Vi prego, basta doni al Signore degli Anelli
FRANCA RAME
Brutte giornate, amare, per chi accarezzava la speranza che questo centrosinistra fosse in grado di liberarci dal degrado culturale, politico, sociale e morale in cui è precipitato il Paese da quando il quarto uomo più ricco del mondo se l’è comprato.
Voi, che dovreste rappresentare l’altra faccia dell’Italia e le speranze del popolo della sinistra, ma anche più semplicemente della gente perbene, avete già archiviato quel barlume di unità che avevate mostrato alle elezioni europee e che aveva coinciso con la sconfitta di Berlusconi.
Che ne dite? Meglio non ripetere l’esperienza alle prossime regionali? Rischiereste di sconfiggerlo un’altra volta e forse definitivamente... e non vi pare il caso? Vi siete già scordati che cosa gridava la gente al Palalido con Prodi? «Unità! Unità! Unità!».
Intanto, mentre parlate di Fed e di Gad, lui, l’ometto pigliatutto s’arrocca dentro la fortezza dell’intoccabile da gran signore, con i tacchi alti, il lifting franante, il crapino con la peluria da neonato, senza alcun senso del ridicolo. E ancora, di prescrizione in prescrizione, con molte attenuanti (generiche) ma senza vergogna, gaffeggiando di qua e di là, contornato dalle nobili schiene curve della sua servitù tenuta insieme dai miliardi, dai ricatti e dalle minacce, continuerà a rappresentarci in tutto il mondo.
Grazie alla vostra politica potrà continuare a lavorare alla rovina del Paese e al salvataggio della sua famiglia e dei famigli, dal fratello Paolo detto «testa di legno» a Previti detto «testa d’ariete» e a Dell’Utri detto «testa di ponte», carichi di reati e condanne e pure senatori.
Questo inizio polemico non è gratuito: scaturisce da un enorme, incolmabile senso di disagio e non è certo soltanto mio.
Una volta per tutte bisogna dirlo anche se addolora parlarne: nel 2001, appena perse le elezioni che ci hanno ributtato all’opposizione, anziché litigare per futili motivi poltrone, poltroncione, poltroncine, strapuntini, e lamentarvi a Porta a Porta che aumenta l’audience grazie ai litigi a squarciagola tra destra e sinistra - avreste dovuto darvi cazzotti dalla mattina alla sera, battere la testa contro il muro, dormire su un letto chiodato per non aver saputo imporre a D’Alema di tirar fuori uno straccio di legge sul conflitto d’interessi quando ne aveva la possibilità come presidente del Consiglio. Quante volte il popolo della sinistra si è chiesto sbigottito: «Perché non l’ha fatto?». Provate a indire un referendum solo tra la nostra gente: i risultati vi spaventerebbero. E la silurata di Prodi in combutta con Cossiga, Mastella e Buttiglione, chi ce l’ha sulla coscienza? E a Bertinotti, il puro, l’intransigente per antonomasia, che non ha messo in movimento il suo pur pregevole cervello ostinandosi a rifiutare l’alleanza con i Ds e aiutandoci a perdere le elezioni del 2001, cosa si deve dire? Buon anno nuovo, compagno?
A compimento di questo procurato disastro, di fatto, è stato offerto il Paese su un piatto d’oro al Signore degli Anelli. E ora la scena tende a ripetersi, con qualche variante: forse Rutelli voleva silurare Prodi?
Il Professore è l’unico candidato del centrosinistra che, in questi dieci anni, abbia battuto Berlusconi e dunque potrebbe ribatterlo. Infatti il signore di Arcore e la corte dei suoi servi e killer non fanno altro che massacrarlo da dieci anni. Avete intenzione di dar loro una mano?
Io credo che tutto il centrosinistra o una gran parte di esso chieda come dono all’anno nuovo, di veder davvero rinascere nello schieramento democratico riformista la ragione e che ognuno fra i responsabili dei vari schieramenti raccolga per una volta la sollecitazione di qualche milione di italiani a realizzare una straordinaria unità di intenti, davvero al solo vantaggio della dignità, della democrazia e di una ripresa economica e sociale degna del sogno che ha determinato la nascita di questa Repubblica.
Forza Fassino! Non sei solo.
Questo mio sfogo col groppo in gola vuol essere una spinta per tutti quelli che lo condividono a muoversi, a esprimersi, a chiedere, a pretendere.