Moralità? Piano con le parole
di Marco Travaglio
Mentre i soliti furbacchioni dicono che “le sentenze non si commentano”, Prodi parla di “moralità nella politica”. E subito – informano i cinegiornali di regime – “è polemica dalla Casa delle libertà”. “Prodi dovrebbe vergognarsi a parlare di morale della politica”, tuona James Bondi. In effetti, nella Casa dei Berlusconi, Previti e Dell’Utri, “moralità” è una via di mezzo fra un insulto e una minaccia. Come parlare di corda in casa degli impiccati. Appena sentono moralità”, mettono mano alla fondina. Piano, dunque, con le parole: dire “moralità” non aiuta il dialogo. Abbassare i toni e moderare i termini.
Pazienza se Bush ha fatto della “moralità” il primo slogan della sua campagna elettorale vincente e ha appena accettato le dimissioni del consigliere per la Sicurezza nazionale, colpevole di bambinaia non in regola. E pazienza se Zapatero (nome da usare con parsimonia: è un insulto anche Zapatero) sta mettendo a punto un “codice etico” per politici e pubblici funzionari che in Italia svuoterebbe il Parlamento e i ministeri. Da noi bisogna stare attenti a come si parla. Salvo, si capisce, che si parli di immoralità. Nel qual caso, libertà assoluta. Il senatore di An Luigi Bobbio, ex magistrato (“toga nera”?), e il responsabile Giustizia (si fa per dire) di Forza Italia Giuseppe Gargani vogliono abrogare il concorso esterno in associazione mafiosa, cioè il reato di Dell’Utri, inventato a suo tempo da Falcone. Il tutto, nell’ambito del “pacchetto Napoli”. Chissà l’entusiasmo a Scampia, oltrechè nei migliori penitenziari del Paese.
Un magistrato purtroppo ancora in servizio (ma vorrebbero candidarlo a sindaco di Venezia), Carlo Nordio, commenta così la sentenza che ha riconosciuto Berlusconi responsabile, ma prescritto, della corruzione del giudice Squillante: “E’ sempre una bella notizia che il premier sia stato riconosciuto innocente, speriamo che inizi una nuova fase di rapporti meno conflittuale fra politica e giustizia”. L’idea che, per rasserenare il clima fra politica e giustizia, i politici dovrebbero smetterla di delinquere, non lo sfiora neppure. Lui d’altronde lavora per il governo, va a cena con Previti e partecipa alle tournèe di Dell’Utri sull’ ”Apologia di Socrate”. Dunque può parlare, anche commentare le sentenze altrui spacciando le prescrizioni per assoluzioni. Caselli invece, che ha chiesto di leggere la sentenza Andreotti (prescrizione dell’associazione a delinquere “commessa e concretamente ravvisabile fino alla primavera 1980”), viene deferito al Csm. E quando il pm Nico Gozzo, dopo la condanna di Dell’Utri, constata che “non è un bel giorno quando ci si sveglia e si scopre che nelle istituzioni c’è un condannato per mafia”, viene prontamente zittito dall’apposito Cicchitto: “Indegna battuta, la prova che i pm fanno politica”.
Ma ecco s’avanza, nell’esigua pattuglia dei giudici con diritto di parola, un Supernordio. Si chiama Luigi Bitto, è presidente del Tribunale di Bergamo e da anni alluviona il Foglio con letterine di esaltazione a Giuliano Ferrara e all’house organ dell’assalto ai magistrati perbene. L’altroieri s’è spostato sul Giornale, per anticipare le motivazioni della sentenza Berlusconi. I giudici di Milano non le hanno ancora scritte. Ma lui, preveggente, le conosce già. “Secondo me il collegio era orientato verso l’assoluzione”, oracola l’Otelma togato. E aggiunge la sua libera interpretazione della prescrizione: “Assolutamente non è sinonimo di colpevolezza. In linea di massima, congela il giudizio prima di affrontare nel merito la responsabilità”. Strani tipi, questi giudici milanesi: assolvono Berlusconi da tre accuse del 1988, ma per la quarta (del 1991), pur avendo una voglia matta di assolvere, “accantonano la questione”. Per “non stare ore e ore ad arrovellarsi”. E per emettere “un verdetto bipartisan”. Il fatto che Previti abbia pagato Squillante con soldi di Berlusconi, non turba più di tanto il dottor Bitto. Il quale, anzi trova che i colleghi che condannarono Previti e Squillante “hanno usato la mano pesante”. In fondo era solo una corruzione di giudici. Fortuna che dice cose gradite al regime, altrimenti avrebbe già gli ispettori di Castelli in salotto e il Csm all’uscio.
