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Alberto Biraghi
Giselle rossa
La povera Giselle - ballerina classica di raro talento - attraversa la Rivoluzione Russa, perde il maestro, viene carpita dalla polizia politica che le impone di sposare la causa, si innamora del partner che però le preferisce un collega, finalmente impazzisce. La vicenda è ispirata a una storia vera, quella della ballerina Olga Spesitzeva, che nosnostante lo straordinario talento passò una ventina d'anni in manicomio.
Presentato al Teatro dell'Opera di Roma (
sito infame e inusabile) nell'ambito del Festival dell'Arte Russa, questo ballettto di Boris Eifman con i ballerini San Pietroburgo è un pizzone prolisso (perdipiù anti-rivoluzionario), ma si salva per la bella scenografia e gli interpreti di abilità disumana. Dopo ogni balletto classico (o semi-classico) esco sempre con un dubbio atroce: ma perché le prime ballerine non possono muoversi come persone normali almeno a spettacolo finito, quando devono ringraziare per l'applauso? Due considerazioni a margine. (1) Ero in sgradevole compagnia, sul palco reale c'era Marcello pera (un nome una garanzia), ho pensato ad alta voce («quasi quasi gli grido "buffone!"») raccogliendo molto consenso. (2) L'omosessualità del partner è fondamentale per comprendere la vicenda, ma il programma del balletto parla solo di suoi non meglio identificati "dubbi". Evidentemente parlare di omosessualità è stato ritenuto sconveniente. Benvenuti nel 2005.
29.12.04 23:42 - sezione
teatro