Il guastatore
«Mi chiesero di candidarmi – dice oggi il professore – e io l’ho fatto per spirito di coalizione. Tempo dopo mi chiesero di ripresentare la mia candidatura e io l’ho fatto, sempre per spirito di servizio». Lo dice Francesco Boccia, rivelando un retroscena di maneggio che rende un po' meno buono il sapore di questo bell'evento pugliese. Un evento che tutti, idistintamente, hanno commentato positivamente, primo tra tutti Prodi (
«una bella lezione di democrazia»). Unico infastidito dal fatto che i pugliesi abbiano voluto dire la loro, opponendosi ai maneggi e scegliendo un candidato con forti connotazioni antagoniste, è il solito guastatore dei momenti migliori, unico rammaricato: Massimo D'Alema (anche se come sempre, ora tenta di uscire dallo smacco con il
solito piagnisteo e qualche improbabile salto mortale). Il suo commento "a caldo" è passato inosservato, ma è agghiacciante per arroganza, cinismo e disprezzo degli altri:
«Si stava per fare una cosa che elettoralmente poteva funzionare meglio. E’ andata diversamente».
Puglia, battuti i “riti” della politica
Enrico Fierro
“Io ce lo devo proprio dire a Massimo. Caro Presidente, qui in Puglia una parte consistente del tuo partito non ti ama”. Gero Grassi è il segretario regionale della Margherita ed ha una convinzione granitica: Nichi Vendola ha vinto su Francesco Boccia perché una parte dei Ds ha “tradito” non votando il candidato indicato dalla maggioranza dei partiti del centrosinistra. Grassi ha passato tutta la notte a sfogliare i risultati dei 112 seggi dove domenica ottantamila persone hanno votato per le primarie del centrosinistra. Un fatto straordinario, ma neppure su questo le analisi concordano. Per Massimo D’Alema, che nel pomeriggio si intrattiene con i giornalisti, “abbiamo vissuto un grande evento democratico, ma sempre in relazione a quella che è la normale partecipazione politica. Dal punto di vista elettorale ha partecipato il 3% degli elettori”. “Un evento epocale – replica Francesco Boccia – a votare è stato l’8 per cento dell’elettorato di centrosinistra. Più delle primarie americane dei democratici, dove a votare è il 7 per cento”. Comunque un numero enorme che nessun segretario di partito, nessun leader, nessun sindaco, nessun presidente di Provincia, nessun deputato o senatore dei partiti pugliesi della sinistra e del centro aveva previsto. “Pensavamo a 30-35mila persone”, dice Michele Bordo che è il segretario regionale dei Ds. “Sarebbe stato un successo, 50mila un grande successo. Ottantamila una cifra imprevista”. E nessuno aveva neppure previsto che dal cilindro magico degli elettori uscisse il nome imprevisto: Nichi Vendola. Comunista radicale e antagonista, cattolico, gay dichiarato, poeta. Insomma, l’esatto opposto di quello che viene considerato il candidato ideale per conquistare i voti “moderati”. Perché a vincere, secondo le solite previsioni che non prevedono, doveva essere Francesco Boccia, giovane professore universitario, iscritto alla Margherita e candidato di tutti i partiti del centrosinistra e dei sindaci e dei presidenti delle Province. E’ andata diversamente: Boccia ha avuto 38676 voti, Vendola 40358. Il 48,77% contro il 50,90. Era tutto previsto. Male. “Perché qui i partiti non hanno più occhi per vedere e antenne per sentire”, si sfoga Michele Emiliano, il sindaco di Bari, uno dei protagonisti della Primavera Pugliese. E ora, in questo particolare day-after del centrosinistra pugliese, si parte alla ricerca delle “cause”. Operazione difficile e lacerante, sicuramente inutile all’alba di una difficilissima campagna elettorale. Già, perché, primavera a parte, qui battere il giovane governatore Raffaele Fitto (“l’uomo più potente della Puglia”, per il giornalista Lino De Matteis che gli ha dedicato un volume di 301 pagine, “Il governatore”) è una impresa titanica, visto che il ragazzo-prodigio eletto da Berlusconi a sua personalissima “protesi”, cinque anni fa vinse col 54% dei voti relegando il centrosinistra al 43.
