DUE CONSIGLI A SILVIO
di VITTORIO FELTRI
DOPO IL VERDETTO DI PALERMO: NOVE ANNI AL BRACCIO DESTRO DEL CAVALIERE (PER SALVARE DELL’UTRI E FORZA ITALIA)
Assolto Berlusconi, era ovvio, scontato che condannassero Dell’Utri, il quale oltretutto è palermitano e dare del mafioso a un palermitano è la cosa più facile del mondo. Buoni tutti. Perfino i mafiosi. Basta pagarli. A gentile richiesta cantano. Eccome se cantano. Una volta arrestati, non fanno altro. Sono criminali ma non cretini. È cretina la legge che essi sfruttano. Se mi pento mi ascoltano. Dico quanto presumo si aspettino da me e lo stipendio è garantito. Grana e non solo. Anche protezione per me e la famiglia, casa gratis, pene azzerate quale premio di “produzione”, e avanti con la cuccagna. Avete fatto caso? Mai un pentimento prima dell’arresto. Mai uno che si presenti in Questura spontaneamente a raccontare la rava e la fava. Boss e picciotti hanno crisi di coscienza solamente dopo la cattura; allora sono presi dal tormento e si confidano col magistrato. Lui annota e procede. Non è colpa sua se il pentimento si è trasformato in strumento di perversione giudiziaria. Guardate Andreotti. Pessimo governante a mio trascurabile parere, già fatto fuori dalla politica, responsabile di mille errori, il principale: «tirare a campare a qualsiasi costo»; che necessità c’era di sbatterlo nel cerchione dei mafiosi? Nessuna. Eppure, nel timore potesse resuscitare, l’hanno assimilato a Buscetta e compagnia sparante. Processi, controprocessi, condanne, appelli. La vicenda più stucchevole, con quella di Vanna Marchi, mai registrata nella storia penosa della Patria. Trascorrono anni anni anni. Nel frattempo sono diventato nonno, ho cambiato quattro o cinque giornali, i capelli si sono imbiancati e.... E Andreotti è stato assolto nonostante i racconti fantasiosi di questo o di quel pentito. Medesima sorte è toccata tocca e toccherà a Marcello Dell’Utri, che non è simpatico e a cui non affiderei neppure il cane per le sue impellenze fisiologiche. I giudici gli hanno ammollato nove anni di galera. Ullallà! È mafioso? Non esageriamo. Mafioso no. Però quasi. In che senso? Concorso esterno all’attività criminale. Significa: non era “iscritto” alla onorata società, questo no. Un simpatizzante. Agiva dall’esterno. Era un Cococo, un interinale, un abusivo. Un collaboratorino. Quindi? Quindi galera, nove anni. Quanti ne farà, se li farà, Brusca, autore di novanta e rotti omicidi. Occhio. Non sto sostenendo che i magistrati siano personaggi privi di equilibrio e intendano colpire Dell’Utri per motivi diversi da quelli previsti dal codice. I giudici fanno il loro mestiere. Sono carini, li amo. Amo le toghe più delle minigonne. Il problema è un altro. Sono costretti ad applicare una legge approvata nella speranza servisse a stroncare la delinquenza organizzata così come era servita - alla grande - per debellare il terrorismo sul finire degli anni Settanta e all’inizio degli Ottanta. Ricordate? Il governo dell’epoca, o meglio il Parlamento, legittimò il pentimento a gettone dei brigatisti e similari. Chi confessa e rivela i nomi dei compagni assassini merita una bambolina di lusso: scarcerazione, protezione, baci in fronte, palanche. Dopo un biennio, non circolava più un terrorista, tutti pentiti o almeno dissociati. E finirono al Lions, al vertice di giornali e riviste, aziende. È noto. Falcone, compianto rimpianto commemorato beatificato eccetera fece una riflessione: se applicassimo la stessa legge alla mafia, in breve vincerebbe lo Stato. Era in buona fede, poveraccio. Invece stroncarono lui. La mafia nonostante il pentitismo dilagante, vive meglio di prima. Segno che non somiglia al terrorismo. Altre origini, altro spirito, altra stoffa. I rivoluzionari rossi neri o grigi erano studenti (borghesi) imbecilli arruolati per incontinenza ideologica; i picciotti sono malviventi comuni alla ricerca di denaro e potere. I terroristi si pentivano per convenienza e paura; e non appena scarcerati telavano rendendosi irriconoscibili grazie a operazioni di chirurgia plastica. I mafiosi fingono di pentirsi per riscuotere e, anziché telare, restano lì a provocare danni, consumare vendette, incastrare innocenti e no secondo calcoli a noi oscuri. Assodato che le coppole non sono diminuite. Assodato che la legge sul pentitismo non funziona con certa gentaglia, occorreva abrogarla o almeno modificarla. Nossignori. Nessuno l’ha toccata. Neppure Berlusconi, il quale governa da tre anni e mezzo, si è mosso abilmente su ogni fronte, ha sciolto qualsiasi nodo della sua intricata sventura giudiziaria, ma si è guardato dal rettificare l’orrendo imbroglio del pentitismo retr ibuito. No caro Cavaliere. Ha sbagliato. Va bene la riforma della giustizia, va bene imporla. Però è necessario cancellare anche le norme paradossali in base alle quali è stato condannato a nove anni, dico nove, il suo socio in affari (politici e no) Marcello Dell’Utri. Il concorso esterno all’attività mafiosa è espressione di inciviltà giuridica; e il pentitismo, idem. È di rigore sistemare il codice. Si sbrighi. Poi le diranno che si mobilita per salvare amici e partito. Non importa. Tanto lo dicono lo stesso. Dell’Utri non sarà un cherubino, fra l’altro è già stato in carcere, ma lei non può permettere sia crocefisso a causa di una norma extraterrestre e di testimoni inaffidabili tali quali i lapidatori di Andreotti. Marcello è stato fondatore di Forza Italia e ne è ancora un leader autorevole; eppure non si tratta di fare una cortesia a un sodale, bensì di eliminare una bruttura vergognosa dal codice, un insulto alla logica del diritto. Coraggio. Si dia da fare. Altrimenti insinueranno che per proteggere se stesso ha sacrificato due “fratelli”: Previti, già silurato, e appunto Dell’Utri, in procinto di colare a picco.
Mi son fermato al decimo rigo! Non ce l'ho fatta!
Fa scempio del lavoro, delle vite, in molti (purtroppo) casi della memoria dei magistrati che hanno lottato e lottano da anni in una situazione impari. E che hanno visto i loro sforzi vanificati dall'avvento del "garante delle coppole".
E dire che basterebbe pochissimo a controbattere alle stronzate che scrive.
la dimostrazione che non ci sono proprietari di SUV buoni e' data dal fatto che nessuno di loro finora ha stirato questo servo sotto i suoi pneumatici.
quando confonde poi la figura giuridica del cosidetto "pentito" con il giudizio morale (e qui la confusione col catechismo e' totale nella mente del prezzolato pennivendolo di regime) allora si raggiungono cime impareggiabili.
nemmeno kim il sung ha prodotto servi cosi' lecchini.