Benvenuti nel paese più tirchio del mondo
Cooperazione? Siamo i penultimi tra i paesi dell’Ocse. La lotta internazionale all’Aids: abbiamo tagliato i fondi. E non finisce qui...
di Pietro Greco
La società civile è generosa: in una settimana gli italiani hanno raccolto oltre 70 milioni di euro in aiuti per le popolazioni terremotate dell'Oceano Indiano. Ma il governo Berlusconi è decisamente avaro: ha stanziato poco più di 3 milioni di euro (ovvero poco di 4 milioni di dollari).
Un'inezia di fronte non solo ai 370 milioni di euro stanziati dal governo del Giappone o ai 260 degli Stati Uniti, ma anche rispetto ai 71 della Gran Bretagna, ai 59 della Svezia, ai 50 della Spagna, ai 46 stanziati dal governo della piccola Danimarca. Eh sì, con una caduta di stile non inedita, Berlusconi si era vantato che l'Italia era stata la prima a portare soccorso nel Sud-est asiatico colpito dal terremoto e dal maremoto.
La tirchieria del governo italiano, dunque, spicca sia nei confronti della generosità mostrata dalla società civile del nostro paese sia nei confronti della disponibilità di altri governi. Magari - è il caso degli Stati Uniti di Gorge W. Bush ma anche del Giappone - non sempre pronta, non sempre spontanea, non ancora sufficiente eppure, alla fine, incomparabilmente maggiore di quella dell'Italia di Berlusconi.
Soldi che servono. Non si tratta, qui, di elaborare un'inutile classifica della generosità di governo. E neppure di criticare, per partito preso, il nostro Primo Ministro. Il fatto è che quei soldi - di fronte a 5 milioni di sfollati e a 1,7 milioni di persone affamate - servono. E servono presto. L'avarizia del governo italiano è un piccolo, ma non trascurabile ostacolo alla gestione dell'emergenza in Asia. E una cattiva gestione dell'emergenza, lo ha ricordato l'Organizzazione Mondiale di Sanità può significare altri innumerevoli morti per epidemie. E le epidemie, lo ha ricordato Donato Greco, epidemiologo in forze al Ministero della Sanità italiano, non conoscono confini: se scoppiano in Asia arriveranno anche da noi.
Insomma, l'avarizia del governo italiano non è solo mancanza di solidarietà concreta (e non sarebbe poco), ma è anche scarsa sensibilità per la prevenzione sanitaria.
D'altra parte la clamorosa divaricazione tra la politica dell'annuncio e la politica dei fatti concreti in fatto di aiuti non è una novità per l'Italia. È da quattro anni, ormai che facciamo pessime figure di fronte al mondo.
Ricordate Genova 2001 e il G8 che segno il debutto sull'arena internazionale del governo Berlusconi? Ebbene a Genova il nostro premier lanciò l'idea di finanziare con soldi nuovi e aggiuntivi la lotta all'Aids, che miete milioni di vittime soprattutto nell'Africa Subsahariana. Per quanto riguardava l'Italia promise 200 milioni di dollari ogni anno. In realtà ne ha versati 100 nell'anno 2002, 100 nell'anno 2003, zero nell'anno 2004 e la finanziaria prevede zero anche per l'anno 2005. Una solenne promessa, testimone tutto il mondo andata - come spesso succede a Berlusconi - delusa.
Non è la sola nel campo della solidarietà internazionale. La nuova finanziaria ha tagliato fondi per la cooperazione (250 milioni di euro promessi e che non andranno più alle Organizzazioni non governative). E ha tagliato fondi persino per la ricostruzione dell'Afghanistan (47 milioni di euro) e dell'Iraq (30 milioni di euro). Quanto all'Iraq aveva suscitato clamore e persino indignazione la decisione di finanziare con i fondi per la cooperazione la spedizione militare.
Frammenti di Pil. D'altra parte le cifre ufficiali dell'OCSE, l'organizzazione dei paesi sviluppati, parlano chiaro: con lo 0,17% del Pil, l'Italia è penultima tra i paesi ricchi in fatto di aiuti allo sviluppo. Solo gli Stati Uniti, con lo 0,12% le stanno dietro. Ma è una bella gara, perché alcuni esperti dicono che con i tagli dell'ultima legge finanziaria la percentuale italiana scenderà allo 0,11% del Prodotto interno lordo. Ultimi in assoluto, tra i paesi ricchi. E sì che Berlusconi a Barcellona nel 2002 aveva impegnato se stesso e il suo governo a portare la quota degli aiuti allo sviluppo allo 0,33% del Pil entro il 2006.
È facile immaginare quale sia la perdita d'immagine dell'Italia nel consesso internazionale, dove si ostinano a credere che le promesse vanno mantenute. E, tuttavia, c'è qualcosa di più importante dell'immagine internazionale del nostro paese (che comunque non è questione da poco). C'è qualcosa di più persino degli ostacoli che queste promesse mancate arrecano alla lotta internazionale all'Aids o alla promozione dello sviluppo sostenibile.
Il reiterato comportamento del governo italiano costituisce di fatto un attacco alla politica fondata su accordi multilaterali tra i paesi e sulla creazione di strutture tecniche internazionali per la gestione dei problemi globali. E costituisce una scelta d'indirizzo per una gestione di questi problemi (che sono sempre un misto di emergenze ambientali e di disuguaglianza sociale) mediante accordi bilaterali e soluzioni aposteriori, il tutto nel quadro di un'ideologia che riserva esclusivamente al mercato il ruolo di arbitro e concepisce come mera assistenza compassionevole l'aiuto ai più poveri.
Socialmente insostenibili. Non è un caso che, mentre le società civili d'Italia e d'America sono tra le più generose, siano proprio gli Stati Uniti di George W. Bush a contendere all'Italia il ruolo di paese meno concretamente impegnato per lo sviluppo ecologicamente e socialmente sostenibile del pianeta. Insomma, c'è del metodo in quell'avarizia.