Quante memorie nel giorno della memoria?
È comprensibile che la nostra comunità ebraica appoggi incondizionatamente questa campagna per il «Ricordo», ma non è giusto che dimentichi i tanti ebrei, dirigenti e popolo, perseguitati, inviati nei gulag, uccisi nell' Urss comunista. Lei avrà visitato, a Mosca, la locale Sinagoga e certamente avrà ascoltato i lamenti di quei tre o quattro vecchietti sopravvissuti ad altre fasi dell' Olocausto. Anche Gorbaciov, l' uomo che tanti altri danni ha inferto al suo Paese, ha fatto poco per loro. Voleva soltanto rifare una verginità al suo partito. Non abolirlo. Anche per questo, lei sa, è stato cacciato. E a proposito: perché non accomunare al ricordo della Shoah le tante altre analoghe malvagità nel mondo? A cominciare, appunto, dai milioni di persone trucidate nell' Unione Sovietica (alcuni, non smentiti, parlano di oltre 15 milioni di essere umani). Certo! Da noi se ne parla poco. Cittadini, tv e stampa sono sempre condizionati da un ancora forte partito comunista (qualunque sia, oggi, il suo nome).
Antonio Natoli
Risponde Sergio Romano
Caro Natoli, conosco bene la Grande Sinagoga di Mosca. E' un edificio neoclassico, con colonne ricoperte da un intonaco giallino, più simile a una biblioteca che a un edificio religioso. Quando vi andai per la prima volta, il rabbino mi presentò quattro anziane persone che festeggiavano una ricorrenza ebraica facendo colazione in un angolo del tempio. Quando vi tornai, dopo il crollo dell' Unione Sovietica, era piena di gente: vecchi, ragazzi, famiglie giunte da città lontane. Ne chiesi la ragione e mi indicarono una giovane ebrea d' origine americana, alta ed energica, che correva da una stanza all' altra per dare informazioni a chi desiderava partire per lo Stato d' Israele. In quella occasione dovetti andare al ministero degli Esteri per un appuntamento. Aspettavo nell' atrio che qualcuno venisse a prendermi quando gli occhi mi caddero su una grande targa murata da poco. Era la lunga lista dei funzionari del ministero, quasi tutti ebrei, che erano stati epurati, processati, fucilati o condannati a morire di freddo e lavori forzati nei gulag siberiani. Lei si chiede perché le persecuzioni sovietiche, le carestie ucraine, le purghe staliniane e i trasferimenti forzati delle popolazioni «ostili» da una regione all' altra appaiono oggi meno gravi delle persecuzioni naziste. Le ragioni sono almeno tre. In primo luogo il genocidio degli ebrei è avvenuto in un Paese che appartiene alla nostra Europa e con cui abbiamo rapporti molto più stretti di quelli che ci legano alla Russia. E' naturale che questa constatazione, insieme alle leggi razziali approvate allora in molti Stati europei, susciti in noi un sentimento di maggiore responsabilità. In secondo luogo esistono ancora in alcuni Paesi dell' Europa occidentale molte persone che hanno creduto nel comunismo e che esitano a condannare un Paese, l' Urss, in cui avevano investito tante speranze. E in terzo luogo infine le comunità ebraiche, soprattutto negli ultimi quarant' anni, hanno saputo agitare il problema sino a farne la maggiore tragedia del Novecento. Comprendo i loro sentimenti, ma temo che questa occupazione della memoria europea abbia avuto l' effetto di creare risentimento e persino ostilità. Insieme alla sua lettera, caro Natoli, ne ho ricevute molte altre che lamentano questa «discriminazione». Per il numero delle vittime e la spietata strategia «industriale» degli assassini, il genocidio degli ebrei non ha confronti. Ma gli armeni perseguitati dai turchi, gli ucraini decimati dalla politica staliniana, gli istriani infoibati dai partigiani di Tito, i cinesi massacrati dai giapponesi, i milioni di tedeschi cacciati dalle loro case, i serbi uccisi dai croati e i bosniaci uccisi dai serbi sono finiti ai margini del quadro, sono diventati, nel grande libro della Storia, note a pié di pagina. E questo, anche a me, non è parso giusto.
«Troppa Shoah»: la strana ossessione di Romano
Bruno Gravagnuolo
Ci risiamo. Non s’è spenta l’eco del Giorno della Memoria, che Sergio Romano, ex ambasciatore, storico e successore di Paolo Mieli nella rubrica delle Lettere del Corriere della Sera, rilancia un suo vecchio cavallo di battaglia: eccessivo lo spazio dato alla Shoah da quarant’anni a questa parte.
E in questo inizio di millennio. Col risultato di un’«occupazione della memoria europea», che ha avuto l’effetto «di creare risentimento e persino ostilità». È una tesi che Romano ha ribadito proprio ieri sul Corsera. In risposta a un lettore che lamentava lo strabismo di cittadini, stampa e tv, tutti ancora condizionati dal ruolo del Pci («qualunque sia il suo nome») e incapaci di rendere giustizia ad altri massacri e altri genocidi, Gulag in testa.
