Gianni Rodari
Passione e fantasia
di Pino Boero (docente di Letteratura per l’infanzia e Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’università di Genova)
Sono trascorsi venticinque anni da quando Gianni Rodari ci ha lasciati, ma di lui - per fortuna - non parliamo al passato: i suoi libri, il suo impegno civile, la sua capacità di dirci che si possono affrontare con un sorriso anche impegni terribilmente seri, la sua funambolica intelligenza che spiazzava il lettore, l’eleganza e la leggerezza dello stile sono ancora con noi e possono vantare un ruolo fondamentale nella formazione dei giovani. Certamente Gianni Rodari fu un intellettuale dai vastissimi interessi: giornalista e commentatore politico con «voglia di raccontare»; uomo di scuola vicino a maestri come Bruno Ciari e Mario Lodi che nel secondo dopoguerra, attraverso il Movimento di Cooperazione Educativa, cominciarono a mettere i bambini al centro dell’attività didattica comunicando «loro - sono parole di Gianni - non solo il piacere della vita, ma la passione della vita; (educandoli) non solo a dire la verità ma ad avere la passione della verità (…). Vedere (i bambini) felici non ci può bastare. Dobbiamo vederli appassionati a ciò che fanno, a ciò che dicono, a ciò che vedono»; scrittore, infine, attentissimo a non escludere dalla produzione letteraria nessuna delle sue convinzioni e delle sue passioni civili, ma anche rispettosissimo del racconto e del piacere di leggere: «Le storie - aveva sostenuto in diverse occasioni - non devono avere una morale prefabbricata; la morale - se c’è - deve emergere dal contesto narrativo, senza forzature e violenze al gusto di chi legge». Su queste ampie basi Gianni Rodari ha costruito la sua poetica, ha offerto alla letteratura per l’infanzia la possibilità di uscire dagli spazi ristretti dei «bamboleggiamenti» e dai limiti delle tante inutili strumentazioni didattiche che rovinano il fascino di ogni percorso narrativo. Partiamo dalle sue raccolte più note, quelle che negli anni Sessanta gli hanno aperto con Einaudi le strade di un meritato successo editoriale ed esaminiamole da vicino: Filastrocche in cielo e in terra e Favole al telefono, al di là dei diversi mometi di composizione, costituiscono due autentici manifesti della nuova letteratura per l’infanzia; attraverso le filastrocche Gianni fa entrare nelle zuccherose stanze della poesia per bambini il mondo del lavoro e della partecipazione ma lo fa con straordinaria e sorvegliata intelligenza, con acutezza stilistica utilizzando le esperienze della stagione surrealista e il meglio della cultura novecentesca in fatto di ironia e umorismo, da Aldo Palazzeschi a Cesare Zavattini.
Discorso analogo riguarda Favole al telefono ancora oggi capaci di far sorridere e pensare i bambini senza obbligarli a subire le conclusioni dell’autore; nelle favole Rodari segue l’amato Andersen e dà vita agli oggetti, inventa situazioni paradossali, spesso venate di malinconia, comunica il senso di una produzione letteraria non vissuta come smaltata acquiescenza, ma come continuo movimento di uomini, cose, parole; e anche qui, però, non rinuncia a capovolgere meccanismi, a spiazzare il lettore; scende, insomma, alle radici delle fiabe per aprirci la strada verso la progettualità, la fantasia, l’utopia: «Le fiabe - scrive in Grammatica della fantasia, un “classico” destinato agli adulti educatori e pubblicato da Einaudi nel 1973 - servono alla matematica come la matematica serve alle fiabe. Servono alla poesia, alla musica, all’utopia, all’impegno politico: insomma, all’uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché, in apparenza, non servono a niente: come la poesia e la musica, come il teatro e lo sport (se non diventa un affare). Servono all’uomo completo. Se una società basata sul mito della produttività (e sulla realtà del profitto) ha bisogno di uomini a metà - fedeli esecutori, diligenti riproduttori, docili strumenti senza volontà - vuol dire che è fatta male e che bisogna cambiarla. Per cambiarla, occorrono uomini creativi, che sappiano usare la loro immaginazione». Da Einaudi Rodari non solo pubblica le opere più importanti (Il Pianeta degli alberi di Natale, Il libro degli errori, La torta in cielo, Novelle fatte a macchina, C’era due volte il barone Lamberto, Il gioco dei quattro cantoni), ma dà vita a un sodalizio con un eccezionale «commentatore visivo», Bruno Munari, che fino ai primi anni Novanta resterà l’illustratore di riferimento: Rodari e Munari vogliono che l’infanzia guardi la realtà con occhi nuovi e diversi e mentre Rodari gioca con le parole, capovolge i significati, vola leggero fra trame narrative, Munari ne amplifica la portata fantastica con essenziali segni e colori; sembra quasi che i due provino a rincorrersi fra le pagine, fra i testi e i disegni all’insegna della vivacità, dell’ironia e delle munariane «macchine inutili»: «un libro di storia in uso nelle scuole del pianeta Mun (...) parla di un grande scienziato di nome Brun (che inventò) una macchina per fare gli arcobaleni, (...) un trapano per fare i buchi nell’acqua (...) una macchina per fare il solletico alle pere...». Ma la grande storia di Gianni e della sua opera continua con Einaudi Ragazzi: dagli inizi degli anni Novanta i testi rodariani vengono ripubblicati con le stupende illustrazioni di Francesco Altan, che in una vera e propria festa di colori mette in gioco inusuali successioni di piani, rafforza l’immagine dei personaggi valorizzandone l’aspetto grottesco, ribadisce attraverso l’illustrazione che la realtà si può guardare da prospettive diverse. Altan ha ridato oggi vigore alle storie e alle poesie di Gianni, le ha avvicinate a un pubblico giovanile già amico della sua Pimpa e ha ribadito nei fatti che un’opera per l’infanzia vive con l’apporto dell’immagine anche quando ci si trovi davanti a un «classico» come Gianni Rodari. È su questa pluralità di linguaggi, su queste infinite possibilità di interpretazione che Rodari - a venticinque anni dalla scomparsa - ci appare più che mai vicino per farci scommettere ancora - come scrive in una poesia - su quell’«recchio acerbo» vera salvezza per il nostro universo di adulti troppo spesso freddi e disincantati.
sono Fiero di essere cresciuto con le favole del compagno Gianni Rodari. E sono ancor piu' Fiero che scrivesse quelle bellissime parole sulla Rivoluzione d'Ottobre e su Lenin.
Non c'e' possibilita' di dialogo con questa gente perfida e ignorante come feltri farina e immondizia scrivente.
... per non parlare del feroce mangiabambini che fu Italo Calvino! Persino iscritto al Partito!...
se vedete un* maestr@ che fa leggere Marcovaldo alla classe denunciatel@ alla digos immediatamente
faccio il copywriter in un'agenzia di pubblicità. ho sempre considerato rodari indispensabile per questo mestiere. forse può sembrare un'aberrazione (e in parte lo è), tuttavia sono in qualche misura fiero anche io di considerarlo un maestro. Leggere "La grammatica della fantasia" per credere.
Un gran bel figlio di... cotanto genitore!
Qualche giorno fa articoli su Endrigo, poi Rodari. Poi un'altra intervista ad Endrigo, in cui e` citato anche Rodari: