Due parole sul messaggio di fine anno (
testo integrale) letto ieri sera da Carlo Azeglio Ciampi. Anche quest'anno molti si aspettavano contenuti più netti, anche quest'anno si è rimasti a bocca asciutta. Ma non solo: su tre argomenti di non poco conto, il Presidente ha fatto affermazioni non degne del rappresentante di tutti i cittadini.
1 -
«Oggi ci sentiamo Europei, ma anche orgogliosamente Italiani. Da tempo non era così forte l'attaccamento dei cittadini, in ogni parte d'Italia, ai simboli della nostra Nazione: il Tricolore, l'Inno risorgimentale di Mameli, la Costituzione». Credo che una parte significativa degli italiani oggi si senta più legata all'Europa (di fatto unico argine alla follia di Berlusconi) che a un'Italia diventata
dépendance della villa di Arcore.
2 -
«L'Italia è oggi impegnata per la pace su molti fronti. Ovunque siano presenti, nei Balcani, in Afghanistan, in Iraq, i nostri militari, da tutti rispettati per competenza e per umanità, operano per il mantenimento della pace. Anche per questo i nostri uomini in uniforme godono oggi più che mai dell'affetto e del rispetto di tutto il popolo italiano, che ha pianto unito i suoi caduti. Altrettanto grandi sono la gratitudine e la fiducia di tutti nelle forze dell'ordine, che debbono poter contare sulla collaborazione dei cittadini nella loro quotidiana lotta contro la criminalità». Ma quando mai. Con i fatti di
Genova 2001 (e vari altri
episodi poco edificanti) il rapporto di fiducia tra cittadini e forze dell'ordine, faticosamente ricostruito dopo le violenze degli anni '70, si è profondamente deteriorato. Quanto all'esercito, l'attività delle nostre truppe in Iraq è dichiaratamente bellica, nulla ha a che fare con il mantenimento della pace. Anche in questo caso, c'è una parte significativa del popolo italiano in
totale dissenso con mandanti ed esecutori.
3 -
«La dialettica e i confronti sono essenziali alla democrazia. Ma la ricerca di convergenze e di soluzioni concordate è utile a tutti, è necessaria, specie quando si tratta delle regole fondamentali che guidano la nostra vita democratica». Non un accenno allo scempio costituzionale in atto, anzi, l'invito a dialogare con la banda bassotti che sta facendo dell'Italia una Repubblica delle Banane.
No Presidente, queste tre frasi non ci rappresentano. Né ci rappresenta un discorso così
soft in un momento così
hard. Non ci rappresenta, nonostante alcuni contenuti condivisibili.
1 - «Guardavamo avanti, a quella che fu la primavera esaltante del '45, la primavera della Liberazione, che annunciava il ritorno alla democrazia, alle prime elezioni». Sottolineare la differenza tra tutta l'Italia che faceva o appoggiava la
Resistenza Partigiana e i pochi assassini di Salò è doveroso, soprattutto di questi tempi pericolosamente revisionisti.
2 - Rivolto ai giovani:
«Non lasciatevi scorrere addosso passivamente i mesi e gli anni. Non lasciate modellare la vostra vita da vuote immagini, che non parlano al vostro cuore, alla vostra mente. ». Ovvero: spegnete la TV, leggete, studiate, andate al cinema, a teatro, discutete, partecipate. Con un premier come questo è il consiglio migliore che si può dare.
3 -
«Nel nome di Dio non si uccide». Esatto. Qualcuno lo dica anche a Bush.
A tutti l'augurio di non dover ancora sperare in un discorso forte il prossimo 31 dicembre.