Romano dunque consente col lettore in questione (Antonio Natoli) e rincara la dose. Ricordando gli ebrei eliminati da Stalin, le uccisioni degli Armeni da parte turca, italiani da parte di Tito, dei cinesi massacrati dai giapponesi. Nonché tante altre vittime di faide etniche, divenute nel libro della storia «note a piè di pagina». A vantaggio della Shoah, che resta per Romano «senza confronti» per numero di morti e «strategia industriale» omicida, ma che ha goduto del privilegio dell’attenzione europea, in colpa per il ruolo tedesco e distratta da un’opinione media in cui ha molto contato il peso comunista a difesa dell’Urss. Non basta. Perchè Romano si spinge anche ad affermare che la Shoah è diventata quel che è nelle coscienze perché «le comunità ebraiche specie negli ultimi quarantanni hanno saputo agitare il problema sino a farne la maggiore tragedia del 900». Sin qui Romano, che riprende il discorso già svolto di un suo libro che sollevò molte polemiche: Lettera ad un amico ebreo (Arrigo Levi). Discorso che ritorna in modo più cauto nella forma, ma in guisa ancor più superficiale. E anche ambigua. Colpisce ad esempio l’idea che il genocidio sia stato come “rilanciato” dalla capacità mediatica della comunità ebraica. E anche il richiamo all’ostilità suscitata dal privilegio storico di Auschwitz, come se non vi fosse abbastanza autonoma ostilità (millenaria!) ben antecedente, e posteriore, ai lager nazisti. Ma che dicono gli storici di professione sulle tesi di Romano? Dissentono, e con accenti diversi le rifiutano integralmente o quasi. Afferma Massimo Salvadori, storico delle dottrine politiche: «Sminuire l’unicità della Shoah da parte di Romano non ha senso. Semmai Romano tocca, in modo improprio, un problema reale. E cioè: l’unicità dell’evento non va staccata dai milioni di morti delle guerre del 900. Morti innocenti di guerre imperialistiche e bombardamenti terroristici, che coinvolsero la popolazione civile». Per Salvadori la Shoah è l’acme della violenza globale del secolo breve, violenza che inclue vari gradi: fino all’ ”indicibile” di Auschwitz.
Dunque il Giorno della memoria trascorso sia l’occasione di una considerazione complessiva: «Nel 900 è fallito l’ordine civile interno e transnazionale. E perciò etnie, economia, scienza e tecnica, culture e nazioni sono implose in logiche di sterminio, di cui Auschwitz è il punto più tragico». Per Gabriele Ranzato storico della guera civile spagnola, quella di Romano è una tesi «intollerabile». Il fatto che Auschwitz abbia occupato la memoria è dovuto per Ranzato, non già alla capacità ebraica. Bensì «alla natura stessa dell “evento unico”: annientamento programmato e totale degli ebrei, realizzato in gran parte in Europa». E gli altri massacri? «Meritavano e meritano senz’altro attenzione maggiore, ma se ciò non è avvenuto non dipende dall’eccessivo peso dato alla Shoah, quanto piuttosto dal ruolo degli storici, dei politici e dei media. E tuttavia, dice Ranzato, proprio l’enormità inaudita del progetto antiebraico, «con il salto di qualità efficientista, erede di una tradizione antisemita millenaria, non poteva che “occupare la memoria” e giustamente». Per Lucio Villari «i genocidi si richiamano a vicenda». Ma quello contro gli ebrei «rappresenta la sublimazione scientifica di tutta la violenza della seconda guerra mondiale». Significa che la Shoah « non può essere separata dall’orrore di una guerra imperialistica e razziale favorita dall’insipenza e dalla viltà delle cancellerie europee». Troppo spazio alla Shoah? Niente affatto. Anzi, «Fino agli anni 70 essa non era centrale ed esclusiva, nemmeno nella memoria israeliana, mentre oggi ci offre la possibilità di rimeditare le maledizioni della storia occidentale e quelle del secondo conflitto, altro che il bilancino delle stragi a cui pensa Romano!». Infine Giovanni De Luna, contemporaneista a Torino: «Il punto che Romano non intende è proprio l’ ”unicità”, a ben guardare. Nel Gulag la morte non era l’obiettivo centrale, bensì il lavoro schiavistico. Che poi generava morte. Il nazismo invece inaugura la biopolitica con l’uso industriale della morte e il consmo dei corpi come materia prima. Gli ebrei erano scorte e scorie da riciclare. E in questo c’è un che di indicibile, che deve rimanere al centro di una memoria non unilaterale e monumentalizzata». E gli sconti a Stalin? «Ci sono stati - dice De Luna - ma erano il frutto dell’ordine del mondo di allora. Oggi si schiudono gli archivi e ne possiamo parlare come non mai. E poi fu un dato di fatto che i sovietici liberarono Auschwitz nel 1945». E un “fatto” - aggiungiamo noi - furono anche i 20 milioni di morti sovietici. Anche loro colpa di Stalin, nell’apocalisse imperialista scatenata da Hitler?
mieli si accompagna alla perfezione a di segni e pacifici.
questo romano mi ricorda tanto lo "storico" ernst nolte, prima storico liberale in chiave anticomunista che faceva risalire l'origine dei lager ai gulag staliniani, poi storico dello "sterminio dei tedeschi dell'est" e infine atisemita dichiarato (a sto punto non l'hanno piu' fatto parlare perche' era diventato imbarazzante).
