La sfida di Müller: la pirateria non è il demonio e fa conoscere il cinema italiano
Gabriella Gallozzi
«La pirateria ha aiutato il cinema italiano a farsi conoscere all'estero, nei paesi asiatici per esempio. Altrimenti un film come L'odore del sangue di Martone non sarebbe mai arrivato in Cina». Marco Müller, direttore della Mostra del cinema di Venezia ha detto finalmente «una cosa di sinistra». Sì al «Simposio di cinema» dedicato alla pirateria e al diritto d'autore organizzato nell’ambito del festival ora in corso «Capri, Hollywood» è riuscito a squarciare il velo dell’ipocrisia sulla questione pirateria. Non a caso uno dei «cavalli di battaglia» del ministro Urbani che, dopo essere stato responsabile del disastro del nostro cinema, ha identificato nella pirateria un buon capro espiatorio, da combattere con una legislazione ad hoc, per giustificare le inadempienze della sua politica nei confronti del cinema. Più realisticamente Müller ha spiegato che il controllo «da parte dei distributori e produttori non basta. Ricordo di aver acquistato io stesso un dvd pirata in Cina di Shark’s tale, film che avevamo proiettato in piazza San Marco in anteprima mondiale durante la Mostra, effettuando controlli eccezionali. Ho così scoperto che la colpa non era nostra, quel dvd era una produzione franco-inglese, probabilmente l'avevano copiato a Toronto». Fermare la pirateria con misure sanzionatorie, insomma, è una pura illusione. È un po’ come pensare di fermare i flussi migratori con leggi come la Bossi-Fini. «In Italia oltre quattro milioni di persone scaricano da internet film e otto milioni scaricano musica», testimonia il capitano Gaetano Cutarelli della Guardia di Finanza, tra gli ospiti del convegno di Capri. E sarà pure che le «multe», i controlli e quant’altro servono a combattere il mercato pirata come ribadisce il capitano delle fiamme gialle affermando che «il solo annuncio della Legge Urbani e delle nuove misure ha fatto calare del 30% la pirateria via Internet». Quello che serve davvero contro la pirateria è una politica più generale sui costi dei prodotti sia musicali che cinematografici. E l’ha capito e messo in pratica la Apple, infatti, col suo nuovo Store per internauti dove scaricare un brano costa appena 90 centesimi. E quel che conta di più è che la qualità è più alta di quella dei brani scaricati gratuitamente in Mp3. In questo modo, allora, si è davvero registrato un calo della pirateria musicale anche in Italia.
Del resto i modi per aiutare l’industria cinematografica possono essere tanti, Al di là delle crociate di facciata contro i «pirati» dell’audiovisivo. Müller, per esempio, rilancia l’idea di vendere i dvd direttamente nei cinema. O ancora, prosegue, «a delle mattinate nelle sale dedicate ai documentari e alla possibilità di far passare nei cinema anche i cosiddetti film “invisibili”. Credo infatti che i buoni film siano come il buon vino: possono invecchiare bene. A volte il fallimento di alcuni produttori ha reso per l'appunto “invisibili” tante vecchie pellicole che meriterebbero di essere riscoperte». E magari , in questo caso, fossero attivi i pirati.