“Ce lo devo proprio dire a Massimo…”, minaccia il segretario della Margherita, e parte il chiacchiericcio su chi ha “tradito” chi. E gli occhi si puntano su quella parte dei Ds che ha votato per Vendola. Pietro Folena è deputato eletto a Manfredonia, ha fatto campagna elettorale per il suo amico Nichi regalandogli il 30 per cento di voti nella sua città. “E non mi sento affatto un traditore, perché le primarie di coalizione sono libere. Quindi non perdiamo tempo su queste cose e riflettiamo sul risultato. Questo voto dice un chiaro no ad un certo modo rituale di concepire l’alleanza. Ho sostenuto Vendola, ma Nichi non ha vinto per i miei voti. Ha convinto i pugliesi con la sua storia di battaglie e con la sua alterità. Non si batte Fitto rincorrendolo sul suo terreno”. Ma Vendola ha vinto anche a Bari città, e di tanto. Settecento voti a Japigia, quartiere popolare, 1268 a Calafati, dove votava il ceto medio e la borghesia cittadina, 900 voti a Bari-San Pasquale. Molti nella Margherita, vogliono sapere da Michele Emiliano dov’è finito il 18 per cento dei voti che la sua lista conquistò alle Comunali? “Balle – replica il sindaco della Primavera – mi sono battuto eccome. Ma l’elettorato di centrosinistra è maturato profondamente e non è più disponibile a seguire le indicazioni dei partiti. Chi pensava che bastasse sommare la forza delle sigle che hanno sostenuto la candidatura di Boccia per avere la certezza della vittoria, si è sbagliato. Bisognava pensarci prima, quando nell’estate scorsa Nichi ed altri proposero il nome di Boccia cogliendo la carica innovativa della sua candidatura”. L’estate scorsa. Sembra un secolo fa. A primavera il centrosinistra sbaraglia la destra conquistando Bari, comune e provincia, Lecce, Foggia, una cavalcata tumultuosa destinata a concludersi con la conquista della Regione. Per questo, a giugno, Emiliano e Vendola propongono di scegliere subito il candidato: Francesco Boccia. Poi le cose sono andate diversamente, i nomi dei candidati si sono sprecati (da Laterza a Tatò, da La Torre a Divella), fino a quando i partiti non chiedono a Boccia di ritirare la sua candidatura. “Mi chiesero di farlo – dice oggi il professore – e io l’ho fatto per spirito di coalizione. Tempo dopo mi chiesero di ripresentare la mia candidatura e io l’ho fatto, sempre per spirito di servizio”. Nel frattempo Vendola è già in campo. Gira per la Puglia, fa comizi, incontra gente. Si fissano le primarie, una mega-assemblea di grandi elettori, ma il metodo non piace a Bertinotti e si sposta la data e si cambiano le regole del gioco. “E io accetto anche questo – racconta con la tranquillità stampata sul volto Boccia – e sempre per spirito di servizio”. Il resto è noto. Emiliano, che è più sanguigno, dice che “i partiti respinsero Boccia la prima volta, quasi per tenere lontano il virus della Primavera...”.E si tappa la bocca per carità di patria.
“La verità – dice Giovanni Pellegrino, che da Presidente della Provincia di Foggia ha sostenuto Boccia – è che il centrosinistra non può ridursi all’alleanza tra Ds e Margherita. Certo che Francesco era il candidato ideale, ma ora siamo in campagna elettorale, basta con le polemiche. Vediamo di non regalare la vittoria a Fitto già oggi. Al lavoro!”. E alla lotta, è l’appello di D’Alema. Che di storie di tradimenti, analisi del voto, e inquietanti retroscena proprio non ne vuol sapere. “Il candidato c’è, è Nichi Vendola e noi lo sosterremo con lealtà e affetto. Faremmo torto alla sua storia se ci attardassimo su certe spiegazioni che parlano di dissensi, tradimenti. No, Nichi ha vinto per la sua storia di leader che in Puglia fa battaglie da anni, questo gli ha consentito di allargare l’area di consenso che aveva in partenza. Le primarie sono finite, ora c’è da conquistare un milione e 200mila voti per vincere”. D’Alema, però, non nasconde che il suo candidato ideale era un altro. “Si stava per fare una cosa che elettoralmente poteva funzionare meglio. E’andata diversamente”.