Berja, non l'hanno fatto parlare , fin quando Pera non l'ha invitato a fare una lezione nel Senato di questo paese! Poi glielo hanno fatto notare....e allora...il Pera, dopo pochi giorni, era in ginocchio a Yad Vashem! Non ho parole.
Sergio Romano è come sempre un coglione, e ciò che scrive non merita neppure di venir ricordato. Ciononostante, fare la hit parade delle tragedie dell'umanità mi sembra decisamente fuori luogo: in altri luoghi e altri tempi (anche più recenti), ci sono stati altri sterminii sanguinari. Non sono stati più gravi o meno gravi, meritano tutti di essere ricordati. Solo nel ventesimo secolo, ci sono stati 250 milioni di morti per colpa di guerre e genocidii, più di un milione l'altr'anno solo in Rwanda. Non contesto di certo le celebrazioni per non dimenticare l'Olocausto (anche se ritengo che l'esagerazione porti alla lunga a un rigetto dell'opinione pubblica, cosa che sta già in parte accadendo); sono solo un po' dispiaciuto che non esistano non dico dei giorni della memoria, ma almeno dei trafiletti ogni tanto su quotidiani ad ampia tiratura, per tante altre carneficine della storia.
Ah, ovviamente è tutto "secondo me". Visto che questo blog è più letto del Riformista, non vorrei mai che Romano mi leggesse e mi querelasse. ;)
Su questo blog insulti e improperi non mancano mai e ce n'è per tutti....basta pensarla differentemente da chi gestisce il sito. sarà anche più letto del Riformista (Mah??)....ma è e resterà impresentabile fino a quando i fatti e le opinioni altrui saranno presentati in questo modo!
complimenti
ti ringrazio sami, questa storia non la sapevo, del resto di pera penso tutto il male possibile.
ma ve lo ricordate quando pera diede del "barbaricino, ladro di pecore, ladro di voti" in aula a kossiga? questi in uno dei suoi radi lampi d'arguzia gli rispose "senatore pera, i miei avi non erano barbaricini e saranno pure stati pastori e ladri di pecore; ma ricordo che i nomi di cosa inanimata su danno a genti di natali incerti, quindi lascio indovinare alla vostra immaginazione quale fosse il mestiere delle ave del senatore pera"
Alberto2, io non rarò granché, ma quanto a impresentabilità, quelli di cui in genere parlo mi battono abbondantemente.
Giusto ieri ho notato nell'orrida sezione storica della Feltrinelli Duomo (ordine per editore?? si usa davvero così?) ho notato un Ernst Nolte in bella mostra.
In quella di Buenos Aires, decisamente migliore, un paio di volumi di Adel Smith: mah!
ciao
Larry, portami un esempio così: un gruppo di persone molto potenti e intelligenti si riunisce e decide di eliminare un'intera popolazione connotata con una religione che poi viene definita razza. L'esercito più potente del mondo si organizza con strutture e sovrastrutture per riuscire a scovare un nonno con il nipotino di due anni a Salonicco (per esempio) e con un perfetto sistema di rastrellamento e trasporto li trasferisce in Polonia, li concentra e li stermina. Troppo. Troppo ripugnante persino per la coscienza di chi non c'era e non c'entra. Devi conviverci Larry. E' stato un orrore talmente enorme che si cerca in tutti i modi di sfuggirgli. Magari rivendicando qualche trafiletto anche per altre carneficine. Bestiali ripugnanti e immonde, lo condivido. Ho lavorato con zingari e armeni su progetti comuni. Però Larry l'esempio non lo troverai. A Terezin un custode Ceco sorridendo mi faceva sentire il rumore del portello di un forno. Lo faceva e lo rifaceva e lo rifaceva. Questo è un suono che nessuno in Europa potrà mai levarsi dal cuore. Perchè è successo, ed è successo qui fra le nostre case, nel centro esatto del nostro continente. I farabutti come Romano, Nolte e compari mi fanno solo una grande tristezza. Non meritano neanche 2 righe. Niente.
sami, molto potenti si', ma anche intelligenti...
mi pare un po' eccessivo...
diciamo sufficientemente scaltri da gabbellare et infinocchiare persone di levatura simile a quelli che votano il berluska perche' "e' gia' ricco, non rubera'"
e' la maggioranza silenziosa e ottusa che fa paura. e' l'ignoranza. ma non e' necessario essere intelligenti per aver seguito.
senza autocoscienza non si va da nessuna parte, si segue solo il pifferaio. e poi ci si stupisce se ci si ritrova in una berlino in macerie.
(ai tedeschi e' andata fin troppo bene nel 45. e poi dicono che stalin era malvagio. se c'ero io... a quest'ora alla porta di brandeburgo ci sarebbe un pascolo per gli armenti dei tungusi).
ma questo e' un paese strano, dove c'e' chi si straccia le vesti per un po' di fascisti infoibati... senza mai dire delle decine di migliaia di croati assassinati dai fasci.
trovo stupido che si debba ogni volta paragonare la shoah a qualcos'altro. che la si debba insopprimibilmente riportare a qualche fatto dei giorni nostri o che abbia a che fare indirettamente con i giorni nostri. che sia il terrorismo (e lì non è un regime, un governo, uno stato che ne elimina un altro dalla faccia della terra), che sia il genocidio in ruanda, che sia il massacro dei curdi o altro. La shoah ha prodotto sei milioni e mezzo di morti, senza causa, solo per il fatto di essere ebrei. non c'è nessuna motivazione politica, nessuna motivazione religiosa, niente. solo e semplicemente razziale. per un disegno folle portato alle estreme conseguenze con una lucidità e una scientificità tali da lasciare sbalorditi sempre, ogni volta che si apra un libro di storia. Il senso intimo, filosofico, della shoahe è la cancellazione dalla faccia della terra di un popolo, con il tacito assenso di tutti quelli che sapevano. questo è un fatto unico e irripetibile. e non esiste proprio alcun tipo di paragone. è una questione concettuale, non di crudeltà, di numeo di morti (per altro sufficiente), di niente. fare paragoni è sviare l'attenzione, non volerlo accettare per quel che è stato. La shoah è LA tragedia. E si vergogni chiunque ha ancora il coraggio di dire il contrario.
PS: su "diario" ho trovato lo stesso articolo di Levi della Torre (bellissimo) qui riporato da alberto due settimane prima. l'ho riletto e l'ho apprezzato ancora di più la seconda volta.
esagerati, larry??? esagerati, ma se mentre sfilava il corteo dei reduci (che tra poco saranno tutti morti per età), c'era chi in pieno centro a milano in un teatro (concesso legalmente dal comune) gridava "duce duce". Se c'è chi va verso la curva dei propri tifosi a fare il saluto romano. se c'è chi ancora nega le responsabilità italiane nel genocidio.
Leggi "intellettuale ad aushwitz" di Jan Amery e capisci come sia impossibile non essere "esagerati".
Tonii intendevo intelligenti per differenziarli dal mondo vegetale e animale. Poi per i vari meccanismi di maggioranza silenziosa siamo d'accordo al 99%. Anche la maggioranza silenziosa può essere molto , minutamente, scaltra. Me lo sono confermato assistendo al "Dottor Bernhardi" di Schnitzler (come c..si scrive?) al Piccolo. Se penso che è stato scritto una manciata prima di Wansee!!
Mi aggiungo solo per dire che poi mi fanno incazzare gli svizzeri. Se c'è ci ci ha marciato alla grande sullo Sterminio sono loro e gli svedesi, ma più gli svizzeri, chge se ne stanno zittini zittini. E quando levinas scriveva che nell'Altro vede il volto di Dio, bhè un cavolo, la si dica come si vuole, io dio nel voltyo di un nazista non posso vederlo.Anzi non posso proprio vedere dio comunque.Amen
Gente che fa incazzare in questa circostanza ce n'è tanta. Vogliamo parlare dei paesi arabi all'ONU...?
paesi arabi all'onu?
veramente la shoa e' tutta farina del sacco europeo...
Tonii, la Shoah è un crimine contro l'umanità o contro "l'umanità europea"...? Credo sia importante capirsi bene in un caso come questo.
Tonii vuoi che ti racconti del Gran Mufti di Gerusalemme durante la Shoà? O dei millanta SS riparati in Egitto e Siria, spesso consiglieri di fiducia.....te lo risparmio, oggi per la pace bacerei in bocca Abu Mazen, nonostante la sua ...
tesina di laurea...negaz..Dai la pace adesso è la cosa massima, l'occasione è unica...per me quelli che la desiderano...tutti buoni.
Quoto:
"esagerati, larry??? esagerati, ma se mentre sfilava il corteo dei reduci (che tra poco saranno tutti morti per età), c’era chi in pieno centro a milano in un teatro (concesso legalmente dal comune) gridava “duce duce”"
Ripeto: per quanto riguarda _me_ non credo che siano esagerati, e ho già detto ciò che penso di Romano e di tutti gli altri farisei che minimizzano portando motivazioni risibili. Però io non stavo parlando di me, stavo parlando dell'opinione pubblica nel suo complesso: quello che diceva sami, cioè che bisogna considerare l'Olocausto come una sorta di "peccato originale" che si acquisisce alla nascita e ci si porta sulle spalle per tutta la vita, non credo affatto che sortisca buoni effetti. Raccontare la storia, educare alla cultura della tolleranza e del rispetto, sfatare tanti stupidi luoghi comuni che perseguitano gli ebrei da millenni, laicizzare la società: queste credo che siano strade molto più efficaci rispetto al tentativo di instillare sensi di colpa.
Quoto:
"trovo stupido che si debba ogni volta paragonare la shoah a qualcos’altro"
Sono stato proprio io a scrivere che è insensato fare una hit parade. Per lo stesso motivo secondo me è sbagliato riferirsi all'Olocausto come a "la" tragedia dell'umanità, dando implicitamente a intendere che tutte le altre siano tragedie minori. Sempre sami in un altro intervento ha parlato delle ragioni e dei modi con le quali si è realizzato l'Olocausto; ritieni che sterminare per distinzioni religiose sia più grave che sterminare per distinzioni etniche, politiche, geografiche o senza alcuna distinzione? E per quanto riguarda le modalità "scientifiche" dello sterminio (queste sì che non credo abbiano precedenti nella storia): ritieni che sia più grave sterminare in maniera ragionata piuttosto che in maniera ottusa?
Secondo me la lezione davvero importante che ci deve insegnare l'Olocausto non è "guarda cosa ci hanno fatto, è anche colpa tua". L'Olocausto è prima di tutto un monito, una tragica dimostrazione di quanto le decisioni errate di un popolo "normale", e la sua successiva incapacità di intervenire, possano colpevolmente creare un mostro come il nazismo.
Non so a voi, ma a me la parola "tolleranza" mi fa girare i coglioni. Una cosa che cala dall'alto verso il basso, è sempre l'uguale che tollera il diverso, il bianco che tollera il nero, il ricco che tollera il povero... Forse usare termini diversi potrebbe essere un buon promo passo.
A margine, mi sta sui coglioni anche "olocausto", a me sembra una presa per il culo.
Da ebreo, Alberto, concordo con tè che il termine olocausto è sbagliato, perchè dà una connotazione religiosa, di sacrificio, a ciò che invece non è stata altro che una carneficina scientificamente preparata non solo per motivi di "follia politica", ma anche per motivi economici. Tutti i popopoli che in qualche modo debbono subire una diaspora (ebrei armeni ecc) finiscono sempre per essere capri espiatori dei problemi. Personalemnte ho perso metà della mia famiglia nei campi di sterminio, e credo che il giorno della memoria possa man mano diventare il giorno della memoria di tutti gli orrori, anche di quelli che gli Israeliani hano fatto fra i palestinesi o i terroristi alle Twin tower. E' fondamentale ricordare perche la ripetizione degli stermini è sempre dietro l'angolo (pensate che se persone come Borghezio avessero un pò di potere non si correrebbe un forte rischio?)
allora Larry: la shoah (ha ragione alberto, olocausto è un termine che sa di presa per il culo) per me è LA tragedia. Il peccato originale, quello che vuoi. Ma una sorta di punto zero. rispetto al quale, sì, tutte le altre tragedie, per quanto gravi e terrbili, dell'umanità (per lo meno del XX secolo) sono tragedie minori. sterminare per distinzioni religiose, per distinzioni politiche, è dal mio punto di vista tragico, ma non tanto grave quanto il voler sterminare per ragioni di purificazione della razza e basta. Nessun altro nella storia ha mai parlato di razza ariana. Nessuno nel XX secolo. Nessuno ha messo in pratica uno sterminio per preservare la propria razza. Sono stati messi in atto sterminii per preservare un ordine politico, uno stato economico, un ordine religioso, ma mai una razza ritenuta pura e superiore a tutte le altre. SOlo la motivaziona appare oggi risibile. Risibile a tal punto che non la si vuole davvero guardare in faccia. Nemmeno tu, larry, dai l'impressione di volerlo fare. Ceausescu, Milosevic, Stalin altri hanno sterminato. Ma lo hanno fatto convinti per difendere un ordine politico. Gesto folle, ma concettualmente diverso da quello di Hitler.
Nessun popolo è mai stato costretto così, gradualmente, a una serie di restrizioni programmate (vedi la successione delle leggi raziali, in germania ma anche in italia), fino ad arrivare al loro internamento e successivo sterminio in nome di una "soluzione finale". Nessun popolo è stato in massa voluto estirpare da ogni angolo della terra come gli ebrei durante il nazismo. In altri casi di sterminio razziale al massimo si ricorreva a toglierli di mezzo dove davano fastidio. Insomma un "tornatevene a casa vostra". Nel nazismo no. mal che vada si poteva riparare in America. per chi ha avuto la forutna di riuscirci. Io ho letto vari carteggi di intellettuali in fuga, ma ce n'è uno che mi ha particolarmente colpito (anche perché ci ho fatto la tesi di laurea sopra), quello tra Walter Benjamin e Gershom Sholem. Due intellettuali ebrei, berlinesi. Benjamin morì sucida, forse, mentre cercava di passare in america, braccato dalle SS. Non sepper reagire, dissero. Ma in fondo, a cosa doveva reagire? non era ormai un processo irreversibile quello che subisce una persona che si veder progressivamente privata di libertà di opinione, di cibo, di vestiti, di tutto. si rassegna. perde la percezione normale delle cose. finisce per credere anche lui alla "soluzione finale" come qualche cosa di inevitabile. L'accusa che in molti hanno mosso agli ebrei (e continuano a muovere, insisto, berja, vedetevi "the believer") è quella di non aver reagito. Ma, a parte il fatto che non è vero (si pensi alle varie insurrezioni del ghetto di varsavia, ma anche all'interno di alcuni campi), è alla fine alla nostra portata poter immaginare come ci si comporta quando a gradi sei privato di tutta la tua identità. L'altra sera in tv ho visto il Pianista (niente di che), ma aveva un pregio: far vedere come si annulla con scientificità, programmazione, e "in crescendo" un'identità razziale. Prima via dalla propria casa, anche ricca e fastosa, per andare tutti insieme in un ghetto, poi via dall'abitazione privata nel ghetto, per finire in un dormitorio comune in un ghetto nel ghetto. Poi via verso i campi. Cosa può sapere un uomo o una donna in questo rapido succedersi di eventi di quello che sarà lo scopo finale, di quello che gli accadrà?
fammi altri esempi, larry, fammeli e cambio idea.