Ben altri sono i delitti della magistratura. Per esempio – segnala pensoso Pigi Cerchiobattista sulla Stampa - il fatto che i magistrati di Md abbiano addirittura “riso e applaudito” alle battute di Fo e Hendel. Ecco, quei giudici “fanno impressione”, perchè “cosa mai dovrebbero pensare i cittadini?”. Quelli che aprono conti in Svizzera per incassare soldi da Berlusconi e Previti, invece, non fanno impressione. Fanno carriera.
Abbassare i toni significa solo "zitti e lasciateci fare". Silvio & friends sono interessati ad una cosa sola: la salvaguardia del proprio didietro.
Meno male che c'è Travaglio...
Abbassare i toni... come si fa, come si può intavolare un dibattito pacato e maturo con della gente del genere? Ma li avete ascoltati Cicchitto e D'Onofrio l'altra sera a Ballarò? Affermazione di Cicchitto sulla legge salva-Previti: "decine di migliaia di italiani beneficieranno di quella legge, mica solo Previti". Come dire che se facessero una legge che prescrive qualsiasi reato a tutti quelli che di nome fanno Marcello, anche in quel caso ne godrebbero decine di migliaia di italiani, per cui andrebbe tutto bene.
io non m'abbasso!!
:-)
volevo dire due cose su travaglio, e' un bravo giornalista ed ha la penna affilata di un Fortebraccio ( ma se lo ricordera' ancora qualcuno?),
pero' ricordiamoci che e' un codino, un liberale di destra; maoisticamente (mi perdoni toni_i) potremmo dire che e' un alleato della "sinistra" nella lotta contro questa immonda oligarchia serva del peggior capitale, pero'la frase con cui mette alla berlina i progetti sul concorso esterno in associazione mafiosa e' significativa di un modo di vedere le cose che, in quanto comunista, non mi puo' appartenere.
solo chi non conosca affatto l'orrore del carcere puo' dire cose del genere.
la condanna di chi nuoce agli altri va pronunciata ed eseguita (metaforicamente) in strada, con l'azione diretta, non dimentichiamo che se previti fosse stato unpiccolo spacciatore, magari straniero, a quest'ora sarebbe rinchiuso da un pezzo; e che se fosse un mafioso o presunto tale starebbe sotto il peso del famigeraterrimo 41 bis.
chi gioisce perche' qualcun altro va in galera non e' dissimile da chi chiede repressione per questo o per quello.
E' colpa nostra, lo ammetto. Siamo noi donne e in questo caso le madri di questi figuri le responsabili di ciò. Se, invece che dargliele tuee vinta mentre i loro illustri padri erano in giro a intrallazzare li avessimo educati un po' di più a quel che si chiama "gestione delle frustrazioni" non sarebbero diventati così stronzi. mea culpa
cacchio, Berja, se va avanti cosi' finiamo che ci ritroviamo alle stesse manifestazioni!
....oppure nella stessa cella...
(nota esplicativa per pisanu: no, non abbiamo amici tra i wahabiti per completare il terzetto dei tuoi deliri. Quelli vatteli a cercare tra i tuoi amici d'oltreoceano)
caro toni_i uno che era un compagno e adesso e' diventato un po' disobbediente diceva: "le idee giuste non vanno sole per il mondo, ecco un buon motivo per andare fino in fondo".
daniela: ma che razza di idea hai delle donne? spero che fossi molto ironica altrimenti ti vedo vicina in modo terrificante ai buttiglioni...
berja: mi sembrava chiaro che scherzassi, volevo solo anticipare il delirio psicanalista che si abbatterà su di noi quando questo governo sarà finalmente finito. Avranno bisogno di un capro espiatorio "psicanalista" e lo troveranno nel mammismo (odio questo termine) italico, così li ho prevenuti, lo so già che diranno così. Però evidentemente mi sono espressa male se non sono stata capita.