Il Fascio e lo Sfascio
Furio Colombo
Ecco il diario di una esemplare settimana italiana ai tempi di Berlusconi.
Lunedì 24 gennaio. L’ex deputato Domenico Gramazio sorprende anche i fascisti annunciando che il fascismo non ha colpe sulla persecuzione, le razzie, le denunce, gli arresti, le deportazioni, lo sterminio degli ebrei. Nella triste e imbarazzante occasione si scopre che Gramazio è in visita in Israele e ha detto le cose che ha detto sulla porta dello Yad Vashem, il memoriale della Shoah. Con un gesto che avrà stupito i suoi stessi camerati (e l’intero corpo del personale sanitario del Lazio che - se non lo sapevate - è diretto dallo stesso Domenico Gramazio) l’ex deputato si è tolto un peso che - dice - lo opprime dai tempi di Fiuggi. Sostiene che il fascismo è buono e che persino Fini si è sbagliato, la volta che lo ha definito «un male».
Martedì 25 gennaio. La Rai trasmette in diretta i funerali del maresciallo Simone Cola, colpito nel suo elicottero privo di protezioni nel corso di un combattimento a Nassiriya che il Parlamento ha votato come missione di pace. Le parole sono la causa della morte di Cola. Poiché la presenza italiana è definita «missione di pace», il governo ha rifiutato di inviare alle truppe italiane elicotteri da guerra (blindati). Ma i combattimenti dei soldati italiani a Nassiriya devono essere per forza dichiarati «missione di pace» per non violare la Costituzione italiana che, allo art. 11, “ripudia la guerra”. Le bugie, oltre ad avere le gambe corte, portano morte. Non resta che il triste compito della celebrazione. Ma il presidente del Consiglio, che preferisce mentire sullo sfondo dei cieli azzurri di Forza Italia, non vuole farsi trovare accanto alle vittime della sua politica. E non va al funerale.
Martedì 25 gennaio. Radio Radicale trasmette in diretta il dibattito parlamentare sulla morte di Cola e sul fatto che i soldati italiani, secondo una solida tradizione inaugurata dal fascismo, sono mandati in guerra senza equipaggiamenti adeguati. Il ministro della Difesa Martino, che ama passare in rassegna i soldati vivi, decide di non comparire al dibattito sul soldato morto. Al suo ministero dicono che a Nassiriya si costruiscono asili e non c’è alcun bisogno di elicotteri da combattimento.
Mercoledì 26 gennaio. Umiliazione italiana al Parlamento europeo.
Un piccolo partito razzista detto “Lega Nord” (che però ha tre ministri nel governo Berlusconi) capitanato da un certo Borghezio, già condannato per avere guidato squadre notturne a bruciare i giacigli di immigrati, rifiuta di firmare la risoluzione del Parlamento Europeo nel sessantesimo anniversario di Auschwitz. Subito dopo lo stesso Borghezio - identificato purtroppo come cittadino italiano - ha inscenato una protesta teppistica, gridando “Soviet, Soviet” contro gli altri deputati d’Europa che - con il presidente Borrell - si stavano recando alla cerimonia commemorativa dello sterminio di Auschwitz.
Intanto - denuncia il capogruppo Ds al Parlamento Europeo, Zingaretti - in Italia Roberto Castelli, un tipo come Borghezio che però è ministro della Giustizia, continua a rifiutare la firma al provvedimento europeo detto «decisione quadro per la lotta contro il razzismo e la xenofobia». L’Italia è oggi l’unico Paese europeo ad opporsi a questa lotta e dunque alla firma del documento destinato a diventare guida per le leggi dei membri dell’Unione. Potete dire che a opporsi è uno come Castelli, che è uno come Borghezio, cioè il peggio degli istinti xenofobici italiani. Ma dove sono le altre voci della maggioranza in cui gli xenofobi hanno tre ministri? Qualcuno ha sentito le proteste di Follini, che non si indigna, di Fini, che non smentisce Gramazio sul fascismo buono, o del pio Bondi sempre impegnato contro l’impero del male?
Giovedì 27 gennaio. Il «New York Times» apre con un ampio resoconto su una giornata di stragi in Iraq (abbattuto un elicottero, morti 31 marines). Per descrivere gli attaccanti, il giornale americano usa esclusivamente due termini: «insurgents» e «guerrilla groups». Dice «terrorismo» solo quando si parla di autobombe.
Quello stesso giorno, per avere usato le stesse parole nella motivazione di una sentenza che non trova prove sufficienti a carico di presunti terroristi, il giudice italiano Clementina Forleo viene aggredita da una violentissima campagna di accuse. Guida la rivolta il già indicato ministro della Giustizia Castelli che incita la piazza a manifestare contro il giudice. Il caso è unico al mondo per due ragioni. La prima è che la giudice, come è stato dimostrato da giuristi, avvocati, magistrati, si è attenuta scrupolosamente alle leggi vigenti in Italia. La seconda perché un ministro della Giustizia istiga i cittadini alla rivolta contro i giudici. In una lunga intervista al giornale «Libero» lo stesso ministro annuncia di avere inviato ispettori, che ovviamente dovranno essere in grado di indagare su «insurgents», «guerrillas», «terrorists», le auto bombe, gli attacchi di militari a militari, la battaglia di Najaf, la battaglia di Falluja, gli attacchi aerei, le stragi reciproche, la distruzione completa della città, per poi rivedere gli eventuali errori compiuti dal giudice Forleo e avviare procedimento disciplinare nel caso che abbia equivocato fra un attentato a Kirkuk e una battaglia nella Haifa street di Baghdad.