Amery ha teorizzato "Il risentimento" come categoria dello spirito ebraico, come elemento centrale e irriducibile di chi è stato perseguitato fino alla soluzione finale. Levi si dissociò. Morirono tutti e due nello stesso modo.
Ma in fondo, che differenza c'è tra il parlare di una sorta di peccato originale, come dici tu, e il dire che non si può non nutrire per sempre del risentimento, anche verso chi sapeva, ma non è responsabile, chi però ha taciuto, chi ha permesso e, in utlima analisi, un senso di "Incomprensione" per chiunque non abbia subito la shoah?
garp, perdona, ma non si possono paragonare gli sterminii e le persecuzioni con un atto "unico" di terrorismo come l'attentato alle torri gemelle.
l'11 settembre sta agli stati uniti come ustica o bologna stanno all'italia, il terrorismo di una volta era piu' circoscritto, quello di oggi e' globalizzato, come tutto il resto.
sami: la shoa' e' un prodotto dell'antisemitismo europeo piu' il capitalismo e l'organizzazione industriale moderna, lascia perdere il mufti', quello la' al massimo sarebbe riuscito a provocare qualche pogrom; riguardo ai nazisti scappati, BEH, vogliamo parlare di quelli riparati in argentina (4 comunita' ebraica del mondo), in cile, negli stati uniti? e di quelli scappati grazie alla chiesa cattolica?
l'antisemitismo arabo e' ben delineato in "vittime" di morris, che parla della storia dei conflitti arabo-israeliani dal 1800 ad oggi, mi pare abbia ben poco a che fare con l'antisemitismo europeo.
la shoa' del resto la vedo scarsamente connessa con l'antisemitismo storico europeo: troppo organizzata, pianificata, pervicacemente perseguita...e' veramente l'abisso della storia, l'orrore che non si puo' comprendere
the believer e' una stronzata! e' un film di tema vagamente ebraico, ma non e' un film sull'ebraismo! l'ebraismo non ha come suo opposto il nazismo!
gli ebrei hanno resistito ovunque, in un modo o nell'altro, ricordo sempre il racconto di una signora ebrea citata da portelli ne "l'ordine e' gia' stato eseguito", raccontava che suo padre fu fermato per strada mentre stava scappando da un rastrellamento, aveva i documenti falsi ma era un ex-boxeur, quindi reagi' e fu preso; oppure Primo Levi che cita ne "i sommersi e i salvati" uno scaricatore di porto ebreo e livornese che viene ucciso subito perche' reagisce a cazzotti contro chi lo picchiva.
Primo Levi stesso fu preso come partigiano e non come ebreo, ovunque gli ebrei reagirono, resistettero, lottarono, non tutti, certo; ma secondo voi QUANTI italiani resistettero al fascismo?
volete un film da vedere sul nazismo? guardatevi "apt pupil" di singer (quello de "i soliti sospetti" e di "xmen") racconta benissimo della eterna fascinazione del male, mannaggia!
berja, datti una calmata. se non ti piace quel film, e già ne abbiamo discusso, non c'è bisogno di generalizzare: quel film parla di un aspetto dell'ebraismo, di cui ho parlato in un pezzo del mio intervento. E' unfilm "Pop", certo (comunque non credo meno di un film fatto dall'autore di "xmen"), ma comunque intelligente ed efficace. Parla di un ebreo che si domanda come mai il suo popolo ha sempre subito. in tutta la sua storia, senza reagire. E lo fa meglio di tanti altri film rerotici sull'argomento.
ripeto, datti una calmata. i tuo interventi spesso sono solo una successione infinita di citazioni e riferimenti, senza mai nulla di personale di originale. sembrnao lì per far capire a tutti quanto sei colto e quanto ne sai sull'ebraismo. dì qualcosa di tuo, una buona volta.
penso di mio che sei un presuntuoso, che "datti una calmata" lo vai a scrivere a qualcun altro e che mi aspetto delle critiche sul merito di cio' che scrivo, non su cio' che DOVREI scrivere secondo te.
berja, lo prendo come un complimento. da te.
sul merito di ciò che scrivi, ricordo poi di averti risposto a tema e parecchio, senza mai ricevere lo stesso trattamento da parte tua. adoro disquisire e dissertare, difficile che mi sottragga alla dialettica.
infatti ti evito e ti ignoro, stavolta sono caduto nella tua trappola ed ho sbagliato, ma non accadra' un'altra volta.
complimenti, sei molto "di sinistra" e aperto di vedute. della serie quando qualcuno mette in crisi le mie certezze, lo ignoro.
Senti Achab, sull'unicità della Shoà sono d'accordo, il lato pianificatorio ai piani alti è La cosa agghiacciante, però io non lo so se i pogrom ai tempi dello zar avessero un motivo politico, mi sa che anche lì c'entrava la razza, ok, non chiamiamola razza, diciamo "paura di coloro che sono percepiti come diversi", che è un modo meno scientifoc e più rozzo di dire più o meno la stessa cosa.O sbaglio?
il punto è che magari anche lì c'entrava la razza, daniela. ma nel nazismo c'entrava solo la razza. o, comunque, quella veniva data in barba a tutto e tutti come LA motivazione ufficiale.
