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Alberto Biraghi
Sì all'unità, no a nuove liste e partiti
«Bisogna mandare via Berlusconi ma anche fare in modo che non torni la politica precedente. Quando scopriamo che le sconcezze di questo governo discendono da quello compiute dai governi precendenti, ci rendiamo conto che serve un cambiamento profondo, non solo una vittoria elettorale». Parola di Giorgio Cremaschi (FIOM) all'assemblea della cosiddetta "sinistra radicale", partita dalla ricerca di una definizione più realistica e coerente («riformatori in senso luterano, che scelgono il mutamento come categoria operativa fondamentale», suggerisce Asor Rosa).
Prendendo come fonte
quanto ne dice l'Unità deludono i politici (oggettivamente i nomi non erano dei più esaltanti, ma in c'è poco da esaltarsi per i professionisti della politica), piacciono i movimentari. Tra tutti spicca come sempre l'intelligente ironia di Paul Ginsborg, che cita la canzoncina inglese sul "vecchio stupidissimo Duca di York" che aveva 10 mila uomini e donne, ma non sapeva consa farsene. Ginsborg vede come rischio di questa iniziativa la mancanza di un esito operativo, di una risposta pragmatica alla sete di superamento del partitismo dell'elettorato di sinistra. Ora aspettiamo di leggere Piero Sansonetti su Liberazione. Insomma le premesse sono buone. Alla faccia degli scongiuri di
Maccaluso & C.