Per chiarezza il ministro aggiunge con sprezzo: «Il mondo della magistratura è assolutamente geloso della propria autonomia e indipendenza... che non sono beni in sé». E conclude, perentorio: «Va cambiata la Costituzione».
Venerdì 28 gennaio. Apprendiamo che il presidente del Consiglio italiano, presente ad Auschwitz insieme a tutti capi di Stato e di governo d'Europa, al presidente Putin, al vicepresidente americano Cheney, oltre ad avere pronunciato le parole più gelide, brevi e distratte sulla Shoah, dichiara, alla fine, di avere scoperto che cosa ha messo in moto quella tremenda macchina di sterminio. «Sono stati il nazismo e il comunismo». Fa finta di non sapere che le truppe sovietiche hanno abbattuto i cancelli di Auschwitz, rivelandone l’orrore al mondo. Fa finta di non sapere, come Gramazio, che donne, uomini e bambini italiani morti in quel campo a migliaia (ma anche greci, croati, sloveni, serbi) sono stati scrupolosamente arrestati e mandati a morire da diligenti militi fascisti italiani.
Sabato 29 gennaio. Giancarlo Caselli non deve essere in nessun caso il nuovo procuratore antimafia. Luciano Violante non deve diventare per nessuna ragione giudice costituzionale. È questo il bollettino di regime che ha fatto saltare, nel corso della settimana, ogni percorso democratico, bloccando iniziative, negando accordi già fatti, costruendo in fretta trappole e barricate. Per escludere Giancarlo Caselli non si è esitato a usare il decreto-legge che allunga i termini del procuratore Vigna in modo da escludere il procuratore Caselli, anche contro le decisioni del Csm. L’esecutivo di Berlusconi si impossessa delle carriere della magistratura, alterandole affinché non siano ammessi coloro che il regime intende mettere al bando. Quanto al giudice costituzionale, un governo ormai famoso per l’incostituzionalità delle proprie leggi, non può permettersi di lasciar passare uno competente e tempestivo come Luciano Violante, neppure in cambio della inclusione di un giurista caro al governo. Il rischio che la Corte Costituzionale continui a intercettare le leggi illegali di Berlusconi è troppo grande. La cosa più importante, per questo governo, è spingere indietro chi ha già dimostrato in passato di avere coraggio.
Il ministro Gasparri, intanto, manda in giro per l’Italia inviti alla «prima» di un film Rai sulle Foibe, inviti firmati, benché siano Rai, dallo stesso Gasparri che - dal ministero delle Comunicazioni - controlla la Rai. Le Foibe sono un atroce delitto jugoslavo contro ex occupanti e italiani innocenti. Ma l’importante è cambiare discorso e smettere di parlare del delitto fascista che sono le leggi antiebraiche. Se tutto appare uguale, perché avere un solo Giorno della Memoria? E con tanti Giorni della Memoria, chi ci fa più caso? In questo modo le affermazioni di Gramazio appaiono meno insensate.
Intanto migliaia di camionisti e automobilisti restano imprigionati nella neve tra Reggio Calabria e Salerno. Provvedono le tv a tenere le voci basse, per non sentire l’urlo dei cittadini abbandonati. Ma loro - il governo dell’amore - hanno altre preoccupazioni. Devono bloccare Caselli e Violante, aizzare la piazza contro i giudici, avere la faccia tosta di denunciare i mali del comunismo di fronte alle camere a gas di Auschwitz. E il ministro della Giustizia continua a non firmare la «decisione europea» su razzismo e xenofobia. Giustamente l’Eurispes ha notato: «Gli italiani sono sempre più pessimisti».
In tutta franchezza ti dirò: per me Furio Colombo è un oggetto non identificato...
Non ci capisco più nulla e spero tu mi faccia capire: come fa uno che è cresciuto e vissuto nei salotti vellutati della ricca borghesia italiana, l'Amerikano in America della Stampa prima e della FIAT poi, l'uomo il cui DNA è lontano decine e decine di generazioni dal quello della sinistra italiana (e internazionale), come fa, dicevo, a dirigere un giornale come l'Unità?
In poche parole. Furio Colombo, autentico "liberal" all'americana (tutt'altro che liberista quindi), uomo profondamente democratico, vive il regime berlusconiano come la peggio jattura che possa esistere dopo il reich di Adolfo.
Infatti, se lo leggi, noti che nei suoi articoli tende a occuparsi soprattutto della democrazia che Berlusconi sta calpestando: è di questo che l'Unità del nuovo millennio si occupa principalmente.
L'Unità non è un giornale "comunista" (per dirla alla Silvio), ma si batte per la la fine dell'anomalia berlusconiana. E lo fa bene, senza risparmiare schiaffoni anche a questo lato della coalizione.
teniamocelo stretto Colombo, e' un esempio di quella sinistra storica che veniva da molto lontano ed andava molto lontano; non e' per nulla lontano dal dna della sinistra italiana, e' ebreo, torinese, cresciuto alla olivetti e passato per la fiat; e' rimasto li', fermo, mentre tutto intorno chi era a sinistra andava a destra, chi era a destra andava al centro e chi era al centro andava a sinistra; certo non sara' un Gramsci ne' tantomeno un Pintor ma sa fare un giornale serio, leggibile e autorevole; non faremo la rivoluzione socialista con lui ma almeno avremo una voce contro l'oligarchia infame che c'e' adesso.
lungi da me l'idea della santificazione di Colombo, ma volete mettere? con la pletora di mezze calzette che infestano il giornalismo italiano anche un distinto borghese come lui risulta un gigante.