I nazi uccidevano per la razza, i comunisti ai tempi di Stalin per la classe sociale. uccisi solo perchè contadini possessori di un orto, i kulaki. Nessun altra colpa. Gli infoibati istriani gettati vivi nelle fosse solo perchè erano italiani: tra questi anche comunisti, ma uccisi perchè italiani.
E i polacchi trucidati nel bosco di Katyn? solo perchè polacchi. E i curdi gasati da Saddam?
Certo della Shoah fa paura la follia collettiva da invasati che vi stava dietro, le dimensioni, la programmazione, i metodi. Ma le altre tragedie non sono molto distanti
ad achab, per non rischiare di essere additato come arruffone e "luogocomunista"(:-D), consiglio la lettura del "mein kampf" e successivemante quella di un libro di Roberto Escobar (prof di filosofia politica, università degli studi di milano): "Il silenzio dei persecutori, ovvero il coraggio di shahrazàd"; edito da Il Mulino.
e se vuoi un commento originale, beh...secondo me la morte è morte, punto e basta! la pulizia etnica mi fa vomitare tanto quanto lo sterminio religioso o politico! e ricordati che l'articolo determinativo che hai usato (LA tragedia) è lo stesso articolo determinativo fanatico causa delle sventure del popolo ebraico nel nostro secolo.
a Daniela, con tantissima simpatia (non vorrei essere frainteso o sembrare sarcastico) visto che mi sembra in questa discussione l'unica persona che dimostri un po' di moderazione, vorrei poter consigliare un altro libro di Escobar "La metamorfosi della paura" (sempre edito da Il Mulino), visto che nel suo intervento parlava di "paura di coloro che sono percepiti come diversi"!
cara Daniela, solo l'aver pronunciato queste parole nell'ambito del dibattito sulla shoah, è lo specchio di un' inusuale sensibilità e una grande intelligenza! a parte qualche parte strettamente filosofica, è un libro fantastico che ti arricchisce pagina dopo pagina in maniera agghiacciante!! scoprirai che la mimesi, la percezione della diversità e l'atto violento sono gli elementi costitutivi di ogni nucleo sociale, e che desiderio di violenza e paura sono due facce della stessa medaglia.
bello, bello ,bello...credimi!!! ;-)
a caludio dico semplicemente che i contadini (è una provocazione) potevano, teoricamente, smettere di essere contadini. che un militante politico può, teoricamente, smettere di professare le sue idee politiche, che un credente, può, teoricamente, smettere di credere nella sua religione. Il tutto per salvarsi la pelle. Un curdo, teoricamente, poteva scappare.Un ebreo durante il nazismo non poteva fare nulla. Non poteva smettere di essere ebreo. Non poteva, a meno che riuscisse a scappare in america, scappare da nessuna parte.
a novalguy, rispondo che sì la morte è morte. ma non i sognerei mai di paragonare la morte di hitler a quella di nessun ebreo, tanto per fare un esempio. in secondo luogo, LA tragedia è giusto chiamarla così. Anhce perché questo (la sua eccezionalità) è l'unica cosa che fa sì che non si ripeta. E non si ripeterà. Paragonarla alle altre tragedie a mio avviso è A)pericoloso, perché la sminuisce (nella sua portata e nella scientiticità e programmazione con cui si è manifestata) B)è farle un torto. paragonare la shoah ad altro, nel giorno della memoria, da parte di molte autorità è stato per me un primo passo verso il suo oblio.
Insomma, resto della mia opinione. I libri li leggo volentieri e ne avrei altrettanti da consigliare a te. Tanto per cominciare leggi "la distruzione degli ebrei di occidente", due volumi, edito da Einaudi. E, magari, se le trovi, cerca le dispense al corso di Filosofia Morale, tenuto dal professor Rambaldi nel '93, al corso di laurea in Filosofia alla Statale, a Milano.
Se ti va, concluse le nostre rispettive letture, ne riparliamo.
claudio: vedo che sei leggermente male informato sulle foibe. nessuna meraviglia data la quantita' di panzane che i neofascisti al governo disseminano su ogni mezzo di comunicazione (la fiction rai "cuore nel pozzo" e' la quintessenza di tale propaganda bovina).
un po' di chiarezza sulla fetida operazione di disinformazione fascista la trovi qui:
Operazione foibe a Trieste : come si crea una mistificazione storica: dalla propaganda nazifascista attraverso la guerra fredda fino al neoirredentismo / Claudia Cernigoi. - Udine : Kappa vu, 1997. - 183 p. ; 21 cm.
buona lettura.
aggiungo anche:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/Giap5_VIa.htm#foibe
toni_i: dovrebbe essere uscito un bel volume sulle foibe da bruno mondadori, potresti trovare i riferimenti?
visto che tutti fanno l'angolo del libro io consiglio il bignami della shoa': B. Segre "Shoa" NET 2003 che e' la riedizione ampliata di un volume pubblicato in forma molto agile e ridotta dal saggiatore alcuni anni fa.
http://www.saggiatore.it/index.php?site=net&page=boo.detail&id=bk030101
Claudio, non si parla di nazionalità, nella Shoah, il discorso degli italiani o polacchi etc vale per qualunque guerra...qui si parla dell'impossibilità di salvezza, di essere venuti a cercare, deportati e uccisi ovunque ci si trovi nel mondo (nonchè nella propria nazione e per mano di connazionali)...non sui territori teatro del conflitto, come dice anche Achab.
