotta che non crea una mobilitazione di massa attorno al problema del carovita, ma anzi allontana, impaurisce, emargina grandi porzioni di popolo, che invece sarebbero disponibilissime a partecipare in modo diverso a questa battaglia. Terzo motivo, perché è una azione che è stata decisa e condotta al di fuori del movimento, e quindi che produce malumore, dissensi, divisioni, dentro un movimento che ha bisogno, soprattutto in questa fase, di grande unità.
Ieri abbiamo avuto una lunga discussione in redazione su questi temi. Ci siamo anche divisi, perché ciascuno di noi aveva idee diverse, punti di vista che non collimavano: qualcuno insisteva soprattutto sul valore della legalità in democrazia; qualcuno sul rifiuto di ogni forma di violenza, anche quella non cruenta; qualcuno invece insisteva sulla necessità di mettere in discussione il valore della proprietà privata e soprattutto della proprietà generalizzata delle multinazionali e il loro strapotere sulle vite di tutti noi. La nostra discussione dimostra che la questione è molto complicata, è difficile liquidarla con degli slogan o con delle frasi fatte, o con le grandi certezze di una volta. Anche perché è talmente evidente la malafede della destra, che uno alla fine è spinto a difendere gli "espropriatori". No, io credo che dobbiamo essere così forti e così saggi da sapere respingere le urla scomposte dei benpensanti ma anche di dire ai nostri amici disobbedienti: "State facendo degli sbagli molto grandi, fermatevi". La questione delle forme di lotta è diventata, nella società di questo secolo, una delle grandi questioni epocali. I movimenti hanno bisogno di affrontare questo tema con coraggio: si è aperta la frontiera del boicottaggio, della disobbedienza, degli scioperi civili. In una parola: della nonviolenza. Bisogna allargare questa frontiera e avere la determinazione per dire: il nuovo sta qui, le vecchie forme di scontro e di conflitto sono inefficaci.
Perche non si da ascolto a chi dice delle cavolate grosse come una casa, la legge italiana è stabilita dal codice civile e da quello penale, se poi uno si fa la "sua" di solito gli altri s'incazzano.
FRAGRANZA DI REATO
Al governo sgarganato
che il paese ha sconquassato
questa spesa proletaria
fa più male di una caria.
Il ministro allora tuona:
del terrore siamo in zona,
se ti vuoi riempir la panza
c'è l'aggravio di flagranza.
La giustizia è molto varia
che si annusa ora nell'aria.
Tu prelevi scatolette?
Scattan subito manette.
Ti sgraffigni marmellata?
Il reato è banda armata.
Se fai falsi finanziari
e rovini molta gente
son peccati involontari
e la pena è poco o niente.
Quando vieni incriminato
per mazzette a un magistrato
sei con le tivvù osannato,
sei al governo poi elevato
e il potere ti assicura
strambe leggi su misura.