Nota o.t. per sottolineare il concetto di razza delirante e unico che guidava lo sterminio nazista: non mi risulta che nessun altro nella storia si sia mai prefissato l'eliminazione degli insufficienti mentali, ad esempio (pronto ad essere smentito).
ecco i riferimenti:
Foibe / Raoul Pupo, Roberto Spazzali. - Milano : Bruno Mondadori, (2003). - XV, 253 p. : ill. ; 17 cm.
ISBN: 8842490156
collana: Testi e pretesti
qui la scheda dell'editore:
http://www.brunomondadori.com/scheda_opera.php?materiaID=82&ID=1473
NOn dobbiamo dimenticare la shoah....questo è vero......ma non dobbiamo dimenticare neanche le foibe....
si trovano in Italia, e l'italia è europea...
non si sa quante persone sono morte in quelle maledette fosse.... c'è un silenzio intorno a quella vicenda da far venire i brividi.
Sono morti nostri connazionali e dovremo cercare di portare a galla anche questa tragedia.....
senza nulla togliere alla memoria della Shoah, ma anche questa è memoria......
Si,ma i gulag?
Ho detto questa frase prima di tutto perchè tanto so già che quanto sto per dire sarà considerato tale. Allora,ancora una volta ripeto : come si fa a dire che LA tragedia per eccellenza e la Shoah e non può essere comparata ad altre? La solita argomentazione comunista sulla QUALITA' dei morti è assurda. L'ho vista espressa in un post : cosa c'entra che un dissidente politico poteva smettere di esserlo e un 'ebreo no? I morti sono morti,punto e basta. Se un governo stermina milioni di persone, non fa alcuna differenza se lo fa per motivi religiosi, politici, etnici, razziali, economici. Fatto sta che uccide. E l'omicidio, da che mondo è mondo, non ammette giustificazioni, se non (fino ad un certo punto) per la leggittima difesa. Banale semplificazione : ai parenti di un morto nei gulag fa differenza sapere che il loro figlio è stato ucciso per quello che professava, non per quello che era? Soffrono di meno i parenti delle persone uccise da Stalin che quelli delle vittime dell'Olocausto? I sopravvissuti dei gulag, dei laogai, delle foibe, del genocidio degli armeni (ammesso che ne sia rimasto qualcuno,visto che è avvenuto ai primi del '900) del genocidio del Rwanda, dell'apocalisse cambogiana del '75-'78, dell'allucinante guerra civile jugoslava forse avrebbero qualcosa da ridire sulla necessità di considerare come il peggiore genocidio l'Olocausto e quindi ricordare ufficialmente solo quello. La Shoah è stato una delle più grandi atrocità mai compiute dall'uomo, e non dovrà mai essere dimenticata. Ma altre centinaia di milioni di vittime di genocidi,sterimini, guerre e carestie provocate da governi criminali hanno diritto ad essere ricordate. Un miglioramento in questo senso,si è avuto due anni fa con l'introduzione per la giornata del ricordo delle Foibe. Non ci spero troppo, ma mi auguro che un giorni si arrivi a istituire una giornata del ricordo dei tanto osannati Gulag, delle stragi cambogiane, degli armeni, ecc. oppure che si arrivi ad un giorno della memoria di tutte le vittime di tutti i genocidi della storia. Ah,un appunto su quello che ha detto Romano : per numero di morti l'Olocausto non è la prima tragedia di sempre. Il governo stalinista,stime più o meno ufficiali, ha ucciso 20 milioni di persone. Il regime di Mao forse oltre 30 milioni. Riguardo al primato di atrocità,è una questione di punti di vista. Le testimonianze degli ebrei scampati ai nazisti sono a dir poco raccapriccianti, ma io ho letto testimonianze della guerra civile Jugoslavia,sulle azioni compiute dai serbi, di una ferocia così bestiale e disumana che secondo me è anche peggio...cmq : onoriamo tutti il 27 gennaio, forse Romano si poteva risparmiare di uscirsene col "Si,ma i gulag?" in quei giorni, ciò non toglie che prima o poi va fatto.
Condivido anch'io il commento qui sopra. Romano in fondo ha ragione
Nel mio piccolo esprimo tutta la mia stima a Sergio Romano, diplomatico e storico insigne, vero europeista e vero europeo. Consiglio a tutti la lettura del succitato "Lettera a un amico ebreo"; riguardo a lui e a Ernst Nolte, mi limito ad osservare che l'abuso dozzinale del termine "antisemita" non fa che smascherare la pochezza dialettica e spirituale di questo momento storico. Senza con ciò voler negare o sminuire la portata dell'olocausto, rimando a due agili testi di Massimo Cacciari, "Geofilosofia dell'Europa" e "L'Arcipelago", in cui l'autore giunge a carpire l'essenza di ciò che chiamiamo Europa: la capacità inesauribile di trascendere se stessa, le proprie glorie così come i propri errori, di creare nuove categorie di senso a partire dalle interpretazioni che essa dà di sè. Niente di diverso ci diceva Ernst Nolte nel suo noto auspicio, dettato da una saggezza profonda: non si è mai dato, per l'Europa, "un passato che non vuol passare".